Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 14/2/2010;, 14 febbraio 2010
IL FATTO DI IERI - 14 FEBBRAIO 2003
Chissà se dopo anni di dispute e conflitti senza precedenti tra religione e progresso, qualcuno si ricorda ancora della povera Pecora Dolly, pietosamente eliminata il 14 febbraio di sette anni fa? Morta, come era nata, per mano dell’uomo e finita imbalsamata, con i suoi grandi occhi di vetro, nel Royal Museum di Edimburgo in ricordo perenne della sua strana vita da animale fotocopia iniziata in Scozia nel 1996, nella stalla laboratorio del Roslin Institute. ”Vita da cani” per la pecora più famosa al mondo, icona della ”sec onda creazione”, entrata nella storia con quel nome da star del musical affibiatole dal ”padre” scienziato Ian Wilmut e immolata sull’altare della clonazione. Sette anni senza un pascolo all’aperto, monitorata senza tregua nei capannoni del Roslin, a tratteggiare un futuro fantascientifico destinato a spostare le frontiere della medicina e dell’etic a. Piccola Dolly, docile cavia di una neogenetica sperimentale, apripista di orizzonti terapeutici inesplorati e elettrizzanti. Precocemente invecchiata, a causa del suo orologio biologico mai partito da zero, ma fissato sulla cellula originaria, morta artritica, con tutti i suoi inquietanti segreti per il futuro dell’umanità.