MICHELE SERRA, la Repubblica 18/2/2010, 18 febbraio 2010
CORSIVI - A
complicare ulteriormente l’annosa questione della cultura di destra discriminata e negletta, irrompe "Italia amore mio", la canzone sanremese di Pupo e del giovane Savoia. Suggerisco a chiunque, soprattutto a chi detesta le canzonette e la televisione, di cercarne traccia su Internet, perché è un documento imperdibile. Dio Patria e Famiglia, la triade che a sinistra è tenuta in gran sospetto, ma ha importanti e nobili radici nella cultura della destra tradizionalista, in questo brano diventano oggetto di uno scempio così accanito da sospettare che gli autori siano comunisti, e gli interpreti vittime inconsapevoli di una trappola. La trappola, per altro, è così scoperta che anche il più sprovveduto dei canzonettari, di fronte al testo e ai gorgheggi che lo gravano di ulteriore disdoro, si tirerebbe indietro.
Fossi di destra, insorgerei indignato: neanche le più racchie e retoriche canzoni di lotta (e dire che di racchie e retoriche ce ne sono parecchie) sono mai riuscite a rendere ridicola la sinistra quanto "Italia amore mio" riesce a rendere ridicola la destra. Essendo di sinistra, mi tocca sottolineare, di fronte a prove come questa, che la discriminazione della cultura di destra, ammesso ci sia mai stata, non è una prepotenza, ma un atto di carità.