Paolo Valentino, Corriere della Sera 18/02/2010, 18 febbraio 2010
JOE L’IDRAULICO SVOLTA A DESTRA. VIA AI POLITICI, SI’ AI «TEA PARTY»
Fu l’eroe per caso della campagna repubblicana nelle presidenziali del 2008. John McCain lo tirò fuori dal nulla, dopo averlo visto porre una domanda difficile sulle tasse a Barack Obama. E ne fece la sua mascotte, simbolo di quell’America semplice e profonda, che ha sempre rifiutato l’attivismo fiscale di Washington.
Ma oggi Joseph Wurzelbacher, alias Joe the Plumber, l’idraulico più celebre degli Stati Uniti, non ha alcuna riconoscenza per il senatore, che gli regalò ben più dei fatidici 15 minuti di fama ai quali tutti, secondo Andy Warhol, prima o poi abbiamo diritto nella celebrity society.
«Non gli devo nulla, mi ha rovinato la vita. McCain ha cercato di usarmi. Mi sono trovato a essere la faccia dell’americano medio. Fu un complotto», ha detto Joe parlando con l’inviato di una radio, in margine a un evento politico in Pennsylvania. Il commento ha destato molto clamore, attirando anche l’attenzione di Sean Hannity, anchor di Fox News e uno dei guru prediletti dall’opinione pubblica più conservatrice. E quando Hannity, nel corso del suo programma, gli ha chiesto di spiegarsi meglio, Wurzelbacher ha dapprima farfugliato accusando i media di averlo citato fuori contesto, ma alla fine ha confermato la sostanza del suo giudizio negativo verso McCain. Anzi, verso McCain e Barack Obama, entrambi responsabili a suo avviso «di avergli incasinato la vita».
Ma, in fondo, non tutto il male è venuto per nuocere. «Ho chiuso la mia attività dopo due mesi», ha ricordato Joe ora non più idraulico, tacendo però sul fatto che questa attività la svolgesse senza licenza, quindi sconosciuto al fisco. In compenso, però, è diventato una persona pubblica: «Ho avuto l’opportunità di parlare agli americani, incoraggiarli a essere coinvolti, assumersi delle responsabilità».
Confusione a parte, visto che non si è capito se a McCain gliene voglia o sia riconoscente, Joe l’ex Plumber prende grande distanza politica dal senatore dell’Arizona: «Per me – ha spiegato ad Hannity – andare in giro con lui fu come scegliere il male minore. McCain non rappresenta i veri conservatori. E’ di Washington, è un politico di carriera, scollegato dall’America profonda. Ha avuto tante possibilità di fare delle cose. Penso che debba andar via, come tutti quelli attualmente eletti al Congresso. I Padri Fondatori non volevano che le persone rimanessero troppo a lungo in carica. Dobbiamo liberarci dei politici di professione».
Wurzelbacher oggi si riconosce nel movimento dei Tea Party, la galassia anti-tasse e anti-Stato che ha dominato la scena conservatrice nell’ultimo anno emette in soggezione il partito repubblicano, condizionandone scelte e strategie. Ed è pronto ad appoggiare la sfida, che la destra ha lanciato a John McCain, considerato troppo centrista, schierando un candidato alternativo nelle primarie repubblicane in Arizona, in vista delle elezioni di novembre.
Ma la vera ambizione di Joe è quella di essere lui, prima o poi, un candidato. Lo ha confessato a Sean Hannity, senza precisare quando e dove intenda scendere in campo. Per il momento, si farà vedere sicuramente all’incontro annuale della Conservative Political Action Conference, tradizionali Stati Generali della destra conservatrice americana, in programma da oggi nella capitale.
Ieri, l’appuntamento è stato preceduto dalla firma di una dichiarazione di principi, da parte di un gruppo di personalità conservatrici, che ambisce a farne il manifesto dei nuovi movimenti anti-governativi. Il Mount Vernon Statement, così chiamato perché la cerimonia è avvenuta nell’omonima tenuta che fu di George Washington, invoca il «conservatorismo costituzionale» e teorizza il «ritorno a un tipo limitato di governo, sul modello che i padri della Repubblica avevano in mente».
Paolo Valentino