Federico Rampini, Repubblica, 18/2/2010, 18 febbraio 2010
L’America di Barack e Michelle Obama in cerca di una ricetta contro la pandemia dell’obesità chiama in soccorso Carlo Petrini
L’America di Barack e Michelle Obama in cerca di una ricetta contro la pandemia dell’obesità chiama in soccorso Carlo Petrini. Nonè un’esagerazione. Lunedì prossimo il fondatore di Slow Food e Terra Madre sarà ascoltato come un vate dai 280 medici del Center for Disease Control (Cdc). Inoltre il suo intervento verrà trasmesso in diretta tv alla Casa Bianca e in tutti gli uffici federali. Il Cdc è la più importante authority sanitaria, in prima linea nella guerra alle epidemie e nelle campagne per la prevenzione. Gli esperti del Cdc, un centro con poteri maggiori del nostro Istituto Superiore della Sanità, sono alle prese con una delle più gravi emergenze mediche nella storia degli Stati Uniti. Un rapporto della Emory University calcola che «entro otto anni il costo delle cure per le patologie legate all’obesità avrà raggiunto 344 miliardi di dollari all’anno». Le malattie da sovrappeso, che già oggi rappresentano il 9% di tutto il bilancio della sanità, «raggiungeranno il 21% entro il 2018». Red Tuckson, direttore dello United Health Group, parla di «uno tsunami di sofferenze croniche, malattie sconvolgenti non solo per i costi economici». Infarti, ictus, tumori, diabete, ipertensione, asma, artrite, depressione. C’è di che vanificare tutti i propositi dell’Amministrazione Obama per riportare sotto controllo la spesa sanitaria. E una simile iperinflazione della spesa impedisce di assicurare cure decenti per tutti i cittadini americani. Così si spiega l’appello degli Stati Uniti al fondatore di Slow Food, atteso qui come il lucido profeta di un cambiamento nello stile di vita, che è l’unica via verso la salvezza. «Hanno capito - commenta Petrini - il rapporto inscindibile tra alimentazione e salute, la centralità della cultura del cibo per curare le persone. una lezione antica, che era chiarissima ai fondatori della scienza medica, da Ippocrate a Galeno: la prima medicina è il cibo». L’ascesa del prestigio di Petrini negli Stati Uniti ha diversi punti di contatto con la parabola di Obama. Nell’agosto del 2008, proprio mentre era s’infiammava la campagna elettorale per la Casa Bianca, a San Francisco si celebrava il trionfo della Slow Food Nation. Nella città più progressista degli Stati Uniti, Petrini veniva ”incoronato” da tutti gli opinion-maker nel campo della nutrizione, del salutismo, delle scienze ambientali. Alice Waters la ”zarina” della California Cusine. Wendell Berry il poeta-agricoltore del Kentucky. Vandana Shiva l’economista indiana in guerra contro Monsanto e gli ogm. Michael Pollan l’ambientalista di Berkeley autore del ”Dilemma dell’onnivoro”. Eric Schlosser celebre per il pamphlet di denuncia ”Fast Food Nation”. Tutti con Petrini. I principi fondamentali di Slow Food sono stati abbracciati con entusiasmo da questa élite che ispira l’Amministrazione Obama. E dietro il consenso degli esperti verso Carlo Petrini c’è un fenomeno di massa, di quelli che colpiscono anche i leader politici. Questo piemontese che non parla inglese un anno e mezzo fa nella sua prima tournée americana già riempiva sale da 1.200 posti a ogni serata. I soci americani di Slow Food hanno superato, a quota 35.000, i membri del movimento originario nato in Italia. Tutti i 50 Stati dell’Unione hanno i loro Chapter, le associazioni territoriali che si rifanno ai valori di Petrini. E se Slow Food parla all’intelligenza dei consumatori, su un binario parallelo procede l’avanzata di Terra Madre: il movimento che applica gli stessi principi all’agricoltura e alla produzione alimentare. Ogni anno 1.200 coltivatorie produttori alimentari americani vanno in pellegrinaggio a Torino per abbeverarsi alla sorgente di questo pensiero. I Farmers’Markets, mercatini di prossimità dove si vendono prodotti dell’agricoltura biologica a ”chilometro zero”, fioriscono a migliaia. Spuntano nel cuore di Manhattan (Lincoln Center, davanti al Metropolitan Opera) e nella Baia di San Francisco (Ferry Terminal, l’Embarcadero dove partono i traghetti). «Non sono un fenomeno élitarioe snobistico- dice Petrini - , io stesso ho partecipato all’inaugurazione di un Grocer Market alla Mission, nel quartiere ispanico di San Francisco, pieno di immigrati messicani». La potenza educativa di questo movimento ha scalato le vette di eccellenza del sistema universitario americano. Dagli atenei dell’Ivy League alla California. Yale, Harvard, Princeton, Berkeley e altre 22 università hanno ormai degli ”orti scolastici” nei loro campus. Gli studenti che li coltivano riescono così a incidere sulla politica qualitativa delle mense universitarie. Dietro il prestigio delle grandi università si aggrega tutto il fenomeno delle Edible School, il movimento guidato da Alice Waters per aggredire le radici della mala-nutrizione fin dall’infanzia. Un gioiello è la Martin Luther King School di Berkeley: 5.000 ragazzi per lo più afroamericani, da strappare alle abitudini micidiali del junk-food. Perché anche questo dà il segno dell’importanza di Petrini. La battaglia per il mangiare sano, genuino, per il rispetto della terra e dei sapori, in America più che in ogni altra parte del mondo è una battaglia di sinistra. La mala-alimentazione è diffusa soprattutto tra i più poveri. Ignoranza e basso reddito formano il cocktail mortale su cui specula il Big Business delle multinazionali alimentari: dai soft drink agli snack, dai pop corn agli hamburger, generazioni di operai e di neri, di immigrati e di middle class decaduta, sono scivolate nella trappola del mangiar troppo, a poco prezzo, e malissimo. «Al centro di tutto - dice Petrini - c’è l’agroindustria più distruttiva del pianeta, un sistema di coltivazione estensivo che è tra i massimi generatori di CO2, che depaupera le falde acquifere. Se non si cambia l’agrobusiness americano, non si salva il pianeta». La sua battaglia combacia con tutte le sfide più importanti dell’Amministrazione Obama: la Green Economy e la riforma sanitaria, la lotta alle diseguaglianze e l’investimento nell’istruzione. La First Lady ne è la paladina più rappresentativa. L’orto agrobiologico di Michelle alla Casa Bianca è un messaggio potente per i bambini, neri e non, da strappare ai veleni che li insidiano fin dalle mense scolastiche. «Il bello dell’America - dice Petrini-è la velocità con cui parte il cambiamento dal basso, la capacità di rimettersi in discussione. Qui sta nascendo una nuova biodiversità, con la crescita esponenziale dell’agricoltura biologica, quella che gli americani chiamano organica. Sono giovani, hanno votato Obama, i produttori di formaggi da latte fresco, i creatori delle microbirrerie, tutti quelli che s’ispirano al nostro know how europeo. Mentre il nostro ministro dell’Agricoltura sponsorizza l’hamburger italiano.... Che tristezza. E la Coldiretti battezza Farmer’s Markets i nostri mercati contadini, nati nel Medioevo». Ancora prima di incontrare gli esperti medici del Cdc, il 19 e il 20 Petrini arringherà il Georgia Organics. la maggiore conferenza nazionale dedicata all’agricoltura sostenibile. Si terrà ad Atlanta, Georgia. La sede della Coca-Cola.