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 2010  febbraio 14 Domenica calendario

L’IMPRENDITORE: PI CORROTTI DI PRIMA, SI PAGA PER LAVORARE

MILANO’ «Il peggio che può succedere adesso è che ci mettiamo a fare i finti moralisti. A dire che quel Pennisi è un ladro, che si deve vergognare e chiusa lì. Milko Pennisi pagherà per i suoi errori. Ma per noi’ imprenditori, lavoratori dipendenti, politici’ è arrivata l’ora di guardarci nelle palle degli occhi. La corruzione oggi è peggio che nella prima Repubblica. Sta facendo marcire il Paese. O si cambia musica, o si va a fondo. Tutti».

Le parole di Paolo Galassi, presidente dei piccoli-medi imprenditori associati Confapi, suonano come l’ultima chiamata per un Paese malato. Un monito per chi fa finta di non vedere. La corruzione è un sistema? «Non c’è dubbio – risponde l’imprenditore ”. Tanto che gli investitori stranieri stanno scappando anche per questo. E guardi che pensare solo alla classica tangente sarebbe riduttivo. La stessa burocrazia messa in piedi dalle pubbliche amministrazioni spesso è una forma di tangente legalizzata imposta alle imprese per gratificare le solite lobby portatrici di voti».

Galassi rende più chiara la sua denuncia con un esempio. « Se c’è un’opera da costruire e come amministrazione pubblica mi invento una serie di consulenze obbligatorie e una pletora di commissioni e controcommissioni per valutare i progetti e fare collaudi, non ho fatto altro che creare strutture inutili per far lavorare gli amici degli amici. Intanto l’imprenditore paga. Perché più i tempi si allungano, più tu ci perdi. L’aspetto drammatico è che nessun magistrato potrebbe mai contestare nulla».

Secondo il presidente di Confapi la corruzione fatta sistema mette in ginocchio soprattutto i piccoli. «Prenda un grande appalto. Il general contractor paga per prendere il lavoro e poi subappalta. Vista la crisi che c’è in giro, i piccoli sono presi per il collo. Accettano qualunque commessa, anche con margini inesistenti. Alla fine chi ha fatto male i conti salta a gambe all’aria».

Cosa c’è dietro una corruzione dilagante? Galassi non ha dubbi. Colpa di una classe politica che ha perso di vista il bene comune. Una classe politica che ha un obiettivo su tutti: gestire il consenso, restare in sella. Facendo favori a categorie o gruppi di potere che possono garantire voti. «Sia chiaro, mi capita spesso di incontrare politici’ sia di destra che di sinistra – che hanno ben chiaro il loro ruolo sociale e cercano di rappresentarlo al meglio. Ma non è sempre così. Più spesso la politica ha un solo obiettivo: perpetuare un sistema gestendo il consenso».

Galassi divide il mondo in due. Le categorie in grado di organizzarsi e offrire in modo compatto i propri voti alla politica (ottenendo in cambio favori sotto forma di agevolazioni o politiche fiscali accomodanti). E quelle che non ci riescono perché poco numerose o disorganizzate. «Guardi che io sto pensando seriamente di scendere in piazza con i miei operai», si scalda l’imprenditore. «Il consenso delle classi sociali medio-basse, fatte in gran parte da lavoratori dipendenti che pagano le tasse fino all’ultima lira, ormai viene gestito attraverso la tv. Noi piccoli-medi imprenditori abbiamo uno scarso potere contrattuale nei confronti della politica perché siamo pochi. Così la politica ci considera un investimento a perdere».

E commercianti, tassisti, artigiani? «Garantiscono il voto proprio e quello della famiglia – conclude Galassi ”. Un pacchetto di consenso più che sufficiente a convincere la politica a essere accondiscendente».