17 febbraio 2010
AGRICOLTORI PER HOBBY PER VOCE ARANCIO
Nel 2006 19,5 milioni di italiani dedicavano parte del proprio tempo alla coltivazione dell’orto (dati Istat). Un’indagine Nomisma presentata lo scorso dicembre ha rivelato che la coltivazione di un orto per hobby interessa circa il 41% della popolazione.
Un altro sondaggio condotta da Nomisma in collaborazione con la rivista Vita in campagna permette di tracciare un identikit del contadino per hobby in Italia. Il 41,2% degli hobby farmer è composto da operai e pensionati, che possiedono un terreno di circa 2mila metri quadrati (0,2 ettari); il 24% da liberi professionisti e dipendenti pubblici, che possono disporre di oltre 10mila metri quadrati (più di un ettaro). Il 22,7% possiede appezzamenti compresi tra 2.000 e 6.000 metri quadrati, il 12% tra 6.000 e 10.000. l’89% è costituito da uomini, l’età media è di 56 anni. Il 45% coltiva la terra per 10 ore a settimana. Il 38% dedica a questa attività tra le 10 e le 20 ore settimanali.
Cosa coltivano i contadini amatoriali: l’88,6% fa l’orto, il 65% cura un frutteto, il 32,3% ha uliveti, il 34,3% vigneti. Solo il 39,2% alleva anche qualche animale, soprattutto polli e galline (86,6%), conigli (39,8%), capre e pecore (13,6%), equini (8,1%), maiali (7,5%). Una fetta consistente ha le api: 14,7%.
Il 72% di questi contadini con i prodotti della terra ci fa qualcosa: conserve e marmellate (49,5%), olio (27,5%), vino (23,7%), miele (5,7%), formaggi (1,1%). Il dato più interessante è che questi prodotti non sono messi in vendita, ma servono per il consumo familiare (81,8%) o al massimo per fare qualche regalo ad amici e parenti (7,4%). Infatti l’85,8% dichiara di non ricavare reddito dalle coltivazioni.
La ricerca Nomisma-Vita in campagna mette anche in luce che l’hobby del contadino non è una moda passeggera o una necessità derivante dalla crisi economica, perché le persone che hanno risposto al questionario coltivano il terreno da parecchio tempo: oltre 15 anni per il 50,7%, da 11 a 15 anni il 12,1%, da 6 a 10 anni il 18,9%.
Un hobby farmer è Giuliano Mazzini, ricercatore di genetica molecolare al Cnr a Pavia, che ha mezzo ettaro di terra in affitto: «Se potessi, coltiverei anche i marciapiedi. Con la vanga in mano, all’alba, mi sento bene. Sono un ricercatore, quindi sono curioso. Produco anche la pesca piatta e la zucchina a trombetta. Certo, se facessi i conti di quello che spendo e delle ore lavorate, cambierei tutto. Ma il primo compenso è proprio il lavoro. Un tramonto nel campo, in riva al Ticino: dove potrei stare meglio?». Altra testimonianza, quella di Lidia Morellato, giornalista a Verona: « una scelta di vita, è un’attività terapeutica. Con il mio piccolo campo integro il reddito familiare. Faccio marmellate di albicocche e prugne. Preparo la salsa di pomodoro. Tengo le galline. Chi mi prendeva in giro, quando ha ricevuto le mie uova in regalo, ha cambiato idea» (Jenner Meletti, la Repubblica 6 febbraio).
L’agricoltura, anche amatoriale, può costuire un importante mezzo di difesa del paesaggio e dell’ambiente. un argomento importante, soprattutto se si pensa che negli ulti quaranta anni in Italia è scomparso un quarto dei terreni agricoli: un territorio grande come due volte la regione Lombardia, per un totale di cinque milioni di ettari. Oggi i terreni agricoli, dice Coldiretti, occupano circa 12,7 milioni di ettari. La buona notizia, però, è che forse sono un po’ di più, dato che in questa cifra rientrano solo i terreni delle aziende agricole e non i piccoli appezzamenti coltivati dagli hobby farmer, che finora sono sfuggiti ai rilevamenti statistici.
La riduzione della superficie agricola in Italia secondo i censimenti Istat.
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Il 62,5% degli hobby farmer decide di darsi all’agricoltura per avere la possibilità di mangiare prodotti più sani e genuini. All’incirca la stessa percentuale la apprezza perché gli permette di stare all’aria aperta (61,7%).
