Pierluigi Panza, Corriere della Sera 16/02/2010, 16 febbraio 2010
I TAROCCHI PER RILANCIARE BRERA
Per riuscire a dar vita al progetto di ampliamento della Pinacoteca di Brera, atteso da trent’anni, non resta che affidarsi alla «cabala», deve aver pensato il ministero per i Beni culturali, visto che per il museo milanese ha acquistato, per 800 mila euro, l’unico mazzo completo di tarocchi, incisi su metallo, del Rinascimento. Sono i «Tarocchi Sola Busca» (dal nome della famiglia alla quale appartenevano), realizzati da un maestro ferrarese, forse legato a Cosmè Tura (al quale sono attribuiti i disegni preparatori per le carte), intorno al 1490. Si tratta di lastre dipinte a tempera in diversi colori, con argento e oro su vari scudi e stemmi, di 14 centimetri per sette, ed erano vincolate dal 1924. Sono un mazzo completo di 78 carte, 14 per ciascun seme (spade, bastoni, ori, coppe), ovvero gli Arcani minori, e 22 carte figurate, gli Arcani maggiori. I cavalieri, le regine e i re di ciascuna serie recano i nomi di personaggi classici e biblici. Una sola carta, l’ultima, riporta la tradizionale figura del Matto, ovvero il jolly, che si spera che esca a salvare il complesso di Brera dalle lungaggini.
un acquisto di grande importanza (è il secondo esborso più costoso del 2009 del ministero), perché fa di Brera il museo con il più ragguardevole assieme di prestigiosi giochi di carte del Rinascimento. La pinacoteca aveva infatti già acquisito nel 1971 i 48 «Tarocchi Brambilla» prodotti nel Ducato di Milano in età sforzesca, che sono un mazzo più frammentario di una delle più antiche serie realizzate in Europa: il cosiddetto mazzo eseguito per Filippo Maria Visconti nel 1447 conservato alla Yale University Library di New Haven.
I Visconti furono una delle prime famiglie a diffondere i tarocchi (allora chiamati Trionfi). Il mazzo più completo a noi pervenuto, realizzato non prima del 1450, è ancora una volta milanese: sono i cosiddetti «Tarocchi di Francesco Sforza», sul cui schema si modellarono in parte le carte successive. Tanto che spesso lo stemma e il motto visconteo «A bon droyt» compaiono, assieme ai simboli araldici della famiglia (come il sole raggiante, tre anelli con diamanti intrecciati, il biscione) in alcuni mazzi. A Milano il gioco era talmente diffuso che lo ritroviamo anche illustrato in alcuni affreschi. I mazzi venivano in genere realizzati in occasione di feste, matrimoni o particolari occasioni. I «Tarocchi Sola Busca» sono già arrivati a Milano e saranno esposti (forse già verso la fine dell’anno) in una mostra sulla cultura ferrarese.
Questi tarocchi non sono stati l’unico acquisto del ministero che, dopo il controverso Crocifisso di Michelangelo, nell’ultimo anno ha proceduto valutando la qualità storica, artistica e documentale delle opere, la ricomposizione di opere smembrate in un contesto unitario e il completamento e incremento di particolari collezioni. Oltre ai tarocchi, si evidenzia tra gli acquisti dell’ultimo anno il grande dipinto su tavola di Ludovico Brea (1.200.000 euro), che faceva parte in origine di un polittico eseguito dal pittore per la cappella di Pietro Di Fazio nell’antica chiesa genovese della Consolazione e da lì allontanato nell’Ottocento (andrà a Palazzo Spinola a Genova). Complessivamente, per l’acquisizione di nuove opere il Mibac nell’anno 2009 ha speso 3.073.950 euro, dei quali 2.169.400 in trattativa privata.
Tra le opere che arriveranno a Milano ci sono anche «Il mercante di schiave», scultura in marmo di Vincenzo Vela (78.400 euro) e «Studio di folla per il pontificale di Pio VI in San Zanipolo a Venezia», disegno inchiostro a penna e acquerello seppia del Guardi.
Pierluigi Panza