Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  febbraio 19 Venerdì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "BAGARELLA, LEOLUCA"


Leoluca Bagarella durante i quattro anni e mezzo di latitanza lavorò come rappresentante di una ditta di formaggi.
Massimo Lugli, Il Venerdì, 14/02/1997

«Nel 1994 Salvatore Barbagallo ha parlato di due schieramenti interni a Cosa Nostra: uno fa capo a Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca, Antonino Giuffré e Mariano Tullio Troia, l’altro a Pietro Aglieri».
Fonti varie per un interrogatorio in cui non si capisce chi sia l’interrogato.

Leoluca Bagarella che definì Mannino ”un carabiniere”
Varie, in part. Felice Cavallaro, ”Corriere della Sera” 15/1/2010

un pentito minore, Giuseppe Marchese. Marchese è il fratello della moglie di Leoluca Bagarella, il numero due dei Corleonesi, che è a sua volta il cognato di Riina. E Riina non conosce il cognato di suo cognato? ”No, non lo conosco, e posso dire pure il motivo. Perché mio cognato Bagarella ha sposato una sorella di questo Marchese, ma non ha fatto in tempo a presentarmi a lei quando era fidanzato perché mio cognato poi è andato a finire in carcere circa dodici, tredici anni, non ci siamo più visti.
Varie, in part. Lino Jannuzzi, ”Il Foglio” 3/12/2000

Gioacchino La Barbera: « I nomi non li conosco, ma per come ho conosciuto Riina, Bagarella e gli altri, sono certo che non avrebbero combinato tutto quel disastro senza contatti esterni. Soprattutto per le stragi del ’93. E’ gente ignorante come le pietre, Bagarella sapeva andare giusto da Corleone ad Altofonte in groppa a un asino, figuratevi se sapeva qualcosa di Firenze e degli Uffizi».
Varie, in part. Giovanni Bianconi, ”Corriere della Sera” 21/5/2002

Calogero Bagarella, fratello del più rinomato Leoluca, rimase per terra durante lo scontro a fuoco passato alla storia come la strage di viale Lazio [...]. Il corpo venne recuperato dal commando e riportato a Corleone. Fu seppellito nel cimitero del paese, ma senza nome.
Francesco La Licata La Stampa, 08/10/2003

Vincenzina Marchese, moglie suicida di Leoluca Bagarella. Era di famiglia di alto lignaggio mafioso, Vincenzina. Ma non avrebbe mai potuto avere un ruolo così attivo nel comando: Bagarella non l’avrebbe mai coinvolta nei suoi problemi di leadership.
Francesco La Licata La Stampa, 14/07/2004

I detenuti in 41 bis stanno quasi sempre in una palazzina separata dal resto del carcere. Ai detenuti troppo famosi (Provenzano, Totò e Giovanni Riina, Nitto Santapaola, Leoluca Bagarella, Marco Mezzasalma ecc.) viene spesso riservata un’area al piano terra della sezione che è anche quella più buia e con meno aria.
Varie, Giorgio Dell’Arti (ha collaborato Daria Egidi)

Collaboratore di Giovanni Falcone, aveva braccato Leoluca Bagarella sino a trovarne il covo.
Catalogo de morti

Leoluca Bagarella, cosa impensabile per un boss mafioso, il 12 luglio del 2002 lesse un proclama dal carcere dell’Aquila e, per la prima volta, denunciava che i patti non erano stati rispettati. Poi una stilettata a «quei parlamentari che occupano gli alti scranni» incapaci di cambiare lo stato delle cose.
Francesco la Licata, La Stampa 16/10/2007

Nel luglio del ”79 Boris Giuliano, lo sceriffo solitario di una Palermo indifferente se non complice, fece irruzione in un’abitazione di via Pecori Giraldi. Oltre a un piccolo arsenale furono rinvenuti otto sacchetti contenenti ciascuno mezzo chilo d’eroina: valore 3 miliardi dell’epoca. Tutto questo bendiddio apparteneva a Leoluca Bagarella al pari degli abiti su misura e delle camicie di seta con le iniziali.
Alfio Caruso, La Stampa 6/1/2008

Lo zio [di Giovanni Riina] Leoluca Bagarella, il fratello della madre, ma anche il braccio destro del padre, assassino freddo e fedele luogotenente del padrino di Cosa nostra.
Varie, in part. Francesco La Licata, ”La Stampa” 27/1/2005

