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 2010  febbraio 16 Martedì calendario

CATERINA SOFFICI, MA LE DONNE NO, SERIE BIANCA FELTRINELLI, 2010, 201 PAGG., 14 EURO



SOCIETA’. «La condizione femminile è lo specchio di una società. Più le donne sono emancipate, più quel paese è libero e democratico».

DATE. 1963: abolita l’esclusione delle donne dal lavoro negli uffici pubblici; 1966: cancellato il reato di adulterio (che puniva le donne con due anni di carcere ma sanzionava gli uomini solo nel caso in cui la relazione extraconiugale era conosciuta da un certo numero persone); 1975: approvato il nuovo diritto di famiglia che stabilisce la parità tra marito e moglie, abrogando la patria potestà e la potestà maritale); 1981: abolito il delitto d’onore (che puniva con la carcerazione da tre a sette anni il marito, con l’ergastolo la moglie); 1996: riconosciuta la violenza sessuale come reato contro la persona e non più contro la morale.

OBAMA. Il Lilly Ledbetter Fair Pay Act, prima legge firmata dal neo presidente Obama, ispirata al caso di Lilly Ledbetter, settantenne dell’Alabama che perse la causa contro la Goodyear per discriminazione sessuale a causa di un cavillo legale: la donna venne a sapere a pochi giorni della pensione che i suoi colleghi maschi, adibiti alle stesse mansioni, guadagnavano tra i 4.286 e i 5.236 dollari al mese, mentre il suo stipendio era di 3.727 dollari. La legge stabiliva però che il ricorso andava effettuato entro 180 giorni dall’inizio del comportamento discriminatorio.

DOLLARO. Secondo il Census Bureau, l’Ufficio statistico federale, alle fine del 2008 per ogni dollaro guadagnato dagli uomini le donne hanno incassato 78 centesimi (facendo un lavoro identico).

CENERENTOLE. Betty Dukes, afroamericana di 50 anni, impiegata alla Wal-Mart dal 1994, prima firmataria della più grande class action degli Stati Uniti: alla causa "Dukes vs. Wal Mart" hanno aderito un milione e seicentomila donne, in pratica tutte le dipendenti che hanno lavorato nei 3400 megaempori dal 1998 ad oggi.

SOPRUSI. Claudia Renati, addetta al marketing nel negozio Wal-Mart di Roseville, in California. Il suo capo le ha fatto sapere che avebbe partecipato al corso per diventare manager solo quando avesse sollevato sacchi di cibo per cani da cinquanta libbre (22,5 chili). In un’altra occasione l’avvisò che per il corso da manager doveva vendere la sua casa e trasferirsi in Alaska.

PAGHETTA. "Voi donne venite qui solo perché siete casalinghe annoiate in cerca di una paghetta e non per lavorare seriamente" (uno dei capi di Wal-Mart)

COLLEGHI. A parità di lavoro le donne italiane guadagnano il 26 per cento in meno dei colleghi maschi.

CICLO. «Le donne? E durante quei giorni, sì durante il ciclo, come potrebbero giudicare con serenità?" (un deputato il giorno in cui passò la legge che consentiva alla donne di votare ed essere elette, nel 1946).

POPOLAZIONE. Le donne, in Italia, rappresentano il 52% della popolazione.

PARLAMENTO. Le donne, in Italia, rappresentano il 10,4 % del Parlamento (nel 2001). In Rwuanda: 48%; in Svezia: 45%. Le grandi democrazie europee oscillano tra il 35 e il 38%.

COMUNI. I Comuni italiani dove governano solo uomini: 1.580 (il 19%). Le Province: 23 su 109 (il 22%).

QUOTE/1. Le quote rose, emendamento alla legge elettorale presentato dalla Prestigiacomo nel 2003, definitivamente naufragato in Aula il 12 ottobre 2005, prevedeva di riservare alle donne il 25 per cento dei posti in lista e sanzionava con un 10 per cento dei rimborsi elettorali i partiti che violavano la norma. Voti a favore: 140. Contrari: 452.

CERVELLO. «Avranno le quote quando smetteranno di ragionare con quella parte del corpo che non è il cervello» (commenti davanti alla buvette dopo la votazione sulle quote rosa)

CONTRARIE. Donne contrarie alle quote rosa: Emma Bonino («Voglio essere scelta per merito e non per numero»); Mara Carfagna («Io sono un piccolo ma eloquente esempio vivente che non servono»); Maria Stella Gelmini («Conta solo la quota grigia, l’intelligenza»).

