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 2010  febbraio 14 Domenica calendario

PROTEZIONE SPA, NEMICI ALL’ASSALTO


Dai nemici mi guardo io, dagli amici mi guardi Iddio, recita un vecchio detto. Ed è proprio dagli amici, ovvero dai parlamentari di maggioranza, che dovrà guardarsi la Protezione civile spa, la società a cui il disegno di legge di riforma, messo a punto dal capo del dipartimento Protezione civile, Guido Bertolaso, assegna la mission di gestire gli appalti per la ricostruzione post emergenza e i grandi eventi. Una struttura snella, che dovrebbe portare a sistema il metodo di gestione degli interventi in vigore presso la Protezione civile, consentendo, attraverso l’ordinanza emergenziale, di assegnare velocemente i lavori, senza appalti e controlli. Il ddl di riforma è atteso per mercoledì prossimo nell’aula di Montecitorio per l’inizio della discussione. Sul testo, che converte in legge il relativo decreto firmato il 31 dicembre scorso, e che ha già incassato il primo sì del senato, pesa non tanto la richiesta di ritiro del Pd («Con la spa si corrono dei rischi enormi», dice il segretario democratico, Pierluigi Bersani) e dell’Italia dei valori, ma soprattutto pesano i malumori della stessa maggioranza. Non sono in pochi, infatti, a non digerire quella che nelle retrovie è stata bollata come macchina mangia soldi. Del resto, basta guardare gli emendamenti correttivi che erano stati presentati già a Palazzo Madama, finiani e leghisti in testa, per capire qual è l’aria. Tutti emendamenti non accolti, certo, ma ora è scoppiato il caso giudiziario. E anche se sulla onestà personale di Bertolaso, coinvolto nell’indagine della procura di Firenze per i lavori alla Maddalena per il G8, tutti sono pronti a giurare, sul sistema Bertolaso per niente. Troppi poteri, troppi soldi affidati a un uomo solo, e pochissimi i controlli che possono essere esercitati sul come si assegnano le commesse e si spendono le risorse pubbliche: tutti elementi che possono dar luogo a fatti corruttivi, come ipotizza appunto la magistratura inquirente sia avvenuto alla Maddalena.

Ufficialmente, le posizioni della maggioranza sono ancora caute sulla strategia parlamentare. Quello che è certo è che si sta lavorando a trovare intese bipartisan su emendamenti che, se non sopprimere, limitino fortemente la nuova holding pubblica. «Non accettiamo di decapitare Bertolaso come vorrebbe fare Antonio Di Pietro, che ha presentato una mozione di sfiducia, però la Protezione Civile non può essere al di sopra della legge, è necessario prevedere una rendicontazione di tutte le attività», è la posizione del leader Udc, Pier Ferdinando Casini. «Valuteremo eventuali modifiche, che coniughino rapidità e trasparenza», assicura Italo Bocchino, vicepresidente dei deputati Pdl. Mario Baldassarri, presidente della commissione finanze del senato, chiede invece lo stop totale per la spa: «Non si può usare l’efficienza come pretesto per sottrarre pezzi di istituzioni alle regole del diritto pubblico. un problema di principio, di Bertolaso mi fido, ma chi verrà dopo di lui?». C’è poi l’incognita Lega, che valuta negativamente una società pubblica che lavora a 360 grandi, anche per privati. E per la quale si prospettava già la commessa dell’Expo di Milano.

Insomma, il cielo della vigilia minaccia tempesta, con qualche tuono che giunge anche dai ministri. Non tutti avrebbero applaudito con il cuore alla richiesta di rinnovare la fiducia al sottosegretario Bertolaso, formulata all’ultimo consiglio dei ministri. Il discorso è sempre lo stesso: ha troppi poteri, e spesso nel suo operare ha anche invaso campi di altri ministeri. A cui il responsabile dell’economia, Giulio Tremonti, taglia continuamente fondi. Problema, quello finanziario, che non tocca invece la Protezione civile.

Dalla sua Bertolaso ha la stima e l’appoggio incondizionato del premier, Silvio Berlusconi, e del sottosegretario, Gianni Letta. Entrambi convinti che la vicenda giudiziaria scoppierà come una bolla di sapone: « una persona per bene, che ha lavorato per il paese». Nel frattempo non si esclude che per salvare la Spa il governo alla camera debba ricorrere al voto di fiducia.