Leoluca Bagarella (cognato di Totò Riina), fu arrestato, il 24 giugno 1996, mentre usciva dal negozio dove aveva ritirato i jeans nuovi che aveva lasciato da accorciare. Diventato ”il signor Franco”, impiegato delle poste, dopo il suicidio della moglie, Vincenzina Marchese, aveva affittato un appartamento nel centro di Palermo, di fronte al palazzo dove abitavano due magistrati, Giuseppe Pignatone (titolare proprio delle sue ricerche), e Guido Lo Forte. Prima di uscire di casa si era cucinato la trippa al sugo per averla pronta al ritorno. A lutto per la morte della moglie, dopo il 28 aprile non aveva più ucciso. [...] Il capannone di via Messina Montagne, periferia est di Palermo, dove Bagarella si faceva portare i mafiosi che intendeva torturare per avere informazioni e poi strangolare. In una nicchia mimetizzata gli attrezzi per la tortura (manette, corde lacci, fili di ferro, guanti di lattice), appese alle pareti le immaginette di santa Rosalia, santa Rita, la Madonna e san Cristoforo. [...]Dopo l’arresto, portato al cospetto di Gian Carlo Caselli, presso la sede della Dia, Bagarella dovette sentirsi preso in giro quando si sentì dire con così garbo: «Buonasera. Sono il procuratore di Palermo e sono qui per chiederle se intende dire qualcosa, se ha qualche dichiarazione da fare». Perché invece rispose: «’A canusciu buono, a vossia. E non devo dire proprio niente. Lei facissi ”u procuratori, ca io mi fazzu ”u carzaratu». [...] Bagarella aveva messo a punto un progetto di evasione, con tanto di missili terra-aria e granate anticarro per buttare giù muro di cinta. Ma quando lo fece sapere a Giovanni Brusca, quello gli mandò a dire: «Dicitici a Bagarella che forse s’ha vistu troppi film miricani».
Alfonso Sabella, Cacciatore di mafiosi, Mondadori 2008

Va matto per i crostacei

[...] per rapire Giuseppe, di anni 13, figlio di Santino di Matteo, che si era pentito come prima di lui Balduccio Di Maggio (la gestione tecnica del sequestro è di Brusca - vedi -, ma dietro c’è la lunga mano di Bagarella ).
Giorgio Dell’Arti Massimo Parrini, Catalogo dei Viventi 2009, Marsilio 2008

[...] fra il 2002 e il 2007, in 24 procedimenti celebrati davanti alla Corte d’Assise, per gli imputati di associazione di stampo mafioso incapienti il tribunale di Palermo ha speso 890 mila euro. Per difendere anche boss condannati al carcere a vita come Giuseppe Agrigento, Domenico Ganci e Antonino Madonia. Quest’ultimo, assieme a Leoluca Bagarella, ha ricevuto l’ultima notifica del pagamento effettuato in favore del suo avvocato appena due anni fa, il 28 settembre 2006, nel carcere di Novara: 9.365 euro .
Paolo Fantuzzi, L’espresso 8/1/2009

Con l’assegnazione automatica di un difensore d’ufficio non solo a tutti gli stranieri «irreperibili» ma addirittura a mafiosi che dichiarano un reddito inesistente (come Leoluca Bagarella e Antonino Marchese che, imputati dell’omicidio di un vicebrigadiere, chiesero la ricusazione della Corte d’Appello perché aveva loro revocato l’avvocato gratis) e perfino a latitanti.
Corriere della sera, 31/1/2009

Anche il pentito Giovanni Brusca racconta di quanto Leoluca Bagarella, cognato di Totò Riina, odiasse i Ciancimino: «Li voleva uccidere: era convinto che Riina lo avevano fatto prendere loro».
Francesco La Licata, La Stampa 04/07/2009

Antonino Burrafato, il vicebrigadiere di polizia penitenziaria ucciso dalla mafia per non avere avuto riguardi verso Leoluca Bagarella mentre era detenuto nel carcere di Termini. Il boss, cognato di Totò Riina, lo fece eliminare il 29 giugno 1982, la città era deserta, in tv scorrevano le immagini di Italia-Argentina.
Giuseppe Oddo, ”Il Sole-24 Ore” 9/7/2009;

Leoluca Bagarella brindò quando esplosero le bombe nel 1993
repubblica.it, 13/7/2009

Aveva scovato il nascondiglio di Bagarella a corso dei Mille e quindi scoperto che la mafia corleonese era sbarcata a Palermo. Lui, il killer non c’era, ma Boris trovò il suo documento di identità, quattro chili di eroina pura e un set di revolver micidiali.
Francesco La Licata, La Stampa, 20/7/2009

Nicola Biondo: «Dieci anni il cui inizio è la strage di Capaci, maggio ”92, e la cui fine, o meglio punto di svolta, è il proclama di Leoluca Bagarella del luglio 2002» (accusò gli avvocati diventati parlamentari di non occuparsi più dei loro clienti mafiosi tirando in ballo le forze politiche che giocavano «sulla pelle dei detenuti»).
Nicola Biondo, l’Unità 17/10/2009

Rivela Brusca: "Parlando con Leoluca Bagarella quando cercavamo di mandare segnali a Silvio Berlusconi che si accingeva a diventare presidente del Consiglio nel ’94, gli mandammo a dire "Guardi che la sinistra o i servizi segreti sanno", non so se rendo l’idea...".
Lirio Abbate, L’espresso, 29 ottobre 2009

[Alfonso Bivona Sabella] ha acciuffato Leoluca Bagarella
Varie, in part. Marco Travaglio, ”il Fatto Quotidiano” 10/11/2009

Creò sgomento il fatto che nonostante fosse sottoposto al regime del carcere duro (’41 bis”) e dunque ufficialmente senza alcun contatto con il mondo esterno, era molto informato: «Voglio smentire una notizia data dall’Ansa di Palermo».
Catalogo dei Viventi 2009, aggiornato al 15/10/2007