Raffaella Griggi, il Messaggero, 17/2/2010, 17 febbraio 2010
A SCUOLA? NO, IN DISCOTECA TRA BACI E FUMO. IL DJ URLA: «VE LA FIRMO IO LA GIUSTIFICAZIONE»
ROMA - Hanno 12, 14, 16 anni. Sono tutti minorenni. Scendono a gruppetti dai bus 409 e 545 di fronte a una delle discoteche più famose di Roma, in via del Portonaccio. Arrivano anche a piedi, già alle 7,30 di mattina per andare a ballare. Sbucano dal tunnel che porta sulla Prenestina. O dai marciapiedi da via dei Monti Tiburtini. Si mettono in fila, sotto la pioggia. Con i piumini corti e il cappuccio di pelo. Le ragazze con il rimmel pesante sugli occhi e le pance scoperte, i ragazzi, in tuta larga e felpa. Sono dei Parioli e di Prati, ma anche di Centocelle, Tor Sapienza, Tivoli, Acilia. Vengono da tutta Roma e provincia, c’è chi è partito all’alba in treno pur di esserci. «Lo facevamo anche noi un tempo» sdrammatizza un quarantenne di passaggio. Qualcuno ha lo zaino in spalla, tanto per fare vedere che a scuola c’è andato davvero. Dentro, al posto dei libri magari c’è il top scollato di pizzo, di cotone, o la mini. E’il cosiddetto matinée in discoteca, nuova frontiera del divertimento per chi salta la scuola: dj che pompano musica fino a tardo pomeriggio, per tremila studenti di scuole medie e licei. Si bigia così di questi tempi da Firenze a Palermo, da Salerno a Perugia. «E’ tutto legale… non c’è nulla di strano. Abbiamo la licenza per poterlo fare. E poi capita solo in occasioni di feste, oggi per esempio è martedì grasso», rassicurano gli organizzatori all’ingresso. «I genitori? Molti lo sanno, è quello il bello».
E’ vero, qualche madre (ma sono casi rari) con il fuoristrada scarica a bordo strada, tre, quattro ragazzetti. «Bacio, a stasera». Sembra una succursale di periferia, invece è una discoteca. Gli adulti non entrano, se non qualche carabiniere in borghese. E a onor del vero all’ingresso una sorta di controllo c’è pure. Body guard con auricolari, butta dentro, sistema collaudato. Ma non è facile. E’ un luogo non luogo, per un giorno. Dentro, si gioca a inseguirsi, sedursi, conquistarsi. «Te la baci nei bagni e poi ti rivedi alla prossima festa, o in centro la domenica», ha l’aria di aver capito già molto un quattordicenne dell’Eur. Si fuma liberamente, quasi tutti lo fanno. L’entrata costa 10 euro, niente alcolici al bar, è vietato. Ma a loro, la birra mica serve. Un po’ di erba, va bene lo stesso. Sulle scale al primo piano di questo girone techno, un pupetto tira fuori dalla tasca l’impasto con il tabacco e una cartina. Lecca, chiude e arrotola. Stringe la cima esperto. Sguardo tenero e furbo insieme. La geografia essenziale di una gioventù indefinita e indefinibile va su e giù per i due piani del locale. Stupore candido e malizia. Carnagioni lunari esibite. Risate fresche, e contagiose. «Io l’ho detto solo a mamma che venivo» srotola in fretta Sara della San Giovanni Battista. Le femmine sono quasi tutte in reggiseno e jeans. Paillettes e fasce. La maglietta tirata su. Superga, qualche tacco. Un metro e sessanta, l’altezza media. I maschi hanno i petti minuti, stretti in canottiere bianche. I più bulli le indossano con la parte davanti portata dietro il collo, come un bambino che non la sa infilare. Hanno il piercing al sopracciglio, il cappello con visiera rigida. «Me meno con uno di questi la prossima volta… attaccano sempre briga», racconta uno di terza media di Cerveteri dagli occhi blu. A mezzogiorno sta già alla fermata del bus per rientrare in tempo a casa e non farsi beccare. E ha un coltellino tascabile. Dentro, la festa continua. Una passata ai capelli con la piastra prima di uscire di casa e una strano lumino verde in bocca. Si chiama star light, è quell’aggeggio che si mette agli ami per pescare di notte. Ti spiegano vulnerabili e palpitanti. Diffidenti e strafottenti. Si muovono sulle note di Lady Gaga, acid music e techno, alle undici di mattina c’è più gusto. «Ve la firmo io la giustificazione», scherza alla consolle uno dei dj. E ancora. «Buongiorno Roma… questo non é un posto fuori leggeeee», grida a microfono riferendosi al programma tv Le Iene che in un’altra occasione era entrato con le telecamere. Nebbia artificiale e pali fosforescenti. Compaiono due cubiste spumeggianti sulla trentina e un marcantonio a torso nudo. In pista scattano foto, zoom sulle evoluzioni sexy intorno al palo di lap dance dentro brandelli di costumi. E’ un’esplosione di mani alzate, cori da stadio. Nei bagni c’è la coda. «Bisogna sorvegliarle perché altrimenti combinano di tutto» alza la voce in mezzo al baccano una signora che fa un po’ di ordine. «Fumano e cosa diavolo altro fanno… lo sanno solo loro». Fuori, a mezzogiorno, una ragazzina si sente male. E’ carina, i pantaloni della tuta della Roma, la maglia leggera. Fa freddo. Si tiene la pancia, ha dolori forti, la soccorre un amico. «Giuro, non ho preso niente, è la dieta… mia mamma mi ammazza se la chiamo». E’ di Torre Maura, non vuole l’aiuto dell’ambulanza. Cammina a stento, piegata. Avanti così. Il prossimo sarà forse l’8 marzo.