ANGELO AQUARO, la Repubblica 18/2/2010, 18 febbraio 2010
LE NAVI RALLENTANO «SALVIAMO L’AMBIENTE» - NEW YORK
Quando l’hanno varata, poco più di tre anni fa, era la nave container più grande del mondo. Oggi l’Ebba Maersk, orgoglio dei cantieri svedesi, un gigante lungo quasi 400 metri, lotta per un altro record: il nastro azzurro dello slow trip.
Lento è bello. O quantomeno ecologico. Chi va piano consuma meno e rispetta l’ambiente. Anche se arriva in ritardo. Slow trip si chiama l’ultima tendenza in fatto di viaggi e rispetto dell’ambiente.
Oddio, ultima perché finita soltanto ieri sulla prima pagina del New York Times. L’idea di viaggiare lento per risparmiare sulle emissioni di CO nonè certo una novità, come sanno bene gli ambientalisti che, nel loro piccolo, si affannano da anni a calcolare i livelli di emissioni dei propri viaggi, dai tragitti casa-lavoro a quelli per affari o vacanza. Semmai la novità è l’associazione dell’idea di "pulito" a un mezzo di trasporto tradizionalmente considerato "sporco" come il cargo, che - al pari di tutte le grosse imbarcazioni - per viaggiare utilizza il cosiddetto bunker fuel, carburante non trattato. Le navi della Maersk sono i giganti che collegano i mercati europei con quel grande bacino di produzione industriale chiamato Cina. Tre inverni fa l’immagine di un’altra Maersk, la Emma, fece il giro di tutti i media europei: proprio sul cargo svedese, che può ospitare fino a 11mila container, viaggiavano gli economicissimi regali di Natale made in China destinati al Vecchio continente. Ma l’invasione di prodotti dall’Oriente ripropose anche il tema dell’inquinamento. Dice oggi Soren Stig Nielsen, responsabile ambiente della società: «Prima ci domandavamo soltanto quanto ci sarebbe costato il viaggio e in quanto tempo saremmo arrivati. Ora ci si chiede anche quanto costa in termini di CO ».
I dati sulle emissioni sono di2 scordanti. Il Rapporto Stern diffuso in Gran Bretagna qualche anno fa promuoveva la circolazione dei beni via mare: produrrebbero solo l’1,75 per cento di anidride carbonica rispetto al 10,5 del trasporto su terra. Nuovi test - come quello dell’Environmental Defense Fund americano - sostengono che le emissioni prodotte dalle navi equivalgono a quelle di 7,8 milioni di auto nuove.E uno studio centrato solo sul porto Usa di Charleston, South Carolina, quantifica in 81 milioni di dollari all’anno i costi per la salute.
Per ora la Maersk ha quantificato nel 30 per cento i tagli di carburante degli ultimi due anni alle sue navi, cominciati quando il prezzo del petrolio era balzato a 145 dollari al barile. Meno velocità vuol dire meno consumi e quindi meno emissioni visto che diminuisce l’impatto di questi giganti nell’acqua. La slow strategy fa proseliti.
Più di 220 navi oggi vanno ad andamento lento viaggiando alla velocità di 20 nodi rispetto a quella standard di 24 o 25. Poche altre seguono il modello superslow delle Maersk: 12 nodi. Certo il prezzo c’è: oggi un viaggio del supercargo dalla Germania al Guandong dura in media una settimana in più rispetto a due anni fa. Ma i benefici per l’ambiente potrebbero ripagare i ritardi nella consegna dei beni (che deve essere soltanto ricalibrata).
Proprio la rotta tracciata dai cargo potrebbe essere d’esempio a tutto il sistema dei trasporti. L’agenzia europea dell’Ambiente sostiene, per esempio, che cinque o sei minuti di viaggio in più potrebbero ridurre fino al 10% le emissioni di un volo tra Copenaghen e Bruxelles. Ma la sfida su cui concentrarci resta il traffico navale. Il futuro promette nuove sfide. Dal 2020 per esempio, il porto di New York dovrebbe raddoppiare la propria capacità, con tutto quello che ne consegue per l’ambiente. L’espansione del Canale di Panama, prevista per il 2014, non farà poi che aumentare il traffico mondiale. Così rallentare più che un optional sta diventando una parola d’ordine.
Meglio tardi, appunto, che mai.