Frammenti, 18 febbraio 2010
Tags : Michele Aiello
FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "AIELLO
MICHELE"
Tra le sue vittime (del maresciallo Antonio Borzacchelli) anche l’imprenditore Michele Aiello, manager della sanità siciliana e titolare della casa di cura Villa Santa Teresa. Aiello, già condannato per mafia a 14 anni, sarebbe stato costretto a prestare denaro all’ex militare in cambio del silenzio sulle indagini sui suoi rapporti con la mafia di Bagheria. (’Corriere della Sera” 29/3/2008)
(Antonio Borzacchelli) Ha praticamente trovato tutti i contatti giusti al boss delle cliniche Michele Aiello, l’uomo che stando alle prime scoperte del pool antimafia avrebbe investito nella Sanità i soldi di Bernardo Provenzano. Ha dichiarato lo stesso Aiello ai magistrati: ”Il Borzacchelli ha seguito tutta la mia vicenda del mio ingresso nel mondo della Sanità...mi presentò molti politici...Cuffaro lo conoscevo in maniera superficiale ma lui creò un rapporto molto più stretto”. Ancora Aiello: ”Cinque anni fa Borzacchelli mi informò che il pentito Barbagallo aveva reso dichiarazioni nei miei confronti...nel dicembre 2002 mi disse del pentito Giuffrè”. Sempre Aiello: ”Borzacchelli mi garantì che teneva in pugno Giancarlo Manenti (il più grande manager della Sanità pubblica in Sicilia, ndr) poiché si era occupato di indagini che lo riguardavano, mi disse che l’aveva assistito per evitare che subisse guai seri e un giorno mi disse anche che Manenti aveva bisogno di un prestito”. Il boss delle cliniche ricorda di avere incontrato per tre volte - presente sempre l’onorevole sbirro - il manager che un anno fa era il direttore generale dell’Ausl n.6. E di avergli consegnato 50 milioni di vecchie lire ”a titolo di prestito anche se non me l’ha mai restituito”. Scrivono i magistrati nella richiesta di custodia cautelare contro Antonio Borzacchelli: ”Non si può non rivelare la straordinaria velocizzazione della procedura per l’adozione dei tariffari in favore delle cliniche di Aiello da parte dell’Ausl n.6”. Ma tanti altri soldi ha sborsato il boss delle cliniche per avere da una parte le informazioni riservate sulle inchieste e dall’altra ”per non essere rovinato”, come lo minacciava spesso l’onorevole sbirro. Ammette Aiello: ”Complessivamente gli ho dato un miliardo e trecento milioni di vecchie lire e in più gli ho venduto una villa che già occupava ma non pagava la pigione. La villa fu pagata il 50 per cento del suo valore, ma poi Borzacchelli pretese la restituzione del denaro”. Ultima richiesta avanzata dall’onorevole sbirro al prestanome di Bernardo Provenzano: il 5 per cento delle sue società o la somma di 4 o 5 miliardi ”per chiudere la situazione”. Racconta incredulo lo stesso Aiello: ”Mi disse che si sarebbe accontentato di quella cifra. Se non avessi accettato Borzacchelli mi assicurò che sarebbero stati guai”» (Attilio Bolzoni, ”la Repubblica” 8/2/2004).
INDICE DEI NOMI DEL VOLUME: SERGIO RIZZO - GIAN ANTONIO STELLA "LA CASTA. COSI’ I POLITICI ITALIANI SONO DIVENTATI INTOCCABILI" MONDADORI 2007
Aiello, Michele, 128
Men che meno, dice, (Salvatore Cuffaro) sapeva che il nome di Michele Aiello, padrone della clinica Santa Teresa di Bagheria era stato trovato (lo scrivono anche Barbacetto, Gomez e Travaglio in Mani sporche) tra i «pizzini » sia di Totò Riina sia di Bernardo Provenzano.
«Ma non le sembra quanto meno inopportuno che un presidente della Regione discuta del tariffario delle prestazioni sanitarie in un negozio di abbigliamento di Bagheria?», gli chiese Francesco Foresta, autore di una biografia del governatore dimissionario. E lui: «Sono abituato ad ottimizzare al massimo il mio tempo. L’ingegnere Aiello aveva minacciato di chiudere la sua struttura se non si fossero risolti i problemi legati al tariffario ». Anche Aiello «ottimizzava », sul tariffario. Basti dire che il trattamento per il tumore alla prostata con «terapia conformazionale statica a sei campi» veniva pagato dalla Regione 136 mila euro e costava allora a Milano (e oggi anche a Bagheria) diciassette volte di meno: 8.093. Difficile ottimizzare di più.
(GIAN ANTONIO STELLA, Corriere della Sera 27 gennaio 2008)
8 agosto del 2002. Marco (Travaglio) telefona a Pippo. Gli chiede di occuparsi dei «cuscini». Marco e Pippo sono in vacanza insieme, concludono per approssimazione gli investigatori di Palermo. Che, durante le indagini, trovano un´ambigua conferma di quella villeggiatura comune. Prova maligna perché intenzionale e non indipendente. Fonte, l´avvocato di Michele Aiello. Il legale dice di aver saputo dal suo assistito che, su richiesta di Pippo, Aiello ha pagato l´albergo a Marco. Forse, dicono gli investigatori, un residence nei dintorni di Trabia.