EUROPEE. Alle Europee del 2004, dove per legge le candidate devono essere almeno un terzo, le parlamentari italiane sono passate dal 10 al 19%.

VELINE. «Le mie figlie? Meglio veline che telegiornaliste. Direbbero troppe idiozie e avrebbero troppe molestie sessuali. Perché le telegiornaliste vengono selezionate con i criteri delle veline» (Antonio Ricci).

VENTO. Frasi di Flavia Vento, candidata con l’Ulivo nel 2004: «metto anche le faccia per gli ideali, che sono appunto la guerra»; «sono favorevole a una legge più severa contro gli animali»; «ho fatto volontariato in un canile dove c’erano cani morti che si mangiavano tra loro»; «vorrei candidarmi per sconfiggere il male»; «quando vedo un bambino per strada e gli do dei soldi sono felice»; «il Muro di Berlino è caduto nel 1968»; «Le primarie? Sono quelle in cui la sinistra elegge Prodi e la destra Berlusconi»

PASOLINI. «In tv una donna è considerata a tutti gli effetti un essere inferiore: viene delegata a incarichi d’importanza minima. Come per esempio informare dei programmi della giornata; è costretta a farlo in modo mostruoso, cioè con femminilità. Ne risulta una specie di puttana che lancia al pubblico sorrisi di imbarazzante complicità e fa laidi occhietti. Oppure viene adoperata ancillarmente come una "valletta"» (Pier Paolo Pasolini)

FEMMINISMO. «La terra che ha dimenticato il femminismo» (Milano secondo Adrian Michaels, inviato del Financial Times).

VALLETTE. «A 30 anni dalle richieste femministe su divorzio e aborto, qui le teenager vogliono lavorare come showgirl, ballerine e vallette di quiz a premi» (Adrian Michaels).

PUBBLICITA’. Ico Gasparri, archeologo, da vent’anni fotografa i cartelloni pubblicitari che ritraggono donne. Ha raccolto 4.000 immagini: «Pezzi di carne, usati e abusati per reclamizzare prodotti più o meno pertinenti o addirittura marchi commerciali e concetti astratti».

LONDRA. «Sono stato a Londra dieci giorni e non sono riuscito a scattare neppure una foto. Neanche una donna nuda in dieci giorni» (Ico Gasparri).

SPOSTATI. «I giovani maschi non si sono spostati di un millimetro dalle idee dei loro nonni in materia di rispetto e considerazione della donna. Quelle che si sono spostate sono proprio loro, le giovani donne» (Ico Gasparri).

NONNE. «Le ragazze di oggi sono più indietro delle loro nonne. Un secolo fa c’era una sorta di tolleranza femminile e le donne erano consapevoli dei propri diritti. Non potevano reagire, ma sapevano di subire un sopruso. Oggi il limite si è abbassato al punto che le ragazzine delle superiori non sono in grado di riconoscere una violenza. Se un compagno di classe le palpa, per loro è normale. E i maschi dicono: "Se non urla, vuol dire che non c’è violenza"» (Ico Gasparri).

OGGETTI. «Scegli il caffè Splendid e lui ti dirà brava»; «Al marito con appettito: Trippa Simmenthal... e sono abbracci»; «Stira e ammira... lei stira veloce e lui ammira felice» (Slogan raccolti nel libro "La donna oggetto in pubblicità" di Elena Pellegrini, 1977, che così concludeva il volumetto: «Questo libro esce nel 1977, anno della fine della donna oggetto»).

TELEVISIONE. «Fra trent’anni l’Italia sarà non come l’hanno fatto i governi, ma come l’avrà fatta la televisione» (Ennio Flaiano, "Diario notturno")

PLAYBOY. Silvio Berlusconi: "Ho dovuto rispolverare tutte le mie doti da playboy" (dopo l’incontro con il premier finlandese Tarja Halonen); "Amo la Francia e continuo ad amarla, basta contare le fidanzate che vi ho avuto"; "Parliamo di calcio e di donne... Tu per esempio, che hai avuto quattro mogli, cosa ci puoi dire delle donne?" (all’allora cancelliere tedesco Gerard Schroeder); "Io con te andrei ovunque" (ad Aida Yespica); "Un buon motivo per investire in Italia è che ci sono bellissime segretarie" (agli imprenditori americani a New York); "Votatela: è brava, l’è una bela tusa e canta bene" (su Ombretta Colli); "La Carfagna, se non fossi già sposato me la sposerei" (ai Telegatti); "Non è che la pubblicità della tv si possa trasferire sui giornali. Nessuna azienda pubblicizza prodotti di bellezza o pannolini sui giornali, perché si sa che nessuna massaia legge i giornali" (Silvio Berlusconi).

