Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 17/2/2010;, 17 febbraio 2010
IL FATTO DI IERI - 17 FEBBRAIO 1946
Quando a Milano non c’era ombra di tangenti, né di corrotti o concussi. Quando le mani pulite erano quelle di Antonio Greppi, sindaco dimenticato della Liberazione, diventato primo cittadino nell’aprile ”45, mentre i nazisti erano ancora asserragliati all’Albergo Regina, a due passi dalla Scala. Per l’antifascista duro, legato al socialismo riformista di Turati e al quale gli squadristi avevano ucciso un figlio nell’agosto ”44, prendere in mano la città significava voltar pagina, cancellare la vergogna della guerra. Così, senza retorica, il politico, ma anche l’uomo di cultura, commediografo e musicofilo, col debole per la retta amministrazione, divenne il sindaco illuminato della ricostruzione. Contagiando, col suo febbrile attivismo, un’intera città che, dopo lo storico invito a Toscanini del febbraio ”46, assisterà alla rinascita della Scala inaugurata con un epico concerto del Maestro e, in poco tempo, alla riapertura dell’Umanitaria, di Brera, del Vigorelli, della Fiera e al battesimo della casa della Cultura e del Piccolo di Grassi e Strehler. Una città rifiorita, con i suoi 450 tram, e nuovi ospedali, scuole e fabbriche. Bei tempi remoti segnati dall’onestà di un sindaco dal nome Greppi.