Giampiero Mughini, Libero 14/2/2010, 14 febbraio 2010
IL DIZIONARIO BIOGRAFICO DI LIBERO
a cura di Francesco Borgonovo
POZZI, Moana (attrice, 1961-1994)
Sicura com’era che nessuna sua eventuale risorsa professionale avrebbe funzionato meglio del suo gran corpo femminile, una che non si tirava indietro nell’affrontare la giungla della vita e della società e che per questo nel suo campo vantava un cachet che nei suoi tempi fulgidi era quattro-cinque volte superiore a quello delle sue colleghe, la Moana Pozzi reale non aveva nulla in comune con la creatura santificata che ci viene attualmente offerta dai mass media. A cominciare da quella insapore fiction televisiva che le è stata dedicata, e da dove non traluceva nulla della sua forza, del suo fiammeggiare sessuale, della sua imperiosa determinazione nel fare quello per il quale veniva pagata: andare con più uomini alla volta e prenderne lo sperma.
Tutt’altro che santa, Moana era perfettamente laica. 1961, arrivò a Roma poco più che diciottenne. Più ancora che bella era straripante, l’aria di una che sarebbe stata perfettamente a suo agio se il gioco si fosse fatto duro. Eravamo in Italia e in Europa agli albori della diffusione della pornografia, una saga che il regista cinematografico Lesse Braun ha raccontato in una sua autobiografia di imminente pubblicazione presso l’editore Coniglio. La strada in Italia l’aveva aperta Cicciolina, indirizzata passo passo da Riccardo Schicchi. Moana, che faceva azienda a sé, andò oltre Cicciolina. Nella mia biblioteca conservo i provini dei servizi fotografici che gli faceva Schicchi e che vendeva alle riviste hard dei primissimi anni Ottanta. Moana non negava e non si negava nulla «Sai, devo far presto», mi disse una volta, «faccio un lavoro dove non si dura tanto». E voleva dire che non sarebbe durato tanto il fulgore del suo corpo. Se glielo chiedevano e la pagavano, andava a letto con chiunque. Ha scritto un libro in cui ai maschi famosi ha dato il voto, mai più di 7 su 10. Di certo non sarebbe mai andata a un incontro sessuale munita di registratore. Di certo non avrebbe mai pensato che un suo eventuale libro, in cui avesse raccontato di uomini e di sperma, sarebbe stato trattato da un qualche giornale della sinistra come un libro politico. Era Moana, non un’escort qualsiasi.