Maurizio Ternavasio, La Stampa 16/2/2010, pagina 42, 16 febbraio 2010
RIC: CON GIAN MUORE UN PO’ DELLA MIA VITA
E’ stata un gran brutto colpo la morte di Gianfabio, del tutto inaspettata, anche se non ci sentivamo spesso: con lui è finita una parte della mia vita», dice Ric al telefono con un filo di voce rotta dall’emozione. Un sodalizio fortunato, il loro: Ric e Gian hanno dato vita ad una delle coppie più longeve del mondo dello spettacolo leggero, dal debutto (siamo nel ”61) con la compagnia stabile della rivista del teatro Maffei di Torino, sino al ritorno teatrale con tre commedie tra il 2002 e il 2006.
Riccardo Miniggio detto Ric era stato-attore ballerino con Erminio Macario, Gianfabio Bosco (Gian) aveva fatto da spalla a Mario Ferrero, il re dell’avanspettacolo torinese: ma da ragazzino era stato attor giovane e amoroso nella compagnia di Gilberto Govi, dove aveva lavorato insieme alla madre Anna Caroli e al padre Sergio Bosco.
L’esordio del sodalizio, che aveva scelto il nome d’arte di Jerry e Fabio, fu al Crazy Horse di Parigi. Nel ”65 la prima esperienza cinematografica (con il film Ischia, operazione amore) coincide con il nuovo nome della ditta. Subito dopo la televisione li scrittura per una serie di spettacoli di grande richiamo (Senza rete, Giochi in famiglia, Quelli della porta accanto), quindi ha inizio l’avventura teatrale: i due interpretano La strana coppia, Le farse di Dario Fo e Scusa, mi impresti tua moglie?. Alla fine degli Anni ”70 Ric e Gian rallentano l’attività comune sino allo scioglimento, avvenuto nel ”87: Gian si dedica alle sit-com televisive e agli spettacoli di rivista. Nel 2006 i due erano tornati insieme per l’ultima volta con la pièce teatrale Comunque vada sarà un successo, per due anni in scena al teatro San Babila di Milano.
Solo domenica notte Ric ha saputo dal comune amico Lino Banfi che la sua metà artistica se ne era andata per un aneurisma. Ora ne parla a fatica. «Sono tristissimo e amareggiato, non so cosa dire. Non me l’aspettavo assolutamente. successo tutto all’improvviso. Con Gian muore un pezzo della mia vita. Riaffiorano di colpo brandelli della nostra vita comune: le angustie e i sacrifici iniziali, ma anche i tanti momenti belli, anzi indimenticabili. Coetanei della classe ”36, abbiamo diviso quasi tutto, anche se io sono torinese e lui era un fiorentino svezzato un po’ a Genova e un po’ a Torino, dove ci siamo conosciuti poco più che ventenni».
Nemmeno a distanza di anni Ric ha voglia di raccontare i motivi di una separazione che allora fece scalpore. «Ma che non ha intaccato il rapporto che ci legava. Siamo cresciuti insieme, insieme ci siamo sposati e quasi in contemporanea abbiamo avuto i figli, che come noi hanno convissuto per lungo tempo. Diciamo che ad un certo punto ci siamo accorti che le nostre strade non coincidevano più. Ma poi c’è stata, chiamiamola così, la riappacificazione: abbiamo trascorso troppi anni fianco a fianco, per poterci reciprocamente dimenticare».
Soltanto qualche mese fa Ric e Gian avevano avuto la possibilità di tornare ancora una volta in coppia sul palcoscenico. «Negli ultimi periodi ci sentivamo saltuariamente. Lui era andato a vivere prima a Roma, e poi a Rapallo. Aveva intenzione di ritirarsi, probabilmente. Forse è per questo che non ha accettato la mia proposta per portare in scena I ragazzi irresistibili, commedia di Neil Simon. «Non me la sento», mi aveva detto al telefono, l’ultima volta che ci siamo sentiti».
Oggi pomeriggio i funerali a Rapallo poi il corpo sarà cremato e la figlia dell’attore, Danila Bosco, che non ha potuto vedere il padre per trent’anni, adesso reclama le ceneri: «Desidero tenerlo vicino per recuperare tutti gli anni di lontananza».
Maurizio Ternavasio