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 2010  febbraio 18 Giovedì calendario

LA RETE ARMONICA DEL DISORDINE

Una tempesta perfetta è preceduta da deboli segnali di disordine. Piccoli vortici che diventano uragani. Quando torna la calma, qualche cosa di inatteso accade. L’intelligenza collettiva della rete smette di essere considerata un database. E la ricerca di informazioni da fatto tecnologico diventa una questione di fiducia tra persone. Ma questo accade dopo, prima deve essere messo tutto in discussione. Le invasioni di campo annunciate nelle ultime settimane hanno reso più complicato che mai determinare il valore d’uso delle singole piattaforme di social network. Google Buzz pare un clone di Friendfeed, il Twitter di Facebook. Anche Yahoo! ha costruito nel proprio servizio mail un ambiente di condivisione. Chi invece non ha la mail come Facebook ci sta pensando. Sottotraccia sia Microsoft che Google bruciano le tappe sul terreno della geolocalizzazione inserendo nelle mappe i video, le foto interattive e gli utenti stessi. Insomma, Microsoft, Twitter, Facebook, Google sembrano aver scelto il 2010 per rendere coerente e autonomo il proprio ecosistema. Intercettare la conversazione è la missione. «Portate gli amici», è l’invito. Una storia già vista, anzi ciclica nell’informatica e nell’elttronica di consumo. Fare tutto e a tutti i costi è un tentazione antica e irresistibile. A maggior ragione ora che i social network hanno reso visibili e misurabili come mai fino ad ora le relazioni personali. Si è scoperto che reindirizzano traffico ai siti di informazione ( Facebook porterebbe più utenti agli editori online di Google news), che sono sensori per interpretare i fatti di cronaca e strumenti sempre più influenti per le campagne elettorali. Come restarne fuori?
A rendere ancora più dinamico e disordinato l’orizzonte c’è il comportamento degli utenti che nel tempo hanno dimostrato di non considerare la fedeltà alla propria rete sociale un valore. Lo svuotamento nel giro di pochi anni di Myspace ne è una prova.
Ecco perché si fa sempre più insistente il presagio di una tempesta per-fetta: l’avvicinarsi di un momento unico, perfetto, frutto della combinazione di fattori indipendenti che, insieme, possono invece determinare la nascita diuna serie di applicazioni innovative capaci di spazzare via l’internet che abbiamo finora conosciuto. Dag Kittlaus, ceo di Siri è tra coloro che vede all’orizzonte i segnali di una tempesta perfetta. Sta lavorando a un personal assistant virtuale , una interfaccia semantica capace di capire le domande formulate in con il linguaggio naturale e ottenere le risposte soddifacenti. Kittlaus ha realizzato per iPhone una applicazione di riconoscimento vocale che interroga il web come se si stesse parlando con un amico. Si potrà dire attraverso il proprio cellulare «Prenota un tavolo da quattro per le otto al ristorante xy» oppure «A che ora è il prossimo volo da Milano a Roma? » e così via. il sogno del web semantico, un’idea nata nel 2001, nove anni fa, che finora si è nutrita di promesse. Walter Pezzini di Expert System però è convinto che gli standard sono ormai definiti e qualche cosa di nuovo è pronto a nascere.
«Il sistema operativo degli assistenti virtuali sarà internet – scrive Dag Kittlaus ”. I cervelli saranno l’intelligenza artificiale sviluppata dalle compagnie di software. Le braccia e le gambe saranno le interfacce Api mentre il tessuto connettivo i protocolli di autenticazione come oAuth e Open Social ». L’immagine suggestiva nasconde per ora l’assenza di una applicazione capace di realizzare quanto promesso. Eppure in questo spazio che indaga su come estrarre senso dalle voci dei social network attraverso semantica e algoritmi c’è molta attività (Cascaad, Nomao, Mahalo...). Aardvark appena acquistato da Google per 50 milioni di dollari è un software che capisce la domanda e promette di trovare nelle reti sociali la persona in grado di rispondere. Non si limita a frugare nelle librerie e nei database ma si rivol-ge all’intelligenza collettiva in rete, ovvero alle persone. Il futuro della ricerca pare essere una conversazione con qualcuno di cui ci si fida. Ma prima servirà unatempesta per dimenticare tutto quello che abbiamo imparato.
Anzi, una tempesta perfetta.