Impegnarsi nella coltivazione di un orto o di un giardino per almeno tre ore a settimana allunga la vita. Ricercatori svedesi hanno pubblicato i risultati di uno studio, iniziato nel 1970, condotto su 2.205 uomini divisi in categorie: sedentari, moderatamente sedentari, impegnati in attività fisica moderata per almeno 3 ore a settimana come fare del giardinaggio, sportivi quasi professionisti. Dopo un periodo di 10 anni si è osservato che il rischio di mortalità in chi faceva giardinaggio si era ridotto rispetto a chi conduceva vita sedentaria. I primi benefici si erano notati già a cinque anni dall’inizio dello studio.
Alla domanda su quali siano gli investimenti reputati più convenienti, gli italiani hanno collocato i terreni agricoli (12%) subito dopo l’acquisto di una casa (42%) e i Bot (14%). L’oro, con l’8% di preferenze, è solo quarto.
L’informatore agrario ha fatto i calcoli per vedere quanto costa l’hobby dell’agricoltura. Il risultato mostra che non è un passatempo molto economico. Una serra per coltivare prodotti orticoli, per esempio, può costare circa 5.000 euro. A questi si devono aggiungere le sementi, i mezzi, l’eventuale riscaldamento dell’ambiente. A far lievitare i costi sono le attrezzature meccaniche: un taglia siepi professionale può costare anche mille euro, servono 6-700 euro per un decespugliatore, altri 1.200 euro per una elettro-sega a motore. Per un vigneto si può arrivare anche a 60.000 euro. E gli animali? Ogni chilogrammo di carne di maiale realizzato costa circa tre euro.
Gli hobby farmer in un anno per acquistare semi, concimi, mangimi, antiparassitari e materiale vario spendono circa 1.000 euro l’ettaro. Se allevano anche animali la spesa sale a 1.500 euro circa.
Massimo Goldoni, presidente di Unacoma (Unione nazionale dei costruttori di macchine agricole), ha fatto sapere che il 2009 è stato per il suo settore «economicamente desolante», con l’unica eccezione nelle vendite di macchinari per gli agricoltori dilettanti: «Il calo minore delle vendite è confermato proprio per i trattori compatti e il segmento del giardinaggio e degli specializzati per piccoli frutteti e vigneti».
I terreni degli hobby farmer si trovano soprattutto in collina (53,3%), poi in pianura (38,4%) e infine in montagna (8,3%). Quasi tutti (92,2%) sono terreni di proprietà, ma c’è anche una piccola percentuale che lo possiede in uso gratuito (6%) e affitto (1,8%).
Quanto costa un terreno agricolo? Dopo due anni di stabilità il prezzo della terra, dice la Coldiretti, nel 2009 è tornato a crescere. Per un ettaro occorrono tra i 18 mila e i 20 mila euro, anche se il prezzo varia molto secondo la zona: i terreni del Nord costano in media più del doppio di quelli del Mezzogiorno, mentre i terreni di pianura sono valutati circa tre volte di più di quelli di montagna. Si parte da mille euro per un ettaro di pascoli della provincia di Catanzaro fino a 500mila e molto oltre (anche un milione di euro) per un ettaro di vigneto nelle zone di produzione più celebri, come la Toscana e il Trentino Alto Adige. Per difendersi dalla quotazioni alle stelle, cresce di conseguenza tra i giovani imprenditori agricoli la tendenza a prendere la terra in affitto visto che i prezzi per acquistarla sono proibitivi. E così, se solo il 13% degli agricoltori over 40 lavora su un terreno in affitto, tra i giovani agricoltori la percentuale sale al 26%.
aumentato il prezzo per acquistare i terreni, ma anche quello degli affitti. Il costo dipende da tanti fattori: la località, se ci sono costruzioni nel terreno, che tipo di coltivazioni ci sono (frutteti, seminativi, vigneti ecc.), il tipo di contratto. Ecco alcuni esempi di canoni d’affitto per terreni agricoli (prezzi in euro per ettaro, dati Inea-Istituto nazionale di economia agraria):
Lombardia. Terreni adatti al florovivaismo in provincia di Como: 250-450 euro; contratto stagionale d’affitto per ortaggi sulle colline di Bergamo: 2.000-2.300 euro.
