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 2010  febbraio 14 Domenica calendario

PEDEMONTANA, UNA RETE REALE CHE CREA COMMUNITY

Mi piacerebbe partecipare al dibattito aperto dal Sole 24 Ore sulla rete internet e le sue implicazioni antropologiche, culturali e democratiche nel creare community con appartenenza a geometria variabile. I microcosmi camminano e raccontano di territori affatto virtuali. Di ciò che resta delle comunità locali. E, se di reti ci tocca scrivere, ti toccano la Salerno-Reggio Calabria o la Pedemontana lombarda. Meno ipermoderne della rete, ma altrettanto potenti nello scatenare le passioni degli uomini. Se è vero che una, nel suo essere eternamente incompiuta, è simbolo della questione meridionale, e l’altra, celebrato trionfalmente l’inizio dei lavori, è volata nel cielo della politica come icona della questione settentrionale.
Posta com’è nel cuore della Lombardia, della città infinita lombarda, con milioni di abitanti, centinaia di migliaia di imprese e impresine, ove sono al lavoro milioni di addetti. Può sembrare triste che, nell’epoca della banda larga e della competizione tecnologica del simultaneo, siamo ancora qui a discutere di reti corte di prossimità che uniscono luoghi e città come Varese e Bergamo o porte logistiche come Malpensa e il suo incompiuto hub e l’emergente Orio al Serio con la sua rivoluzione low cost.
Ma anche al basso, sul territorio, ce n’è da discutere di grandi questioni. Un’autostrada non virtuale come la pedemontana che attraversa paesi e luoghi reali evoca il rapporto tra capitalismo manifatturiero e capitalismo delle reti quanto internet, il ragionare sulle forme di convivenza, visto che abitano e si muovono milioni di persone, e di usare un termine antico come comunità o la rivitalizzazione del fare rappresentanza visto che le imprese vogliono fortemente quella catena di montaggio che collega la fabbrica a cielo aperto della piattaforma lombarda.
Che parte da Varese, all’estremo nord, una provincia profonda e terra di contrasti con le sue 1.800 imprese, quella varesina è ancora un’economia densa fatta da 64mila aziende attive, imprenditori di quarta e quinta generazione e punte di eccellenza.
Dall’MB347, l’addestratore aeronautico dell’Aermacchi di Venegono, agli stabilimenti di grandi multinazionali come Whirlpool e Lindt. Vi convivono tre mondi diversi. A sud l’antropologia brianzola dei capannoni, nel nord, raccontato da Piero Chiara, un’economia del confine cresciuta dopo la chiusura delle fabbriche del luinese, con molto frontalierato. In mezzo Varese che tenta la strada della cultura e del terziario. Due università, a Ispra il centro di ricerche Ue, con i suoi ricercatori in lotta dentro la crisi, e settori come teatro, cinema e libri, che lentamente crescono. Ai suoi piedi, verso est, si distende l’Insubria,il mezzo con Lugano e Como, alla megalopoli che va da Zurigo a Milano. Si interfaccia con l’economia ticinese, che da tempo non è più solo finanza, ma anche delocalizzazione dalla vicina pedemontana.C’è la chimica farmaceutica, il cluster della moda con centri direzionali alla ricerca di burocrazia più snella e vantaggi fiscali, c’è un’economia della conoscenza fatta di centri di ricerca e università in rete sul confine. La nuova autostrada è qui arteria di una piattaforma transfrontaliera che vive soprattutto di reti di mobilità, come il collegamento tra Lugano e Malpensa, e le università ticinesi e quelle di Castellanza e Varese. Lambendo il
lake district noto a tutti per il gossip tra George Clooney e la Canalis. Spostandosi verso est si entra in Brianza. Cuore dell’antropologia operosa che attraversa la crisi con una Yamaha che se ne va e il capitalismo molecolare del legnoarredo e della meccanica che cerca di riposizionarsi.
 qui che la pedemontana diventa una moderna catena di montaggio. Una linea di assemblaggio per migliaia di fabbrichette in rete e per i loro furgoncini. La Brianza diventa così terra dell’attraversamento e, con i suoi flussi di pendolari e city users, da e per Milano, è solcata da reti e svincoli che collegano grandi megastore e pulviscoli di locali, di disco- pub e risto-pizza, che ne fanno un distretto pedemontano dell’intrattenimento sotto mentite spoglie.
La Pedemontana non è solo Brianza milanese. Laddove si collegherà alla MilanoBergamo si incontra una pedemontana in trasformazione e di confine, nel triangolo tra Vimercate-Lecco e Isola bergamasca. Cuore di un’industria meccanica dalle radici antiche che incontra la meccatronica del Kilometro Rosso e le biotecnologie e il biomedicale legate alle università e ai grandi ospedali bergamaschi.
Le comunità locali, che saranno attraversate dalla nuova autostrada, hanno sinora retto l’urto dell’industrializzazione diffusa evitando di trasformare i paesi in dormitori metropolitani. Viene avanti una nuova sfida. Lungo quell’autostrada che verrà, nel cuore della Lombardia, si giocherà la scommessa della società multietnica che viene avanti. La Camera di Commercio di Monza segnala che i Mohammed hanno ormai superato i Brambilla nell’apertura di attività commerciali e di microimpresa. Avanguardia di quei tanti che sono venuti come braccia e forza lavoro e si fanno persone, intrecciando con noi usi, costumi e religioni.
 solo un’autostrada, ma può essere l’inizio di una comunità che viene adeguata ai tempi di internet che altro non è che la grande rete del mondo globale.