Michele Aiello, ingegnere, fortunato impresario della sanità siciliana, protetto dal governatore Totò Cuffaro (che, per averlo aiutato, beccherà 5 anni in primo grado), è stato condannato a 14 anni per associazione a delinquere di stampo mafioso. Pippo è Giuseppe Ciuro, sottufficiale di polizia giudiziaria, condannato a 4 anni e 6 mesi per aver favorito Michele Aiello e aver rivelato segreti d´ufficio utili a favorire la latitanza di Bernardo Provenzano. Marco è Marco Travaglio. (GIUSEPPE D’AVANZO
REPUBBLICA 14/5/2008)
Ciò che non è consentito a nessuno, nemmeno a D´Avanzo, è imbastire una ripugnante equazione tra le frequentazioni palermitane del palermitano Schifani e una calunnia ai miei danni che – scopro ora – sarebbe stata diffusa via telefono da un misterioso avvocato: e cioè che l´imprenditore Michele Aiello, poi condannato per mafia in primo grado, mi avrebbe pagato un albergo o un residence nei dintorni di Trabia. La circostanza è totalmente falsa e chi l´ha detta e diffusa ne risponderà in tribunale. [...]e questo maestro di giornalismo avesse svolto una minima verifica prima di scrivere quelle infamie, magari rivolgendosi all´albergo o dandomi un colpo di telefono, avrebbe scoperto che: 1) non ho mai incontrato, visto, sentito, inteso nominare questo Aiello fino al giorno in cui fu arrestato (e comunque, non essendo io siciliano, il suo nome non mi avrebbe detto nulla); 2) ho sempre pagato le mie vacanze fino all´ultimo centesimo (con carta di credito, D´Avanzo può controllare); [...] (Marco Travaglio 15/5/2008)
Un’infinita’ di medici sono coinvolti in inchieste di ogni tipo sino ad arrivare al caso limite, quello dell’ex presidente della Giunta Toto’ Cuffaro condannato a 5 anni per favoreggiamento aggravato nell’inchiesta che ha visto come protagonista Michelangelo Aiello, imprenditore del ramo costruzioni sospettato di essere il prestanome del boss Provenzano, e titolare della clinica Santa Teresa. Il processo contro «le talpe» ha rivelato che Aiello e Cuffaro si incontrarono in un retrobottega di Bagheria per concordare assieme le tabelle dei rimborsi per i diversi tipi di prestazione.
(La Stampa 16 luglio 2008, PAOLO BARONI)
Un’altra famosa cripta, ma stavolta per un vivo, venne scoperta nel 2005 a Bagheria: il mini-appartamento sotterraneo che servì come rifugio transitorio a Bernardo Provenzano, in un’intercapedine nascosta sotto la clinica Villa Teresa di proprietà del re della sanità siciliana Michele Aiello, prima del suo arresto a Palermo l’11 aprile 2006. (Paolo Conti, Corriere della Sera 30/9/2008)
questo il processo per cui l’ex governatore regionale Salvatore Cuffaro è stato condannato in primo grado a 5 anni. Protagonisti con lui il re delle cliniche private Michele Aiello, in contatto con Bernardo Provenzano, i due marescialli Giuseppe Ciuro e Giorgio Riolo che fornivano notizie sulle istruttorie. [...] Ecco come le intercettazioni hanno integrato il lavoro di inchiesta: "Nel successivo interrogatorio del 5 gennaio 2004 l’Aiello precisava che l’onorevole Cuffaro, gli aveva detto che nel corso delle indagini a suo carico "erano state messe in evidenza le telefonate tra me (Aiello, ndr.), Ciuro e Riolo". L’Aiello, come al solito, riferiva la sera stessa al Carcone tutti i particolari, utilizzando i telefoni della ’rete riservata’; in occasione di questa conversazione telefonica l’Aiello faceva notare al cugino che non era emerso "niente di eccezionale, praticamente stavano. ma quello che sappiamo noi. perché è un diretto collegamento con Roma. Né più né meno quello che sappiamo. stavano commentando un po’ queste conversazioni. facendo delle ipotesi... però in considerazione di questo dice: va be’, apritevi gli occhi". Nei giorni successivi l’Aiello informava del suo incontro con il presidente della Regione il Ciuro e il Riolo. E questi fatti rendono non credibile la posizione di Cuffaro". (Paolo Biondani e Claudio Pappaianni, L’Espresso, 25 giugno 2009)
Il 23 gennaio 2010 nell’aula bunker di Pagliarelli [...]Al processo si sono viste aggravate anche le pene dell’imprenditore sanitario Michele Aiello, che passa da 14 anni a 15 e 6 mesi (Alessandra Ziniti, la Repubblica 24/01/2010; Riccardo Arena, La Stampa 24/01/2010; Nino Amadoe, Il Sole 24 Ore 24/01/2010)