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 2010  febbraio 14 Domenica calendario

IN ARGENTINA SCOPPIA LA GUERRA DELLA CARNE BOVINA

La guerra dell’asado. Combattuta qui, in Argentina, pare un paradosso. Un paese che è un grande produttore di carne rischia di rimanere senza. Gli argentini discutono su tutto, riabilitano miti caduti e affossano idoli emergenti. Nei bar si opina ogni giorno su Evita, su Maradona, sul peronismo, sul default e sul Fondo monetario. Ma la carne no, quella è un moloch culturale prima ancora che alimentare. Vorrà pure dir qualcosa se il consumo annuo procapite è tra i più alti del mondo.
Ebbene, nella Pampa si sta consumando uno scontro politico che trascolora in dramma nazionale: i prezzi della carne bovina sono aumentati, in poco più di un mese, del 75-80 per cento. A Natale ci volevano 14 pesos (2,65 euro) per un chilo di asado de tira, un taglio classico della dieta argentina, ora ne servono almeno 25 (4,7 euro).
Governo e produttori si palleggiano responsabilità e si lanciano accuse di opportunismo e miopia. La presidenta Cristina Fernandez de Kirchner
imputa l’aumento dei prezzi all’egoismo dei produttori che, dopo le abbondanti piogge delle scorse settimane, hanno deciso di rinviare la macellazione dei capi. I pascoli verdi e il cibo abbondante costituiscono un’occasione di guadagno per far ingrassare le bestie e quindi ottenere maggiori introiti al momento della vendita. Da qui una contrazione dell’offerta e il conseguente aumento dei prezzi per i consumatori.
I produttori respingono le accuse: aumenta il prezzo della carne? «Ecco, questo è il risultato della politica degli orrori messa in atto dai Kirchner ». Per il presidente della Federazione agraria, Eduardo Buzzi, la contrazione dell’offerta ha due cause: il contingentamento delle esportazioni e il controllo dei prezzi.
Due scelte effettuate anni fa dal Governo di Nestor Kirchner e poi riconfermate dall’esecutivo di Cristina, la moglie. L’idea era quella di rilanciare i consumi interni, nel 2003, dopo il default argentino e la depressione che aveva spinto sotto la soglia della povertà il 50% degli argentini.
Come farlo? I Kirchner hanno messo un tetto ai prezzi del mercato interno e limitato le esportazioni. Senza queste misure, spiegano alla Casa Rosada, i produttori avrebbero aumentato le esportazioni provocando una contrazione della carne disponibile per gli argentini.
I nodi però sono arrivati al pettine.L’eccessivo interventismo, si sa, provoca distorsioni tra domanda e offerta e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
A rendere ancora più articolato e complesso il problemac’è stata la congiuntura internazionale e l’aumento dei prezzi delle materie prime che negli ultimi 7-8 anni sono cresciuti in maniera esponenziale. Tra queste la soia di cui l’Argentina è grande produttore. La grande profittabilità generata dalla coltivazione di soia ha scompaginato equilibri produttivi e sociali consolidati
EPA
in Argentina da oltre cent’anni. Molti ganaderos, allevatori di bestiame, si sono convertiti in sojeros, coltivatori di soia. Tempi di realizzo molto più brevi, guadagni ingenti, basse necessità di manodopera.
«Le tensioni di queste settimane - spiega Aldo Ferrer, economista e docente all’Università Uba di Buenos Aires - sono l’espressione più chiara di uno scontro tra agricoltori e governo che è in corso da tempo e ha ragioni lontane. Si tratta di due visioni diverse e contrapposte di politica economica». Due modi poco conciliabili di guardare al futuro dell’Argentina. Da una parte chi non vede altro modello di sviluppo che quello agro esportatore: l’Argentina come uno dei granai del mondo, grande esportatore di materie prime alimentari. Poco valore aggiunto e un ruolo conseguente nella divisione internazionale del lavoro.
Dall’altra chi cerca un’altra via, senza però aver individuato il percorso plausibile.
Il dibattito quindi resta aperto, per ora con costi esorbitanti per i consumatori e uno scenario inquietante, soprattutto paradossale. «L’Argentina - dice Hugo Biolcati, presidente della Sociedad rural argentina - finirà per importare carne. uno smacco e una follia».
Un’eventualità da escludere, secondo il ministro dell’Agricoltura Julian Dominguez. Ma intanto la presidenta,
alcuni giorni fa, ha sorpreso i media di tutto il mondo con un invito sui generis: «La carne di maiale è meglio del viagra. Argentini, mangiatene di più! ». Soprattutto perché - ironizza l’opposizione quella bovina ha raggiunto prezzi impossibili. • LE CAUSE DEI RIALZI - Il caro-carne
Il prezzo della carne bovina, in Argentina, é aumentato del 75-80% in meno di due mesi.
Per un chilo di asado de tira , il piatto nazionale, ci volevano 14 pesos (2,65 euro) oggi 25 (4,7 euro) La causa strutturale dell’aumento dei prezzi é la conversione, dall’allevamento di bestiame alla coltivazione di soia, di decine di migliaia di ettari.
Costi piú contenuti e bassi investimenti sono gli elementi che hanno privilegiato la soiaa svantaggio della carne bovina Il governo di Cristina Kirchner ( nella foto)
rimprovera gli agricoltori di voler speculare su fattori stagionali, rinviando la macellazione I produttori accusano il governo di aver istituito il controllo sui prezzi del mercato internoe contingentato le esportazioni.