Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  febbraio 14 Domenica calendario

IL GIUDICE SANCETTA E LE IMPRESE CAMPANE UN FILONE APERTO A NAPOLI - NAPOLI

C´era una "white list" di imprese amiche da "premiare" anche all´ombra del Vesuvio? Era radicato a Napoli il prototipo del "sistema gelatinoso" poi esportato alla Protezione civile targata Bertolaso? Al di là di ogni suggestione a posteriori, c´è un nucleo di personaggi, di imprese e di capitali campani sullo sfondo tracciato dagli atti dei giudici di Firenze. E ci sono singolari punti di contatto con un´inchiesta in corso da oltre un anno a Napoli. Ad esempio, il ruolo di un magistrato, presidente di sezione della Corte dei Conti, Mario Sancetta, che figura sia tra gli amici sospetti degli "sciacalli" nell´inchiesta di oggi sui lavori della Maddalena; sia tra i "referenti" dell´ex provveditore alle opere pubbliche Mauro Mautone, inquisito eccellente nell´istruttoria napoletana che ha visto sfilare proprio Guido Bertolaso, lo scorso dicembre, in Procura, come «persona informata dei fatti». Una "passeggiata", per il sottosegretario: che invece, in quello stesso Palazzo, era stato messo nel 2008 sul banco degli imputati nella mega inchiesta sulla gestione illecita del disastro rifiuti, «gravata da cinici calcoli e da analisi false».
A chiamarlo due mesi fa sono quindi i magistrati che si occupano di "resistenza di cartelli" e aggiudicazioni sospette. I pm lavorano su questa ipotesi: aziende collegate a colossi industriali, anche se prive di specifici requisiti, si infiltrano negli appalti per opere pubbliche metropolitane, grazie alla ridotta trasparenza degli atti e alle scorciatoie amministrative assicurate ai settori della sicurezza e dell´emergenza. Sotto la lente finiscono le commesse per la video sorveglianza in città e provincia, telecamere installate e mai entrate in funzione; la cittadella della polizia, appalto ipotizzato e mai affidato; ed i lavori già eseguiti in alcuni commissariati. Una decina gli indagati. Importo dei progetti esaminati: decine di milioni di euro.
Il procuratore aggiunto Rosario Cantelmo, insieme con i pm D´Onofrio, Falcone e Filippelli, il 17 dicembre, ascolta per un´ora, come testimone, il sottosegretario Bertolaso. Poche settimane prima era stato a deporre, per tre ore, sempre come teste, Giampaolo Tarantini, l´imprenditore barese, nonché procacciatore di escort nelle notti disinvolte di Palazzo Grazioli.
A collegare i due testimoni, Bertolaso e Tarantini, sulla scena napoletana degli appalti è il ruolo che avrebbe ricoperto, nella corsa verso quei lavori, Enrico Intini, il manager dell´omonimo gruppo che Tarantini presenta al capo della Protezione civile, nel tentativo di farlo accreditare presso il colosso Finmeccanica, specializzato nei settori della difesa e della sicurezza. A Napoli, tuttavia, il racconto di quel contatto tra la Protezione civile ed Intini viene declinato, secondo i magistrati, in due modi diversi: per Tarantini, vennero acquisite «alcune dritte», informazioni utili ad alimentare le legittime ambizioni di Intini. Bertolaso, invece, avrebbe ribadito che nessun aiuto sarebbe stato mai elargito. «Non ho mai ordinato al signor Intini l´acquisto di una sola matita o di un cerotto», scandisce.
Per il sottosegretario dei rifiuti a Napoli, c´era già stato l´impatto più duro con la Procura. Bertolaso risulta ancora inquisito a Napoli per presunta «gestione illecita» dei rifiuti. Lo scandalo esplose con il blitz "Rompiballe, nel maggio 2008: finì in carcere Marta Di Gennaro, sua strettissima collaboratrice. Una vicenda che spaccò la Procura dopo la decisione del procuratore capo Giandomenico Lepore di stralciare la posizione del sottosegretario. Ora, per Bertolaso, si profila l´archiviazione ed il trasferimento degli atti a Roma. La coincidenza vuole che, se non fosse stato travolto dalle ombre, a decidere sarebbe stato il procuratore aggiunto di Roma delegato a quei reati, Achille Toro, oggi ritenuto presunto amico della banda di sciacalli.