Cecilia Zecchinelli, Corriere della Sera 16/02/2010, 16 febbraio 2010
VISTI SOSPESI, LA LIBIA RICATTA L’EUROPA
«Questione di reciprocità» sostengono i libici. O di ritorsione. Come lo si voglia chiamare è un fatto – inusuale e diplomaticamente grave – che ieri la Grande Jamahiriya abbia bloccato l’ingresso a tutti o quasi i cittadini dei 25 Paesi dell’area Schengen. Nessun visto concesso a chi lo richiede, invalidità de facto per quelli già emessi. All’aeroporto di Tripoli, in un caos totale, già domenica sera molti europei, turisti e uomini d’affari, sono stati fermati. Tra loro 40 italiani: per alcuni la situazione si è sbloccata, sei sono stati rimpatriati. «Stiamo dando assistenza e cercando di risolvere tutti i casi singolarmente» ha dichiarato il console generale Francesca Tardioli dallo scalo nella capitale. Stessa situazione per i cittadini di altri Paesi tra cui Malta, Portogallo e Austria. Nessun problema per i britannici, non aderenti al patto di Schengen che consente di entrare in uno Stato membro ( quasi tutta l’Ue più Islanda, Norvegia e Svizzera) e spostarsi poi negli altri senza visti ulteriori.
Motivo della plateale iniziativa – certo imposta come tutto nel Paese da Muammar Gheddafi, anche se non ufficializzata – la guerra diplomatica in corso con la Svizzera dal luglio 2008 per una brutta storia di violenze commesse a Ginevra dal figlio playboy del Colonnello, Hannibal, e dalla moglie contro due domestici. Fermata per due giorni, la coppia eccellente era stata rilasciata, la denuncia ritirata (previo risarcimento), ma subito la Libia aveva arrestato due imprenditori svizzeri, tuttora «prigionieri» nella loro ambasciata a Tripoli nonostante uno sia stato scagionato (l’altro condannato a quattro mesi). Nel frattempo, la Libia ha richiamato diplomatici da Berna, sospeso i visti agli svizzeri, ritirato fondi dalle banche elvetiche, ridotto i voli e le forniture di greggio. Il referendum antiminareti ha poi ulteriormente aggravato i rapporti.
Tanto che sabato scorso il quotidiano del figlio-delfino di Gheddafi, Saif Al Islam, aveva rivelato che Berna aveva stilato una «lista nera» di 188 libici da bandire dalla federazione. «Tra loro – scriveva Oea (antico nome di Tripoli) – la famiglia del Leader, i membri del governo e i capi dell’intelligence». Nessuna conferma, né smentita, da Berna. Ma le «sanzioni» libiche erano nell’aria da tempo. «La Libia restringerà i criteri per la concessione ai Paesi Schengen dei visti d’entrata – scrivevano il 20 gennaio i media locali – dato che molti libici si vedono rifiutare visti Schengen su pressione di Berna».
« La Svizzera prende in ostaggio tutti i Paesi Schengen’ ha dichiarato ieri il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini – deve risolvere i suoi problemi ma non a spese di tutti». E ancora: la «lista nera» che comprende «addirittura il leader Gheddafi e ilmio collega ministro degli Esteri» è misura inedita e applicata di solito a criminali, la Libia comunque «ripensi» alla sua decisione. L’Italia sta verificando assieme ai partner europei la «correttezza» della decisione elvetica e comunque solleverà la questione lunedì prossimo a Bruxelles, alla riunione dei ministri degli Esteri dei Ventisette, dove Frattini si aspetta una «decisione collegiale» da parte dell’Europa. Una possibile soluzione potrebbe essere quella di «emettere un visto che vale per tutto il territorio Schengen salvo che per la Svizzera» ha suggerito il ministro. La Farnesina ha sconsigliato agli italiani di mettersi in viaggio per la Libia, anche se poi Frattini ha precisato che gli italiani in partenza «devono attendere qualche giorno» che si risolva la situazione, mentre i connazionali «che sono bloccati a Tripoli torneranno in Italia senza problemi».
Diversa la reazione della Commissione europea e di altre capitali Ue. «Deploriamo la decisione unilaterale e sproporzionata della Libia» ha detto la commissaria agli Affari interni Cecilia Malmström annunciando «entro la settimana» una riunione dei Paesi Schengen «per studiare appropriate reazioni».
Cecilia Zecchinelli