Varie, 19 febbraio 2010
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Sannucci Corrado
• Roma 7 settembre 1950, Roma 13 ottobre 2009. Giornalista. Inviato speciale di Repubblica. Nel 2008 pubblicò il libro A parte il cancro tutto bene (Mondadori), nel quale raccontava la sua lotta contro la malattia • «Non bastasse il dolore, a rileggerlo vengono i brividi. Corrado che parla col medico. Gli ha appena comunicato la diagnosi: mieloma multiplo. il dicembre 2006. ”Qui non c’è pareggio. O si vince o si perde”, dice il medico. La cura comincia quello stesso giorno. ”Voglio aghi nelle vene appena possibile. La autorizzo a ferirmi, a entrarmi nel corpo in ogni momento e modo lei ritenga necessario, a invadermi con sostanze chimiche o strumenti nelle dosi più potenti che la terapia richiede, con le ferite più profonde che le analisi impongono. Nulla mi dev’essere risparmiato. Mi tormenti, mi sgretoli, mi frantumi. Raccolga da me il siero, l’osso, il sangue. Mi nutra delle più devastanti molecole che la scienza abbia inventato. Io voglio dentro di me queste molecole e ho fiducia in questa scienza. Ma questa battaglia devo vincerla”. L’ha combattuta bene, in pubblico e in privato. [...] Ha lavorato fino all’ultimo [...] Era un bravo giornalista [...] non di quelli che sanno scrivere di uno sport o due, di un argomento o due. Aveva chiuso con l’università a pochi esami dalla laurea in Medicina, s’era formato come cantautore al Folkstudio, con De Gregori e Giovanna Marini, che resterà una delle migliori amiche. [...] Fu, con Sofri e Deaglio, tra i fondatori di Reporter, quotidiano durato poco ma con una robusta e intelligente sezione sportiva. Da lì sbarcò a Repubblica [...] un marcantonio coi capelli lunghi, il codino. [...] Romanista da ragazzo, poi più tiepido, il suo grande appuntamento era l’Olimpiade, ogni quattro anni, e Olimpia aveva chiamato la figlia, nata in un anno olimpico (il 2000). [...] Aveva scritto altri libri [...]: uno su Lotta continua, uno sul calcio italiano, ma è nel passo del quotidiano che tra giornalisti ci si misura. Corrado era un bravo giornalista approdato allo sport e convinto che fosse un onesto modo per guadagnarsi da vivere, ma senza fanatismi, senza un’adesione assoluta. Nel mestiere, sarebbe stato bravo anche scrivendo di musica, di politica, di società. Se da ragazzo si accompagnava con la chitarra, da adulto era diventato uomo-orchestra. Memorabili certi suoi pezzi sul rugby e sulla pallavolo. Il rugby gli piaceva per l’atmosfera, il clima umano, la pallavolo come sport dalle tante varianti. L’atletica leggera gli piaceva in assoluto e, prima di ammalarsi, sperava di correre una delle maratone importanti. Con la malattia, la speranza l´aveva cancellata dal vocabolario (’è una parola friabile”). La brutta bestia aveva scelto di prenderla per le corna, di renderla pubblica, di battersi in pubblico e in privato. Non è bastato [...]» (Gianni Mura, ”la Repubblica” 14/10/2009).