Trentino Alto Adige. Contratto a equo canone per frutteto in provincia di Trento: 1.650-1.980 euro.
Liguria. Seminativi nella zona della Spezia: 150-210 euro; orto irriguo nella stessa provincia: 1.000-1.250 euro.
Toscana. Terreno nella zona orticola di Livorno: 490-670 euro. Stessa tipologia nella pianura di Pisa: 400-500 euro.
Marche. Orti irrigui nella provincia di Ascoli Piceno: 350-450 euro. Nella stessa provincia, però in zona litoranea o fondovalle: 450-600 euro.
Campania. Terreno per ortaggi in provincia di Caserta 1.100-1.400 euro.
Queste cifre si riferiscono al mercato degli affitti fondiari nell’ambito delle aziende agricole e non dei semplici privati appassionati di orti, però possono comunque dare un’idea dei prezzi attuali.
Il ministro delle Politiche agrarie, Luca Zaia, ha annunciato il piano Rinascimento Verde: dare in affitto «a prezzi vantaggiosi» le terre demaniali. I destinatari di questa operazione sono i giovani che desiderano fare dell’agricoltura il proprio mestiere. Attualmente il ministero sta preparando un elenco dei terreni che saranno messi a disposizione degli interessati tramite bando pubblico, che però ancora non si sa quando uscirà. I partecipanti dovranno avere meno di 40 anni e presentare un valido progetto d’impresa.
Gli Enti pubblici possiedono oltre il 7% della superficie agricola italiana, per un totale di circa un milione di ettari (934.000 ettari), quasi tutti utilizzati come pascoli (887.000 ettari).
Per fare l’orto può bastare anche un piccolo giardino e addirittura il terrazzo. La moda è esplosa quando Michelle Obama, moglie del presidente americano, ha piantato un orticello biologico nel giardino della Casa Bianca. Però il fenomeno esiste già da qualche anno. Per esempio a Londra da tempo ci sono appezzamenti di terreno ad uso agricolo disseminati nei quartieri, anche centrali. Si sceglie l’appezzamento libero, si paga l’affitto annuale e poi si può cominciare a dissodare e piantare (clic per vedere l’iniziativa Capital Growth).
Meno alla portata di tutti, la moda di qualche anno fa molto diffusa tra i miliardari residenti nei grattacieli di New York: per coltivare l’orto sul terrazzo chiedevano la consulenza di landscape designer, cioè giardinieri di lusso, che al prezzo di svariate migliaia di dollari al mese (e consumando fino a 570 litri di acqua al giorno) coltivavano ortaggi e frutti esotici sui tetti. Per esempio l’industriale George Gund aveva un terrazzo sulla Quinta Avenue con 34 tipi di verdure e frutta esotica, tra cui lime, papaya e kumquats. Quando era in giro per affari si faceva spedire la frutta dal suo maggiordomo: «A volte corro qui col mio jet personale solo per raccogliere qualche mela».
Anche per allevare gli animali non servono grandi spazi. Per esempio l’azienda inglese Omlet ha creato pollai, stie per conigli, piccoli recinti per porcellini d’india e arnie che non necessitano di grandi spazi. Gli articoli, in plastica di vari colori, permettono di avere una comoda mini-fattoria che occupa poco spazio e nello stesso tempo garantisce una vita dignitosa alle bestiole.
Ci sono svariati libri per chi vuole cominciare a dedicarsi all’agricoltura. Per esempio la casa editrice Giunti Demetra ha una sezione specialistica molto ricca. Tra le pubblicazioni più note, c’è l’Almanacco di Barbanera, con i calendari e le indicazioni delle fasi lunari adatte per i vari lavori della campagna. Inoltre ci sono i consorzi agrari che tengono corsi, spesso gratuiti. bene anche rivolgersi alle varie federazioni locali della Coldiretti, che talvolta organizzano lezioni per neofiti.
Anche la saggezza popolare aiuta a scandire i lavori della terra: ”Non c’è gallina né gallinaccia che a gennaio uova non faccia”, ”Chi vuole un bel granaio, lo semina in febbraio”, ”A marzo taglia e pota se non vuoi la botte vuota”, ”Aprile bagnato, contadino fortunato”, ”Maggio soleggiato frutta a buon mercato”, ”In giugno non aver cura che per i campi e la mietitura”, ”Se luglio è asciutto, buon vino spera”, ”Acqua d’agosto: olio, miele e mosto”, ”Chi lavora di settembre, fa bel solco e poco rende”, ”Ottobre, il vino è nelle doghe”, ”Se in novembre non hai arato, tutto l’anno sarà tribolato”, ”In dicembre prendi legna e dormi”.
