Stefano Bucci, Corriere della Sera 17/02/2010, 17 febbraio 2010
ECCO LA MADRE DI TUTANKHAMON. NON E’ NEFERTITI
Certo, qualcuno ci rimarrà male, molto male. Scoprendo che il leggendario Tutankhamon, undicesimo faraone della diciottesima dinastia morto nel 1324 avanti Cristo a soli diciannove anni, è figlio di Akhénaton ma non della bellissima Nefertiti (bensì della più tranquilla «Mummia KV35YL»). Viene così smentita una delle ipotesi più leggendarie e affascinanti sulle origini del faraone più mediatico della storia. A cui si aggiunge il dubbio (etico), sollevato da Howard Markel dell’Università del Michigan: «I grandi personaggi storici non hanno diritto alla privacy come un qualsiasi cittadino?». Dubbio che certo non toccherà le migliaia di visitatori affascinati dalle dodici stanze del tesoro di Tutankhamon oggi al Museo del Cairo: quasi 5.500 oggetti scoperti nel 1922 dall’archeologo inglese Howard Carter («Meravigliosa scoperta nella Valle. Stop. Tomba superba e tesoro intatto. Stop. Attendo vostro arrivo. Stop»: questo il testo da lui inviato allo sponsor Lord Carnarvon).
Bruciando l’annuncio ufficiale, previsto per oggi al Cairo, «The Journal of the American Medical Association» (Jama) ha anticipato ieri i risultati della ricerca eseguita (tra il 2007 e il 2009) da un gruppo di studiosi (egiziani, tedeschi, italiani) coordinati dall’onnipresente Zahi Hawass, l’agguerritissimo capo supremo delle Antichità d’Egitto (quello che rivuole indietro la Stele di Rosetta e il Busto di Nefertiti). Nello stralcio (firmato proprio da Hawass) pubblicato dal «Jama» si parla dunque di una paternità certa (Akhénaton) e di una maternità meno glamour del previsto (la mummia KV35YL). Tra le novità familiari, la scoperta (grazie al Dna) che i due feti contenuti nella tomba della Valle dei Re sarebbero stati quelli di due figlie del faraone nate morte (avute dalla sorellastra Ankhesenamon).
L’analisi biologica ha così chiarito altri elementi interessanti su quello che i giornali francesi chiamano ormai «un feuilleton tutankhamonesque». Ad esempio, sarebbe stata finalmente svelata la causa della morte del faraone (i cui tratti si sarebbero rivelati estremamente femminili): una forma malarica associata alla Malattia di Kohler (patologia rara che distrugge il tessuto osseo, in particolare quello del piede), in un effetto a cascata determinato da una frattura non guarita a una gamba e dal conseguente abbassamento delle difese immunitarie. Per questo Tutankhamon, a quanto pare, zoppicava e camminava grazie a un bastone. Soffrendo inoltre di ginecomastia (lo sviluppo delle mammelle nell’uomo) e della Sindrome di Marfan (che colpisce il tessuto connettivo e in particolare i vasi sanguigni). A testimoniare che la famiglia reale non godesse di ottima salute c’è, d’altra parte, la vera e propria farmacia contenuta nel tesoro.
Hawass ha trovato molti (e ricchi) sponsor che lo hanno seguito in questo progetto (secondo alcuni «solo amatoriale»). A cominciare dal National Geographic che ha fornito uno scanner da oltre un milione di dollari. E tutto grazie a Tutankhamon. Oggi probabilmente, al Cairo, se ne saprà ancora di più. Le rivelazioni di Hawass non finiscono mai.
Stefano Bucci