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 2010  febbraio 19 Venerdì calendario

IN CODA ALLA CLINCA DELA MORTE

Quindici italiani hanno già scelto di lasciare la vita terrena nella clinica della ”dolce morte”, in Svizzera, dal ”98. Altri otto sono in lista d’attesa. Morire su richiesta non è impossibile. Per onorare questa promessa fatta tanti anni fa a un amante malato di Aids, Ray Gosling, presentatore della Bbc, è stato 24 ore in galera ed è stato poi rilasciato su cauzione. A Zurigo, invece, è lecito quello che in Gran Bretagna e in Italia è vietato: si beve un cocktail mortale. Il suicidio assistito costa 3500 euro.
Morire su richiesta non è impossibile. Per onorare questa promessa fatta tanta anni fa a un amante malato di Aids, Ray Gosling, presentatore della Bbc, è stato 24 ore in galera per essere rilasciato su cauzione. In altri casi, però, non si rischia nulla. Si parte per la Svizzera e si beve un cocktail mortale. Gli italiani che aspettano il loro turno sono ora 8 e già più di una quindicina avrebbero già raggiunto la destinazione finale. Gosling, invece, rimane ancora nel mirino della polizia di Nottingham. La sua vicenda infatti è tutt’altro che chiusa. La polizia britannica continuerà con le sue indagini dopo aver ricevuto dal presentatore «molte informazioni», come riferisce l’avvocato di Gosling, Digby Johnson.
«Ray è distrutto. contento – dice l’avvocato - di essere fuori. Sa che la cosa andrà avanti per mesi e che, in un certo senso, per lui non finirà mai, ma è contento che sia arrivato un momento di pausa». Secondo l’avvocato inoltre, Gosling sarebbe stato molto sorpreso dall’attenzione che la sua rivelazione ha attratto. «Ray pensava che si sarebbe trattato di un breve pezzo per un programma regionale che non avrebbe avuto così tante conseguenze», racconta. Eppure il suo caso ha sconfinato le implicazioni giudiziarie.
Eutanasia, «omicidio per compassione», suicidio assistito. Comunque la si voglia chiamare, morire su richiesta apre la porta a importanti riflessioni etiche. Nel nostro paese, così come nel Regno Unito, niente di tutto questo è permesso: è illegale togliere la vita a un’altra persona anche se lo ha scelto. Eppure, anche su questo punto è possibile riuscire a trovare scorciatoie. L’ostacolo si aggira con un assegno e un biglietto solo andata per Zurigo. E’ così infatti che si diventa un turista della morte. A scegliere quest’ultima destinazione sarebbero già stati probabilmente più di una quindicina di nostri connazionali. E altri 8 ora starebbero aspettando in lista di attesa. Il numero preciso lo sa solo Dignitas, l’associazione svizzera che si offre di accompagnare i pazienti verso quella che viene definita «un’estrema uscita d’emergenza». E’ dal 1998 che questa organizzazione offre un servizio di suicidio assistito al costo di 3.500 euro, oltre a una tassa d’iscrizione di circa 72 euro e una quota annuale di 36 euro. Tanto costa il servizio completo: un letto, una pillola anti-vomito, un bicchiere d’acqua con 15 grammi di una sostanza letale con un po’ di zucchero. La «dolce morte» dura qualche minuto, poi il medico al capezzale dichiara ufficialmente la fine. I nostri connazionali che hanno scelto questo percorso arrivano a destinazione soli. E’ una delle prime cose che imparano da Exit-Italia (Associazione italiana per il diritto a una morte dignitosa), che offre informazioni sul servizio.
«L’accompagnatore rischia dai 6 ai 12 anni di galera», precisa Emilio Coveri, fondatore e presidente di Exit-Italia che ormai conta 1520 iscritti. «Diamo materiale informativo – aggiunge – e offriamo la possibilità di redigere il proprio testamento biologico. Ogni settimana riceviamo dalle 20 alle 30 telefonate». In pratica, Exit-Italia fa da ponte con Dignatas. Prima di entrare nelle liste d’attesa un’apposita Commissione nazionale elvetica esamina caso per caso. «Per essere accettati – spiega Coveri – è necessario essere affetti da una condizione clinica debilitante irreversibile». Una volta ottenuto il lascia passare si può partire per l’ultimo viaggio. Finora la scelta è stata fatta da 1.046 persone provenienti da tutto il mondo. Un numero destinato a crescere, visto che Dignitas riceve ogni anno più di 1.800 richieste.