Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 19/2/2010;, 19 febbraio 2010
IL FATTO DI IERI - 19 FEBBRAIO 1937
Nella sciagurata avventura coloniale fascista in Africa orientale, sono molte le stragi rimosse. Turpi pagine di storia cancellate dalla memoria e sparite persino nei libri scolastici per i quali, fino a pochi anni fa, l’italic o imperialismo era ancora ”battaglia di civilizzazione”. Per uscire dall’amnesia, vale forse la pena, dunque, di riportare alla mente uno dei più efferati massacri perpetrati dagli italiani in Etiopia. Quello del 19 febbraio 1937, quando, dopo il fallito attentato di Addis Abeba contro il Viceré Rodolfo Graziani, responsabile di spietate repressioni, si scatenò una rappresaglia che assunse la ferocia del pogrom. Con accanimento selvaggio centinaia di etiopi verranno bruciati vivi nei tucul, evirati, squartati, finiti a colpi di curbascio. Orde punitive si scateneranno contro donne, bambini, monaci e suore, mentre si daranno alle fiamme capanne, chiese copte, raccolti e bestiame. Un orrore che l’ambasciatore Usa accosterà a quello del genocidio turco degli armeni del ”17. In tutto, secondo stime britanniche, tremila vittime etiopi, che Mussolini, dopo l’ordine di ”procedere a un repulisti totale”, imporrà che ”siano ignorate in Italia”. Un ordine rimasto tale nel tempo.