Roberto Turno, Il Sole-24 Ore 18/2/2010;, 18 febbraio 2010
CORTE CONTI: LA CORRUZIONE DILAGA
La corruzione continua a devastare il Belpaese. Nel 2009 le denunce alla Guardia di Finanza sono cresciute del 229% in un solo anno e quelle per concussione del 153%. E le condanne della Corte dei conti dei pubblici dipendenti per corruzione sono ormai il quarto caso di danno erariale, con 126 sentenze di primo grado. Un’erba cattiva che non muore mai e si espande gelatinosa soprattutto nelle regioni più ricche e con più dipendenti pubblici: Lombardia, Campania, Sicilia e Puglia. Mentre le 92 citazioni in giudizio del 2009 della magistratura contabile vedono in testa Toscana (21), Lombardia (18), Puglia (11) e Sicilia (10).
Diciotto anni dopo tangentopoli, Italia punto e a capo. E il presidente dei magistrati contabili, Tullio Lazzaro, denuncia: la corruzione è un «tumore maligno», un «fenomeno di costume in cui il codice penale non basta» che «avvolge il tessuto più vitale e operoso del paese e non accenna neppure lentamente a dissolversi ». stata così anche quest’anno la corruzione a dominare l’apertura dell’anno giudiziario della Corte dei conti, celebrata ieri davanti al capo dello stato, Giorgio Napolitano. Ma intatti restano i vizi della Pa, elencati dal procuratore generale Mario Ristuccia: il malaffare in sanità, gli sprechi delle opere incompiute, la gestione degli appalti, le frodi alla Ue, le truffe della riscossione tributi vecchia maniera.
Ma Ristuccia è andato più in là e ha messo in guardia Governo e Parlamento dalla norma del processo breve che applica retroattivamente la prescrizione se i tempi del giudizio sono troppo lunghi: il rischio, ha detto, è che si cadrebbero « irragionevolmente nel nulla proprio quei giudizi non definiti nei tempi stabiliti a causa della complessità delle questioni affrontate o della connessa necessità di particolari accertamenti istruttori».
Corruzione, serve «senso etico ». Giudici, carabinieri, forze dell’ordine non bastano mai,va recuperato il «senso etico», ha detto Lazzaro.
Tutti i dati istituzionali sulla corruzione riportati nella relazione del Pg Ristuccia ”Guardia di finanza, Viminale, il servizio ad hoc del ministero dell’Innovazione – confermano che il fenomeno non è mai morto, anzi. Mentre la Corte dei conti può muoversi in ritardo e chiede che le autorità denuncino almeno alla magistratura contabile «il solo evento di danno, e non il fatto penale sottoposto al segreto d’ufficio».
Malaffare e sprechi. la mala gestione della cosa pubblica a preparare il terreno alla corruzione. La sanità: inquadramenti illegittimi, consulenze a raffica, appropriazioni indebite, acquisti irregolari, le "dentiere gratuite" del Lazio e gli screening anti tumorali in Calabria, i farmaci prescritti a go-go, presto gli esiti di un’indagine della Finanza sui Prontuari farmaceutici ospedalieri locali. Ecco poi la «fonte enorme di spreco» delle opere pubbliche incompiute: casistica infinita che va dai reparti ospedalieri fantasma a Roma al Palasport di Piancavallo (Universiadi 2003), dal tratto autostradale Pordenone-Conegliano veneto fino all’arsenale di Brindisi.Per finire – sifa per dire ”con le 200mila «irregolarità» sotto la lente delle vecchie società concessionarie della riscossione dei tributi.
Protezione civile, «controlli reali». La strada di un «controllo reale, non solo politico», ha aggiunto Lazzaro, è indispensabile per la Protezione civile.
Nessun buco da 9 miliardi. Ma Lazzaro, che dando ragione a Tremonti ha negato l’esistenza di un buco di 9 miliardi nei conti pubblici emersa proprio da una recente relazione della Corte, ha avuto intanto anche parole poco tenere verso quei pm che avviano istruttorie con una «esorbitanza» tale «da ingenerare in amministratori e funzionari timori ingiustificati di subire condanne» provocando così ritardi nella realizzazione di opere indispensabili. E ai magistrati contabili che lunedì l’hanno accusato di «cesarismo» nella gestione della Corte, ha replicato stizzito: accuse «ridicole» e «non veritiere», io applico la legge, ogni sezione è libera di dire ciò che ritiene altrimenti non sarebbe stata prodotta quella delibera «che non condivido» sul buco di bilancio. Forse, ha concluso, c’è una lunga corsa verso l’elezione tra un anno di un giudice della Consulta che spetta alla Corte, col risultato di «gettare fango sulle istituzioni».