ANGELO AQUARO, la Repubblica 14/2/2010, 14 febbraio 2010
AFGHANISTAN, LA RITIRATA DEI TALIBAN - DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK
Viva Marja. I marines arrivano in elicottero alle prime luci dell´alba, la roccaforte taliban nell´Helmand è assediata. Partono quattro razzi che colpiscono i ribelli asserragliati nel vecchio bazar, la battaglia imperversa ma i soldati americani prendono subito possesso del centro e invocano l´intervento dei jet: le mitragliatrici annientano la resistenza dei miliziani, la battaglia di Marja sembra già finita. I generali Nato gioiscono: «L´attacco si sta rivelando un grande successo», dice il comandante delle forze alleate nel sud dell´Afghanistan, «sembra che abbiamo preso gli insorti alla sprovvista».
Alla sprovvista? L´Operazione Mushtarack è una delle più annunciate degli ultimi tempi: la prima grande offensiva dall´invasione del 2001, il primo grande contrattacco in cui svettano in forze (sono il 60 per cento) i soldati afgani (mushtarack in lingua dari vuol dire "insieme"). Lo dice lo stesso minstro della Difesa di Kabul, Abdul Rahim Wardak: «Non abbiamo incontrato molta resistenza, secondo la nostro intelligence i capi taliban hanno abbandonato l´area anche se ci sono ancora centinaia di miliziani e stanno arrivando rinforzi dalle province vicine». La sproporzione di forze è quasi dieci contro uno ma tra i 6mila soldati lanciati all´attacco (oltre agli afgani ci sono americani e inglesi, poi canadesi, estoni, danesi e istruttori francesi) si contano già le prime perdite, anche se minime: cinque, tra cui un marine e un britannico. Tre delle vittime sarebbero cadute in un attentato della guerriglia sempre nell´Helmand. Venti sarebbero invece gli insorti uccisi dagli alleati.
Marja, una cittadella di 80mila abitanti, è stato un punto di riferimento per i Taliban, che gli alleati avevano già inutilmente cercato di espugnare in passato, fermati anche dal pantano dei canali costruiti decine di anni fa proprio con gli aiuti degli Usa. Il presidente Hamid Karzai ha lanciato un appello a non colpire i civili (un centinaio di migliaia di persone si trovano sul territorio), ma è stato lo stesso comandante Stanley McChrystal, che pure aveva fortemente voluto dal presidente Barack Obama i rinforzi per lanciare la controffensiva di primavera (sono arrivati 30mila uomini in più, ora siamo a quota 100mila) a rendere esplicita la nuova strategia: i civili non sono il nemico, i civili vanno liberati dall´oppressione taliban, insedieremo un governo afgano subito dopo la presa della città («Abbiamo un "government in a box"» pronto a essere spacchettato, è la colorita espressione del generale).
Finora le cifre gli danno ragione: da quando è arrivato al comando la scorsa primavera le vittime civili sono diminuite. Non così quelle militari: con 520 soldati uccisi il 2009 è stato l´anno più nero dalla conquista del Paese all´indomani dell´11 settembre. Proprio la volontà di stroncare una volta per tutte la forza taliban ha spinto gli alleati a iniziare la controffensiva che potrà durare settimane o mesi e nella quale si prevede di utilizzare fino a 15mila uomini.
«Non abbandonate le vostre case», era stato l´appello lanciato alla vigilia. Ma molti civili hanno preferito cercare di fuggire lo stesso. Secondo altre testimonianze sarebbero stati gli stessi taliban a prendere in ostaggio alcuni civili, utilizzandoli come scudi umani per la fuga. I miliziani si starebbero già riposizionando nella terra di nessuno tra Afghanistan e Pakistan.