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 2010  febbraio 17 Mercoledì calendario

GLI SPOSI DI GHIACCIO CHE INFIAMMANO LA CINA

(riassunto) - Shen Xue e Zhao Hongbo, 36 anni lui, 31 lei, prima coppia cinese a vincere l’oro olimpico nel pattinaggio di figura. I due, che fino ad ora avevano conquistato tre mondiali e due bronzi ai Giochi, si erano ritirati tre anni fa. Sposati dal 2007, dopo la vittoria hanno assicurato: «Basta, non vogliamo più vedere i pattini, siamo vecchi per lo sport. ora di fare un bambino»

PEZZO
Per un lieto fine si può rischiare anche un matrimonio, una carriera, la reputazione, ogni valore trasformato in gettone da puntare su un’ossessione: l’oro olimpico. Lunedì, Shen Xue e Zhao Hongbo hanno vinto, la migliore coppia artistica a Vancouver ed è una medaglia storica perché è il primo oro della Cina nel pattinaggio di figura, arrivato dopo 46 anni di dominio russo, e perché i due l’hanno agguantato in età da pensione.
Si erano già ritirati e non era una decisione casuale, figlia della stanchezza, era un punto: tre mondiali, due bronzi ai Giochi (2002 e 2006) e la vita reale che chiedeva spazio. Hanno lasciato la pista per sposarsi, uno sfarzoso matrimonio nel maggio 2007 e non avevano intenzione di tornare indietro. Solo che la loro storia non funzionava: i più bravi, i più precoci, i nomi che hanno lanciato la scuola di Harbin, città non a caso candidata all’Olimpiade del 2018, adorati, premiati, innamorati e mai in grado di saltare sopra al gradino più alto del podio nella competizione dei sogni. Il loro momento doveva essere a Torino e lo hanno mancato. Lui si è rotto un tendine sei mesi prima di gareggiare e ha rincorso inutilmente una forma decente. Tempo sprecato, terzi dietro l’ennesima coppia russa (Totmianina-Marinin) e peggio ancora dietro i compagni di allenamento che hanno rubato la scena. Zhang Dan e Zhang Hao, i due che nel 2006 sono caduti e si sono rialzati per arrampicarsi fino all’argento e hanno segnato quell’edizione forse anche più dei vincitori. Gli altri, i favoriti, a guardare. Quindici anni di vita in comune sui pattini, tanti successi e un vuoto. Non poteva finire così.
Zhao dopo due anni di luna di miele ha iniziato a tormentare la moglie, un dubbio al giorno e il lamento è cresciuto fino a diventare convinzione: «Se non ci proviamo ce ne pentiremo». Shen non era convinta, «ho 31 anni, lui 36, mi sembrava che fossimo fuori tempo massimo e forse lo eravamo perché dopo i sacrifici di questa ultima stagione voglio dire ai miei colleghi: prendetevi l’oro fino a che siete giovani». Ma a questo particolare oro serviva maturità, meritava una consapevolezza che solo il tempo può dare.
Shen e Zhao conoscono bene la storia di questa disciplina e il peso della tradizione: dodici edizioni di successi russi nella loro specialità, sempre primi dal 1964 e in tutto questo tempo la sfida olimpica è stata solo un derby tra San Pietroburgo e Mosca. Per risalire ad altro bisogna spingersi fino al 1960, prima che il muro di Berlino venisse tirato su, prima della Baia dei Porci, la crisi dei missili, insomma prima che la Guerra fredda si congelasse davvero. Poi l’Unione Sovietica ha preso il suo feudo e non lo ha mollato nemmeno dopo il crollo dell’impero. A Vancouver i russi sono giù dal podio e rappresentati da una coppia finita quarta e poco amata dai vecchi quadri perché lei è una giapponese che ha cambiato nazionalità. Il segno del declino, Yuki Kavaguti e Alexander Smirnov, di solito impeccabili, sono franati sotto la pressione. Dovevano dimostrare di essere all’altezza di un passato da zar, allungare l’egemonia e non hanno retto. Lei ha appoggiato la mano a terra quando è planata dalla seconda combinazione e poi è caduta mandando in frantumi l’imbattibilità di un Paese. «Fa male al cuore» è la resa di Oleg Vasilyev, uno dei tanti ori russi dell’ultimo quarantennio (in coppia con Yelena Valova nel 1994 e nel 1988) e oggi coach e membro dello staff di specialisti per Sochi 2014. Ormai la data fissata dai russi per rimettere ordine in graduatoria.
Ora Shen e Zhao possono smettere davvero. Anche loro hanno sbagliato sulla pista del Pacific Coliseum di Vancouver, un errore minimo, compensato da tutta la perfezione che potevano usare nel resto del programma e uno scambio di intesa ben prima di vedere il punteggio. Lei ha riso, lui si è messo le mani sulla faccia: «Sapevamo di esserci riusciti». Hanno agitato i pugni davanti al tabellone, vittoria, missione compiuta, il cerchio si è chiuso. «Potevamo anche fare una brutta figura, in teoria si poteva lasciare un brutto ricordo e stare lì a fare i conti con il rimpianto. Mia moglie non me lo avrebbe perdonato, per questo le ho promesso che non sarebbe successo». Argento agli amici Pang Qing e Tong Jian, bronzo ai tedeschi Savchenko e Szolkowy, podio inedito.
Zhao e Shen hanno vinto una scommessa, buttato giù un impero e gettato i pattini: «Basta, non li vogliamo più vedere, siamo vecchi per lo sport. ora di fare un bambino».
Giulia Zonca