Annachiara Sacchi, Corriere della Sera 16/02/2010, 16 febbraio 2010
E LA LIBRERIA DI PAPI E BANCHIERI SI SCOPRI’ PROFANATA
Solo un editore da cinque generazioni avrebbe potuto chiudere la vicenda così: «C’è di buono che non ha profanato i nostri libri. Ha nascosto la mazzetta in bagno, lasciando gli scaffali incontaminati». Sorride Matteo Hoepli, libraio in Milano come il trisavolo Ulrico, come il nonno Ulrico, come il padre Ulrico. Tutto questo clamore sulla tangente incassata da Milko Pennisi davanti alla libreria di famiglia’ la più grande in Italia, meta obbligata per i collezionisti di tutto il mondo – ha portato un po’ di trambusto nel palazzo costruito nel 1958 dagli architetti Luigi Figini e Gino Pollini tra il Duomo e la Scala. Telefonate e mail di curiosi affrontate con l’aplomb di sempre. «Preoccupati noi? Macché: noi Hoepli abbiamo fatto due guerre e due ricostruzioni tenendo sempre aperto. Ci vuole ben altro per metterci in difficoltà».
Una storia di famiglia. Partita con lo svizzero Ulrico (era di Tuttwill, Turgovia) che nel 1870, il giorno di Sant’Ambrogio («un segno»), acquistò la licenza per vendere libri a Milano. Diventò un impero. Nato dalla passione, trasmessa a figli e nipoti. I manuali, tra cui quello «del tintore» scritto dal chimico svizzero Robert Lepetit. Le edizioni di tanti classici, le guide per conoscere i propri diritti. Ulrico Hoepli riuscì a essere l’editore della casa reale italiana nonostante fosse repubblicano, del Vaticano benché protestante, di Mussolini senza essere fascista. Ascesa. Fino ai bombardamenti del 1942 che distrussero la tipografia e del 3 agosto 1943 che incendiarono la libreria di Galleria De Cristoforis. E di nuovo a rimboccarsi le maniche, a ricostruire.
Razza tosta, quella degli Hoepli. Svizzeri milanesi, così amano definirsi, che sui cinque piani del palazzo raccolgono quasi tutto lo scibile pubblicato. A terra la narrativa e la letteratura straniera, al primo piano il turismo, quindi l’economia, il reparto tecnico-scientifico-astronomico, l’arte e la grafica. Infine, il seminterrato. Quello con «il bagno di Pennisi».
Una mazzetta nascosta sottoterra. Nel cuore della Milano operosa, nel sancta sanctorum della borghesia illuminata, degli imprenditori filantropi come gli Hoepli, che al Comune di Milano donarono il planetario. Tra gli scaffali dove Giovanni Spadolini trascorreva il sabato mattina dalle 10 alle 13, dove passeggiava Papa Pio XI, Achille Ratti, dove faceva scorta di testi il banchiere Raffaele Mattioli, dove era di casa il direttore del Corriere della Sera, Ugo Stille. Grandissimi nomi della storia d’Italia. Giovedì l’arresto di Pennisi. Ma gli Hoepli non fanno una piega: «Questo posto è aperto sette giorni su sette. il suo bello. frequentato da pensionati e amministratori delegati, da turisti e studenti. Sotto i nostri portici ci si dà appuntamento e si aspetta di andare al cinema. naturale che possa succedere qualche inconveniente». Un inconveniente destinato a rimanere negli annali della città.
Diciotto anni per passare dalla periferia al centro. Dalla Baggina di Mario Chiesa che diede via a Tangentopoli ai cinquemila euro nascosti dal consigliere comunale Milko Pennisi. Alla Hoepli. Sembra quasi un sacrilegio pensare a quella fuga verso il piano di sotto: bisognava essere pratici del posto per bruciare due rampe in pochi secondi. E ancora, girando a destra e poi a sinistra (dopo l’isola intitolata «militaria», dedicata ai libri di guerra e di strategie) la corsa in bagno. Dove, dietro il calorifero, era nascosto il bottino. Proprio lì Pennisi è stato perquisito. E sempre lì c’è un allarme anti-taccheggio. Matteo Hoepli si concede una battuta: «Ci voleva l’anti-mazzetta».
Giovedì pomeriggio Milko Pennisi ha comprato tre libri nei sotterranei della Hoepli. Saggistica e attualità, probabilmente presi a caso, senza pensarci troppo, giusto per cambiare la banconota da 500 euro. Giù al «meno uno» c’è anche hoepli.it, ultima nata che vanta 15 milioni di utenti all’anno. Matteo Hoepli guarda i due chilometri di scaffali della libreria di famiglia: 250 mila pezzi e 120 mila titoli (il record lo scorso Natale, 486 mila volumi). Ci riflette un attimo: «Certo che hanno fatto fatica i finanzieri a trovare il denaro». Una signora gli mostra un biglietto scritto a mano. «Scusi, mi servirebbe questo libro». Lui le indica una sezione al piano di sopra.
«Provi alla Hoepli». I milanesi lo sanno, tante volte se lo sono sentiti dire dagli altri librai, leitmotiv che ancora oggi fa pensare alla ricerca di un libro non facilmente reperibile. Ma i tempi cambiano, ora si dice anche «lo ordini sul sito della Hoepli», via telematica per acquistare i libri anche senza passare dal grande emporio milanese. Matteo Hoepli è il responsabile di Hoepli.it. Guarda il computer, come sempre. Controlla scadenze, ordini e spedizioni. «L’emozione più grande? Aver inviato un titolo a Pantelleria. Poter portare i nostri volumi a tutti i lettori che non possono raggiungerci».
Annachiara Sacchi