Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  febbraio 18 Giovedì calendario

UN PAESE DENUNCIATO PER STALKING

Il suo nome non è importante, potrebbe essere Maria. E’ importante continuare a garantirle l’anonimato e raccontare il suo coraggio e la voglia di non piegarsi a chi vorrebbe distruggerle la vita. Maria oggi ha 24 anni. Vive a San Martino di Taurianova, nella Piana di Gioia Tauro. La prima volta è stata violentata a tredici anni. Hanno continuato per tre anni, minacciando di morte lei e la sua famiglia. Poi, nel 2002, Maria ha trovato il coraggio di denunciare dodici persone. Braccianti agricoli, operai, tutti del suo paese e tutti pregiudicati per vari reati, alcuni anche per violenze sessuali.
Maria li ha mandati in carcere, ma non ha mai trovato pace. Perché i loro famigliari hanno continuato a perseguitarla, a ingiuriarla per le strade del paese, a impedirle di trovare un lavoro e persino di entrare in bottega a fare la spesa. Così, otto anni dopo, qualche mese fa, la ragazza è tornata dai carabinieri a denunciare ancora, stavolta i parenti dei suoi aguzzini.
Ieri, su ordine del Questore di Reggio Calabria, sei persone sono state ammonite dai carabinieri della Compagnia di Taurianova per comportamenti persecutori nei confronti della ragazza. E’ una delle prime applicazioni in Italia di questo provvedimento a un intero gruppo di persone che, se continueranno in tale condotta, saranno perseguibili per il reato di «stalking», senza che la vittima presenti querela. Più duro sarà convincere un intero paese, San Martino con i suoi duemila abitanti, a uscire dall’omertà e dal silenzio in cui si è fatto avvolgere per un decennio. Il capitano Raffaele Rivola, comandante della Compagnia dei Carabinieri di Taurianova, ne è convinto: a San Martino tutti sapevano delle violenze subite dalla ragazza e delle vessazioni che non erano mai finite. Ma continuavano a far finta di niente e a lasciare Maria sola, con la sua paura e le terribili ansie.
Maria si è chiusa in se stessa, è ingrassata fino a sfiorare l’obesità, non si cura più. Dice di avere cercato un lavoro per anni, ma per anni tutti le hanno chiuso la porta in faccia. La sua famiglia, i genitori braccianti agricoli e le sorelle, non hanno mai avuto disponibilità economiche tali da consentirle di allontanarsi dal paesino dove, sin da ragazzina, Maria ha subito violenze indicibili. A tredici anni, quei ragazzi, ventenni e trentenni, che oggi sono padri di famiglia, l’hanno avvicinata per la prima volta e l’hanno portata in un casolare di campagna, in località Acqua dei Monaci, dove tutti, ripetutamente, abusavano di lei.
Per tre anni l’hanno violentata e minacciata, fino a quando Maria è riuscita a vincere la paura e la vergogna. Il branco è finito dietro le sbarre ma il processo non si è ancora concluso, alcuni sono rimasti in libertà. Liberi di minacciare Maria e di ingiuriarla, nella totale indifferenza dei suoi concittadini.
Filippo Marra Cutrupi