DOMANDE. Durante un colloquio di lavoro, la domanda "Sei sposata? Hai intenzione di fare figli?" è illegale. «Agli uomini non si fanno domande di questo genere. Si dà per scontato che, anche se diventeranno mariti e padri, questo non intaccherà la loro capacità lavorativa, perché sarà la moglie a sobbarcarsi il peso della cura familiare».

FIGLI. «Il fattore M (come maternità) pesa ancora come un macigno nella vita di una donna italiana. I figli hanno un prezzo e sono solo le donne a pagarlo»

FIGLI/2. A Milano, due donne su dieci lasciano il proprio impiego dopo la nascita del primo bambino.

OCCUPAZIONE. Tasso di occupazione delle donne single: 86,5; delle donne in coppia ma senza figli: 71,9%; delle donne con meno di tre figli: 51,5%; delle donne con tre figli o più: 37%.

MAMME. Il 63% delle italiane che hanno figli pensa di essere discriminata proprio perché donna e mamma (dati Swg).

IMPRENDITORI. Il 77% degli imprenditori milanesi dichiara che «la maternità rappresenta un grande peso nella vita dell’azienda».

NORD. Nei paesi scandinavi il 75% delle donne lavora e si fanno 1,73 figli a testa. In Italia il 46% delle donne lavora e si fanno 1,3 figli a testa.

PUBBLICO. Le maternità a rischio nella Pubblica Amministrazione sono più del doppio che nelle aziende private.

IKEA. Il caso di Renata, assunta dall’Ikea nel 1996 come responsabile del controllo di gestione del negozio di Grugliasco, periferia ovest di Torino. Promossa a vicedirettore mentre è in maternità per la nascita del primo figlio, poi a direttore durante la maternità del secondo figlio, poi a direttore Logistica Italia, poco prima della nascita del terzo figlio. «Ikea ti dà la possibilità di scegliere, ti dà la flessibilità e la libertà di organizzarti. Per me la cosa più bella è stata la tranquillità di non essere tacciata per la mamma che se ne sta a casa».

URSULA. Il motto di Ursula von der Leyen, madre di sette figli e ministro della famiglia nel governo di Angela Merkel: «Donne, tornate a lavorare e fate più bambini».

PADRI. La Norvegia è stato il primo paese a introdurre la paternità obbligatoria (dieci settimane al 100% oppure dodici all’80% dello stipendio). In Danimarca i mesi sono sei al 100% e altri sei al 90%. In Finlandia è consentito per gli uomini un congedo di 26 settimane, durante le quali percepiscono un assegno di paternità (nel 2000 ne ha usufruito anche l’allora primo ministro, Paavo Lipponen). In Svezia il congedo parentale consiste in sedici mesi da dividere a scelta tra i due genitori (ma 60 giorni sono di ciascun genitore e non possono essere ceduti). I padri sono incentivati da un bonus che è massimo quando i genitori dividono esattamente a metà i giorni a disposizione.

CASALINGHI. Tra le lezioni che l’Asuc, l’associazione degli uomini casalinghi, mette a disposizione dei suoi 5.000 iscritti per imparare i lavori di casa: stirologia applicata, epistemologia del bucato. I corsi si svolgono in una casa nel centro di Pietrasanta (Lucca). Gli allievi imparano a passare l’aspirapolvere, togliere le macchie, piegare gli indumenti, impostare la lavatrice.

LATINI. «L’Italia paga ancora il ritardo nell’uscita dalla ruralità rispetto agli altri paesi europei, e il maschio latino soffre la famiglia e odia la casa, le considera secondarie e accessorie, solo il lavoro è vissuto come l’ambito dell’espressione e della realizzazione di se stessi» (Domenico De Masi, sociologo).

MINUTI. Differenza tra il tempo libero di un uomo e quello di una donna in Italia: 81 minuti e mezzo; in Norvegia: meno di 5 minuti: in Giappone: 20 minuti; in Turchia e Corea: 30 minuti; in Messico: 52 minuti.

SPAGNA. Nella Spagna di Luis Zapatero l’obbligo di lavori domestici per gli uomini è stato inserito, per legge, nella lista dei doveri coniugali.

LAVATRICE. "You Turn", lavatrice intelligente che legge le impronte digitali e non funziona due volte di seguito con quelle della stessa persona, lanciata pochi giorni dopo la legge spagnola sui lavori domestici.