Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 16/2/2010;, 16 febbraio 2010
IL FATTO DI IERI - 16 FEBBRAIO 1938
C’erano i Littoriali dell’arte, della cultura, dello sport e del lavoro. Gare di varia abilità, volute nel ”34 da Mussolini per saggiare la tempra della gioventù universitaria, ma tutte rigorosamente al maschile, visto l’ostracismo, fino al febbraio ”38, delle donne, estromesse dagli stessi camerati del GUF, sul filo del celebre slogan goliardico… ”noi non vogliam donne all’università, ma le vogliam distese sul sofà”. Discriminate e irrise nell’ambiente accademico, l’ammissione delle ”giovani gufine” ai Littoriali, decisa dal Partito fascista dopo una serie di battaglie su ”Il Bo”, foglio ribelle dell’Università di Padova, fu comunque un fatto. Una conquista approdata, nel ”41, ai Littoriali congiunti. Più che altro simbolica, visto il tono di condiscendente meraviglia, di solito riservata ai numeri degli animali da circo, usato dalla stampa fascista per commentare l’evento. In realtà, lungi da un’apertura all’eguaglianza, l’accesso delle donne ai Littoriali riproponeva il trito cliché maschilista. Uomini fanatici a caccia di trofei nel salto e nel galoppo, impegnati in studi militari e sulla razza. Donne dedicate alla pratica del soccorso e della carità o alla nobile arte dell’economia domestica.