Gabriele Beccaria, Elena Lisa, La Stampa 16/2/2010, pagina 13, 16 febbraio 2010
EFFETTO SERRA (2
interviste) -
TROPPA POLITICA NEI LABORATORI -
Una volta dicevi «clima» e si aggiungeva subito la formula rassicurante «Protocollo di Kyoto». Ora, invece, incombe la scandalosa parola «climategate».
« vero, ma lo scandalo fa parte della civiltà della comunicazione. Cerca il ”gate”, meglio poi se è anche ”sex”».
Professor Giampiero Maracchi, lei è uno dei maggiori climatologi italiani: professore all’Università di Pisa, collabora con l’Ipcc, l’International panel on climate change, l’istituzione da mesi sotto accusa per aver «pasticciato» con i dati sul riscaldamento globale. Che cosa risponde?
«Che sul trend del riscaldamento esistono le pubblicazioni scientifiche, quelle che rispettano una metodologia, basata su un board di esperti che le valuta attraverso i criteri noti come ”peer review”. I primi lavori sull’aumento delle temperature risalgono a circa 25 anni fa e da allora se ne sono accumulati migliaia e migliaia».
I colpevolisti sostengono che molti dati sono stati manipolati e altri non sono sufficientemente verificati.
«Un singolo può fare errori, ma si parla, appunto, di singoli ricercatori».
I ghiacciai dell’Himalaya non spariranno, come annunciato: le sembra poco?
«La riduzione dei ghiacciai si misura con i satelliti. Non credo proprio che tutte le osservazioni siano state falsate. Quale congiura diabolica ci sarebbe dietro?».
Interessi politici?
«Se ci fossero, allora i risultati dovrebbero essere rovesciati. Voglio ricordare che l’agenzia americana Noaa spende ogni anno circa 500 milioni di euro solo per le ricerche sul clima. E i loro sono dati certi».
Se i dati restano solidi, non ci sono state esagerazioni con qualche previsione troppo catastrofista?
«Ogni rapporto dell’Ipcc conta 7-8 mila pagine, elaborate da dieci commissioni. Bisognerebbe leggerle, le previsioni: su certe proiezioni, per esempio, le probabilità vengono indicate come basse, anche se il trend del riscaldamento è chiaro. E aggiungo che i cambiamenti del clima sono soltanto uno dei segnali dell’impatto dell’uomo sull’ambiente».
Per esempio?
«Ognuno di noi ha a disposizione 2.500 metri quadrati di terreno arabile. Non è granché per nutrirsi».
Resta il fatto che cresce il numero di scienziati che chiede una riforma dell’Ipcc: lei è d’accordo?
«Si dimentica che l’Ipcc è un ”panel” di esperti, che dà prima di tutto dei pareri, il che non è lo stesso che produrre un lavoro scientifico».
Sta dicendo che la sua attendibilità è bassa?
«Capiamoci. Si tratta di un ente dell’Onu e quindi comprende un grande numero di studiosi da tutto il mondo, non solo climatologi, scelti anche con criteri politici che trascendono la pura accademia».
Il trionfo del politicamente corretto?
«All’interno ci sono sia la piccola agenzia del Terzo Mondo sia la potenza della Noaa americana e, quindi, l’Ipcc è una realtà disomogenea, in cui anche le valutazioni possono apparire variabili. Ma il punto è che, alla fine, le conclusioni scientifiche arrivano sempre dalle grandi istituzioni. Ecco perché, se devo parlare di clima, io preferisco citare singole ricerche ”controllate”, non l’Ipcc nel suo complesso».
Gabriele Beccaria
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NESSUN TRUCCO, I DATI SONO QUELLI -
La prima puntualizzazione di Sergio Castellari arriva al momento delle presentazioni: «Come membro dell’Ipcc, gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, non devo difendere il lavoro dell’università dell’Est Anglia e di Phil Jones, ma raccontare semplicemente come sono andati i fatti».
Professore, partiamo dall’inizio...
«Qualcuno si è intrufolato nella posta privata di alcuni ricercatori nel Regno Unito e, con lo scopo di screditare le conclusioni dei loro lavori sul clima, ha diffuso una frase scritta in allegato dal professor Jones».
L’allegato diceva: «Trick... to hide the declane from 1961» cioè «un trucco per nascondere il declino delle temperature dal ”61». Quali ipotesi può presupporre questo appunto se non l’imbroglio?
«Sono trascorsi mesi dalla diffusione di queste mail, sono state lette e rilette, eppure non è emerso niente che faccia supporre comportamenti scientificamente scorretti da parte dei ricercatori coinvolti. Si tratta di una manipolazione: la parola ”trick" si riferisce colloquialmente a una tecnica di trattamento dei dati».
Cioè?
«Quella mail va interpretata nel suo contesto. La parola ”trick” era inserita in un discorso tra colleghi in cui si parlava di un ”surrogato di misure dirette”: ossia l’osservazione degli anelli degli alberi. Questi dati, in alcune regioni, erano in calo, mentre le temperature misurate con i termometri mostravano una crescita. Nella mail incriminata Jones spiegava a un collega che, per illustrare le temperature dal 1000 al 1999, avrebbe usato fino al 1960 i dati rilevati con le misure indirette e per il periodo successivo quelli rilevati dai termometri. Ecco svelato il mistero. Niente complotti, e nessuna prova di falsificazione dei dati»
Chi accusa gli scienziati del Cru sostiene che abbiano manipolato le cifre per creare catastrofismi.
«Nessuno lo ha mai fatto. Infatti il professor Jones, in un’intervista alla Bbc di alcuni giorni fa, ha negato di aver imbrogliato sui dati. In più, le rilevazioni termometriche del Cru sono in accordo con quelle prodotte dalla Nasa e dalla Noa, gli unici centri al mondo che analizzano le temperature a livello globale. E la conclusione non può essere che una».
Quale?
«Il clima si è riscaldato. E, stando al livello attuale di conoscenza scientifica, possiamo affermare che la maggior parte del riscaldamento globale negli ultimi decenni è dovuto all’attività umana».
Con quali prove lo sostenete?
«Le variazioni non si possono più spiegare soltanto con le cause naturali, come l’attività solare e le eruzioni vulcaniche. L’irradianza del sole non ha mostrato un trend di crescita, eppure le temperature globali sono cresciute. Non rimane altra spiegazione che l’emissione di gas serra prodotti dalle attività umane».
Sicuri?
«Tenendo conto delle incertezze sempre presenti nelle ricerche scientifiche, gli studiosi dei clima sono pressochè unanimi: l’evidenza sperimentale per i cambiamenti climatici in atto è ampia e incontrovertibile: negli ultimi decenni le mutazioni sono state provocate dall’attività umana e in particolare dall’uso dei combustibili fossili».
Elena Lisa