Michele Masneri, Il Riformista 16/2/2010, 16 febbraio 2010
EDITRICI CRESCONO TREU DOPO MONDARDINI
Non c’è solo Marina (Berlusconi). Due anni fa Monica Mondardini arrivava alla guida dell’Espresso. Adesso è la volta di Donatella Treu salire ai piani alti dell’editoria italiana. il nuovo amministratore delegato del gruppo Sole-24 Ore, che ha preso il posto di Claudio Calabi e ha sbaragliato nomi come Ernesto Auci e Francesco Caio (meno affidabile quest’ultimo, con i suoi mille impegni sulla banda larga in Italia e all’estero). Bionda, elegante e super-riservata: così a via Monte Rosa descrivono la nuova guida del gruppo milanese. Nata a Milano nel 1957, la Treu - nessuna parentela con l’ex ministro del Lavoro - ha padre friulano e madre bresciana, ha passato l’infanzia nella Carnia ed è tornata nella ex capitale morale solo per l’università, la Bocconi.
Dopo la laurea entra in Ipsoa, la storica casa editrice milanese dedicata al mondo dell’economia e delle professioni.
Qui salirà al vertice, mentre nel frattempo Ipsoa è rilevata dal colosso olandese dell’editoria professionale Wolters Kluwer (3,4 miliardi di fatturato annuo) e la Treu ne diventa prima Ceo per l’Italia (2003) e poi anche country manager per il centro Europa e la Russia. Dal 2010 è il nuovo amministratore delegato del gruppo Sole-24Ore.
Viene considerata una donna con una grande capacità di networking femminile, una caratteristica che di solito viene utlizzata come discrimine quando si vuole interpretare lo stile di comando di una donna. Ha un certo feeling con il sindaco di Milano, Letizia Moratti, e con la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che ha voluto il suo nome per la guida del Sole. Dicono di lei: grintosa e con un pizzico di vanità. In una rarissima intervista del 2006 a Italia Oggi ha confessato le sue passioni: «Indosso solo tailleur di Armani, colleziono orologi antichi, come i Baume&Mercier, e raccolgo barchette di legno che sono in bella mostra nella casa al mare. Mi piacciono borse e cinture, in particolare quelle di Gucci, e amo guidare, soprattutto i Suv della Mercedes».
Ma le sue vere grandi passioni sono due, l’editoria e la famiglia. Ha restitutio vitalità ad alcuni marchi ormai un po’ polverosi come Cedam e Utet, salvati finanziariamente e portati sotto l’ombrello della Kleuvert. Quanto alla famiglia, è molto dedita alle due figlie Camilla e Ludovica, 15 e 10 anni. Dice Lella Golfo, presidente della fondazione Bellisario che la conosce bene: «Zero mondanità, zero salotti, una mamma tranquilla e molto riservata».
L’altra zarina dei giornali italiani è più appassionata di bilanci che non di carta stampata. Monica Mondardini, che da due anni ha sostituito Marco Benedetto alla guida del gruppo Espresso, e che ha natali romagnoli (è nata a Cesena 50 anni fa). Laurea all’Alma Mater in Statistica, e una solida carriera internazionale di manager. A partire dall’avventura in Fabbri Editori e poi in Hachette, dove è stata responsabile del settore Grandi Opere, in forza al quartier generale parigino. Dal 1998 invece il focus è sulla penisola iberica: prima come responsabile del marchio Europ Assistance a Madrid poi, dal 2002, come amministratore delegato del gruppo Generali España (con grande successo).
Dal 1 gennaio 2008 è la nuova Ceo del gruppo Espresso, dopo il quasi trentennio del regno di Benedetto. Alla vigilia del passaggio di consegne, come racconta un articolo della Stampa del 2008, i giornalisti, terrorizzati dalla sua fama di dura, avevano già coniato uno slogan, «dal mastino di Genova (Benedetto è genovese) alla tigre di Cesena». Soprattutto sui prepensionamenti. Ma sconquassi finora non ci sono stati: e un segnale di distensione è arrivato con la conferma del direttore del personale, Roberto Moro, e con un ampliamento delle sue deleghe. Ergo, mormorano a Largo Fochetti, la Mondardini è meno squalo di quello che sembra, per il look, per i ritmi di lavoro forsennati, lo scarso interesse (anche ostentato) per le questioni giornalistiche e attenzione spasmodica ai costi e al budget. Raccontano che è rimasta sconvolta dai costi legali delle cause contro Repubblica ed Espresso, con conseguente ordine di «ridimensionarsi», pochissimo gradito dai cronisti delle due testate ammiraglie. Altra caratteristica mondardiniana: non ama la politica né la vita sociale romana, a differenza dei tempi di Madrid dove era parechio invitata - dicono - e si attribuisce al suo palmares mondano anche una frequentazione con i duchi d’Alba. Ma questo isolamento virtuoso ha delle conseguenze: come sulla questione degli ”scivoli”, in cui il gruppo fa fatica ad avere la certificazione del Ministero del Lavoro dello stato di crisi. «Glielo fanno sospirare» commenta un osservatore, secondo cui, in un caso del genere, manca un adeguato supporto di lobbying. Un caso in cui Benedetto si sarebbe mosso con un approccio diverso. Più da politico di lungo corso che da freddo manager.