Roberto Furlani, Corriere della Sera 16/02/2010, 16 febbraio 2010
LE FARFALLE MIGRATRICI CON LA TAGLIA XL
L’evoluzione fa indossare alle farfalle la taglia XL. Succede alle monarche, i lepidotteri maratoneti che ogni anno volano per complessivi 8.000 chilometri dall’America settentrionale a quella centrale e ritorno, alla ricerca dell’ambiente migliore dove riprodursi e svernare. Uno spostamento da Guinness dei primati per il mondo degli insetti (e non soltanto) .
«Il nostro studio – spiega su Evolution Sonia Altizer dell’Università della Georgia (Stati Uniti), che ha lavorato assieme al marito Andrew Davis ”, ha dimostrato per la prima volta che popolazioni all’interno della stessa specie evolvono ali di dimensioni differenti a seconda del loro stile di vita. Infatti le farfalle monarche dell’America nord orientale, che nel corso delle migrazioni coprono le distanze maggiori, presentano le ali più larghe e angolate delle altre. Invece gli esemplari dell’America nord occidentale effettuano spostamenti più ridotti e limitati e possiedono così ali grandi ma meno strette, mentre le monarche che vivono nel sud della Florida, stanziali come quelle di Porto Rico e delle isole Hawaii, hanno le ali più piccole».
Mediamente la differenza in dimensione è del 14%, che raggiunge punte del 20% paragonando le ali delle farfalle che vivono nell’America nord orientale con quelle di Porto Rico. «Queste differenze’ continua la biologa’ si basano su fattori genetici, come abbiamo rilevato riproducendo e allevando in laboratorio esemplari delle tre popolazioni. Un fatto che supporta l’ipotesi che sia l’evoluzione la causa delle differenze morfologiche».
Lo studio ha riservato due altre sorprese. Il corpo delle farfalle monarche dell’America nord occidentale è mediamente più piccolo dell’8% rispetto a quello delle monarche nord orientali: un probabile adattamento, come sottolineano i due ricercatori, a un volo planato rispetto a un volo più «energico» e veloce.
Le ali delle monarche hawaiane hanno una forma simile a quelle della popolazione dell’America nord orientale, ma il perché è ancora da chiarire.
Negli uccelli le specie migratrici hanno ali più lunghe e strette rispetto a quelle stanziali, beneficiando così di una maggiore efficienza aerodinamica, mentre le ali larghe rappresentano un vantaggio per il volo planato, che riduce il consumo di energie.
Recentemente, un gruppo di neurobiologi dell’University of Massachusetts Medical School ha svelato altri segreti delle migrazioni delle monarche. Il «computer», che guida i loro voli migratori, risiede nelle antenne e non nel cervello come si credeva.
Si tratta di una sorta di orologio circadiano, che regola cioè il ritmo biologico degli animali nelle 24 ore e che consente alle monarche di calcolare la posizione del sole, il loro punto di riferimento quando migrano, procedendo correttamente nella giusta direzione, tenendo conto degli spostamenti dell’astro nell’arco della giornata. Questo orologio viene regolato da un gruppo di una quarantina di geni che si attivano con i cambiamenti atmosferici stagionali, inducendo così l’animale a partire.
Non sono solo le farfalle monarche amigrare. Diverse specie arrivano nel nostro paese dal Nord Africa. In primavera, ad esempio, migliaia di esemplari di vanessa del cardo, provenienti dalle aree di riproduzione a nord del Sahara, attraversano il Mediterraneo e si distribuiscono in tutta Europa.
Il motore principale delle migrazioni delle farfalle è il vento e per attraversare il Mare Nostrum gli insetti sfruttano soprattutto gli stretti (Messina, Bosforo e Gibilterra). Mediamente ogni giorno sulla terraferma coprono in volo circa 35 chilometri.
Roberto Furlani