Qualche consiglio per gli aspiranti agricoltori. I principianti possono cominciare con un orticello da un metro quadro, esposto al sole per almeno sei ore al giorno. Vanno bene le piante rampicanti (pomodori, fagiolini), le insalate, le erbe aromatiche, peperoni e melanzane (circa 3-4 piante). Dopo aver tracciano dei solchi nel terreno, si mettono le piante (lasciando 15-20 centimetri di distanza tra loro). Si può aggiungere del terriccio nuovo da orto mescolato a fertilizzante. Ai rampicanti bisogna affiancare canne di bambù come sostegni. Da fare tutti i giorni: innaffiare (meglio al mattino o alla sera) ed estirpare le erbacce. Attrezzi immancabili: paletta, zappetta, tubo di plastica da attaccare al rubinetto, guanti.
Papa Benedetto XVI nella casetta di Les Combes (Aosta), dove trascorre le vacanze, ha fatto piantare un orto in giardino. un cerchio di dieci metri di diametro, delimitato da una recinzione di legno alta cinquanta centimetri fatto con tronchetti e rami di betulla. Le verdure, che vengono allevate con tecniche biologiche, sono: fagiolino nano, bietola a coste bianche, verdi, zucchine, prezzemolo riccio verde, cima di rapa sessantina, rucola, lattuga, ravanello, cavolo laciniato nero di Toscana precoce, lattuga verde, lattuga rossa, erba cipollina, lattuga nantese di Chioggia, basilico italiano classico, dragoncello, santoreggia, menta piperita, timo, rosmarino, salvia, camomilla e borraggine. Siccome il Papa ama molto i gerani, un po’ ovunque sono state messe fioriere con gerani di tipo ”parigini” e ”zonali”.
Alcuni vip che fanno il vino (quasi tutti lo vendono): Albano il suo l’ha chiamato ”Felicità”. Gianna Nannini regala il suo ”Baccano”. Lucio Dalla imbottiglia vino bianco e rosso dalle vigne intorno alla sua casa di Milo, nel Catanese (l’ha battezzato ”Stronzetto dell’Etna”). Johnny Depp ha numerosi filari in Francia, Gerard Depardieu ha tenute nella Loira, ma anche in Spagna, Marocco e Argentina. Sting ha una riserva in Toscana. Adriano Celentano ha acquistato un podere nel Chianti.
Per chi vuole dedicarsi all’agricoltura senza stancarsi e spendere, c’è un’altra possibilità: Farmville. Basta avere un computer collegato alla rete e un account su Facebook. Niente a che vedere con la vita all’aria aperta, perché Farmville è un videogioco in cui il giocatore deve prendersi cura di una fattoria virtuale: zappare i campi, piantare, raccogliere frutti e ortaggi, nutrire gli animali ecc. In tutto il mondo ci sono 62 milioni di iscritti a Farmville, di cui 22 milioni veri appassionati che visitano la loro fattoria virtuale almeno una volta al giorno. Gli italiani che ci giocano sono circa 5 milioni e solo negli Stati Uniti, fa notare il New York Times, il rapporto fra gli agricoltori virtuali e quelli in carne ed ossa è già di 60 a 1. Il gioco è gratuito, però chi spende qualche soldo vero (tramite carta di credito, naturalmente) può far diventare ancora più bella la propria tenuta. Gli appassionati sono disposti a spendere qualcosa, dato che Zynga, società che ha realizzato il gioco, ha chiuso il 2009 con un fatturato superiore a 100 milioni di dollari. Farmville è piaciuto anche al ministro Luca Zaia, che guardandolo ha commentato: «Bellissima idea. Per molti ragazzi può essere l’occasione di passare dal virtuale al reale. FarmVille può benissimo servire come veicolo di promozione delle attività legate al settore».
«Se in televisione non mi volessero più, mi troverete nel mio orto di Pavia. Lo fece Cincinnato quasi 2.500 anni fa, perché non io?» (Gerry Scotti).