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 2010  febbraio 18 Giovedì calendario

2 articoli - I «SAMARITANI» DEI TRAPIANTI. OFFRONO UN LORO RENE GRATIS A TRE PAZIENTI SCONOSCIUTI – La figura del buon samaritano che, come estremo gesto altruistico, dona una parte del suo corpo, gli organi, potrebbe entrare a pieno titolo nel sistema italiano dei trapianti

2 articoli - I «SAMARITANI» DEI TRAPIANTI. OFFRONO UN LORO RENE GRATIS A TRE PAZIENTI SCONOSCIUTI – La figura del buon samaritano che, come estremo gesto altruistico, dona una parte del suo corpo, gli organi, potrebbe entrare a pieno titolo nel sistema italiano dei trapianti. Tre persone, una donna torinese di 30 anni e due lombardi, hanno chiesto di poter cedere gratuitamente i reni mettendoli a disposizione della collettività. Dunque non per un familiare, scambio già ammesso dalla nostra legge e più volte praticato. In questo caso invece si tratta di una scelta intima, umanitaria, slegata da qualsiasi tipo di interesse. «La solidarietà è un bene raro, lo voglio fare per questo, per nient’altro», spiega il perché uno dei tre samaritani. La questione ora è al vaglio di un gruppo di esperti al lavoro presso il Centro nazionale trapianti del ministero della Salute. L’ufficio legale del dicastero amministrato da Ferruccio Fazio dovrà innanzitutto valutare se la modalità è compatibile con l’ordinamento. Altri interrogativi sono in sospeso. Bisogna esprimere un parere sull’eticità e l’opportunità di avviare un percorso che comporta alcuni rischi. Ad esempio l’apertura a speculazioni e rapporti «commerciali» tra persone mosse da finta generosità. Questo tipo di donazione è già praticata nei Paesi scandinavi, in Usa e Gran Bretagna. Da noi la legge regola quella tra consanguinei o persone con rapporti affettivi ma non vieta espressamente neppure il cosiddetto crossover. La pratica del samaritano non è proibita ma qui entrano in gioco anche principi etici. Il cattolico Francesco D’Agostino si dice «contrario perché implica una grave lesione del corpo ed esiste il dovere di tutelare la salute. Chi garantisce inoltre che dietro non si nascondano narcisismo o autoesaltazione di chi dona»? Il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella è perplessa: «Siamo molto cauti, sotto possibili strumentalizzazioni. La nostra idea di base è che il corpo non è un bene a disposizione e quindi non può essere regalato». La bioeticista Cinzia Caporale ha una posizione laico-liberale: «Ognuno deve poter scegliere cosa fare di se stesso e del proprio corpo. Il rischio di abusi è dietro l’angolo ma non può frenarci». Alessandro Nanni Costa, direttore del centro nazionale trapianti, prevede che la decisione del gruppo di esperti arriverà tra qualche settimana: «Dovremo definire un protocollo dettagliato che garantisca la massima trasparenza». In Italia il trapianto tra viventi, pur ammesso, non è incentivato perché potrebbe distogliere l’attenzione dal problema di fondo, la donazione fine a se stessa, svincolata da ogni tipo di rapporto, senza reciprocità. Siamo al secondo in Europa per numero di donatori, ma la sproporzione tra domanda e offerta è drammatica. Novemila pazienti sono in attesa di un organo. Antonio Amoroso, coordinatore del centro trapianti della Regione Piemonte è favorevole ai samaritani: «purché sia una scelta libera, informata, non condizionata e le motivazioni siano chiare». La richiesta della donna piemontese è arrivata all’ospedale Le Molinette di Torino al nefrologo Giuseppe Segoloni: «Inizialmente la signora aveva pensato di andare all’estero per esaudire il suo desiderio. Prima però ha voluto informarsi presso il nostro centro. L’ho già incontrata due volte. Non ho motivi per dubitare della sua sincerità». Margherita De Bac NEGLI STATI UNII LO SI PUO’ GIA’ FARE - Si può donare un rene a qualcun altro? Sì, lo si fa tra parenti o tra persone con cui si hanno particolari legami affettivi. E se qualcuno volesse farlo a favore di qualcuno che non conosce, così come atto di generosità? Si può fare anche questo ed è una cosa bellissima. Negli Stati Uniti una donazione altruistica può avviare una catena di donazioni che consente a chi vuol donare a un parente non compatibile di poterlo fare. Ma perché ricorrere a un donatore vivente se il rene lo si può avere da un cadavere? Reni da donatore cadavere non ce ne sono abbastanza, e non ce ne sarebbero nemmeno se tutti quelli che muoiono di morte del cervello lasciassero i loro organi. Così nei paesi più avanzati i donatori da vivente sono sempre di più. Negli Stati Uniti i trapianti con il rene di un donatore vivente sono ormai il 50 per cento di tutti trapianti. In Italia non arrivano al 6 per cento. Peccato perché chi dona e resta con un rene solo vive una vita normale per moltissimi anni. E poi il rene di un cadavere in media dura 13 anni, quello di un donatore vivente 21. Donare un rene da vivi, ancora di più se a favore di qualcuno che non conosciamo nemmeno dei 50.000 che in Italia vivono legati a una macchina di dialisi è atto di grande generosità va incoraggiato, con giudizio. Ci si deve accertare che il donatore sia sano (di fisico e di mente) e che non abbia qualche ragione per farlo. Ma per questo siamo organizzati benissimo: da noi per chi dona - fra familiari - c’è un magistrato chiamato a giudicare che non ci siano interessi economici. E per accertare che uno sia davvero convinto di farlo, c’è una commissioni di medici e psicologi che lavora con assoluto rigore. In questo l’Italia non è seconda a nessuno. Giuseppe Remuzzi