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 2010  febbraio 14 Domenica calendario

LA FORZA DI QUEI DUELLI IN BIANCO E NERO

Certo, aveva fatto il suo tempo. Ma siamo sicuri che la vecchia tribuna politica quella degli scontri tra Romolo Mangione e Palmiro Togliatti, o tra Alberto Giovannini e Pietro Nenni, fosse una trasmissione grigia e ingessata? E che Maurizio Ferrara, Luigi Pintor e Gino Pallotta fossero più indulgenti di Michele Santoro nell’affrontare i propri antagonisti politici? E che magari la stessa cosa si possa dire sul fronte opposto per Alberto Giovannini, direttore del giornale laurino Il Roma e per Giulio Cesco Baghino che rivolgeva le domande per conto del Secolo d’Italia, organo, allora dell’Msi?
I paragoni tra episodi tra loro lontani lasciano il tempo che trovano. E la vecchia tribuna politica aveva certamente delle regole ferree, ma riusciva lo stesso ad appassionare il pubblico. Merito dei protagonisti certo, ma anche dei moderatori – oggi ci sono i conduttori – e, perché no, dei giornalisti che, pur con le regole, riuscivano spesso a mettere in difficoltà il politico.
Le regole delle conferenze stampa erano più o meno così: il giornalista aveva un minuto per formulare la domanda. Il politico due minuti per rispondere. Poi (salvo il periodo di rodaggio) c’erano trenta secondi per la replica del giornalista e un altro minuto per la controreplica. Ma soprattutto era ben miscelata la presenza di politici e giornalisti. Questo anche grazie al peso che allora avevano i giornali di partito. Se il protagonista della trasmissione era di maggioranza c’erano,oltre ai giornali di informazione, i giornalisti dei quotidiani di partito di opposizione. E viceversa. Il contraddittorio era assicurato. E alcuni giornalisti di piccole testate di partito (vale la pena ricordare Romolo Mangione che, rappresentando il quotidiano del Psdi La Giustizia, ebbe memorabili scontri con Palmiro Togliatti, ma anche Pasquale Bandiera direttore della Voce repubblicana si faceva valere) avevano poco da invidiare ai protagonisti dei talk show dei giorni nostri. Quanto ai moderatori c’è da rimpiangere il garbo di Jader Iacobelli e Luciana Giambuzzi, la simpatia, un po’ ansiosa,di Ugo Zatterin, l’accorta freddezza di Gianni Granzotto e Willy De Luca.
La prima puntata di tribuna politica (si chiamava anche Tribuna elettorale) andò in onda l’11 ottobre del 1960, in vista delle amministrative del 6 e 7 novembre. Protagonista il ministro dell’Interno Mario Scelba, politico tutt’altro che docile. Eppure fu il giornalista dell’Ora di Palermo Gino Pallotta a metterlo in evidente difficoltà. Anche la televisione in bianco e nero faceva pochi sconti. «Onorevole Scelba - chiese Pallotta - come intende il governo garantire la libertà di voto in Sicilia, dove si assiste a un’impressionante ripresa della delinquenza mafiosa, che avviene in concomitanza con la presentazione in liste democristiane di Genco Russo,l’uomo che la pubblicistica italiana indica come capo della mafia?». Scelba rispose evasivamente, profittando del fatto che il giornalista non avesse ancora diritto di replica.
Pochi giorni dopo protagonista della tribuna era il segretario della Dc Aldo Moro. Questa volta fu il giornalista di Paese sera Augusto Mastrangeli a riproporre il problema di Genco Russo candidato nella lista della Dc a Mussomeli in provincia di Caltanisetta. Moro diede l’impressione di un forte disagio fisico. Cominciò a girarsi e agitarsi sulla sedia. Poi diede una risposta che voleva essere burocratica: «Noi come direzione non abbiamo la competenza di esaminare le liste comunali degli ottomila comuni d’Italia». Poi su Genco Russo aggiunse: «Nessuno ritiene, per quello che abbiamo saputo, di tenere ferma e assicurare vera questa qualifica che gli viene attribuita di esponente della mafia». "Annozero" non c’era, "Porta a porta"nemmeno, ma anche a Tribuna politica si faceva sul serio.