15 febbraio 2010
Ahmed Abdel Aziz El Sayed, 19 anni. Egiziano della regione di Sharkia, terra di agricoltori vicino al delta del Nilo, arrivato in Italia, via mare, tre anni fa, amava vestire all’occidentale (di recente s’era fatto pure il piercing in bocca), viveva a Milano nel quartiere Cimiano dove lavorava da pizzaiolo arrotondando i guadagni spacciando «fumo» e spesso andava in via Padova, nota «casbah» cittadina, dove aveva molti amici
Ahmed Abdel Aziz El Sayed, 19 anni. Egiziano della regione di Sharkia, terra di agricoltori vicino al delta del Nilo, arrivato in Italia, via mare, tre anni fa, amava vestire all’occidentale (di recente s’era fatto pure il piercing in bocca), viveva a Milano nel quartiere Cimiano dove lavorava da pizzaiolo arrotondando i guadagni spacciando «fumo» e spesso andava in via Padova, nota «casbah» cittadina, dove aveva molti amici. Il pomeriggio di sabato 13 febbraio viaggiava su un autobus con due coetanei, un connazionale e un ivoriano, quando forse per un’offesa, forse per uno sguardo di troppo, scoppiò una lite con un gruppo di latinoamericani. Appena i tre nordafricani scesero in via Padova i «latinos», tra cui il dominicano Guerrero Herrera, 31 anni, musicista hip hop e dj noto col nome d’arte di Cepi, li seguirono, tirarono fuori un coltello e con quello infilzarono l’ivoriano a un braccio e l’Abdel Aziz El Sayed nel petto, squarciandogli il cuore. Dopo il delitto centinaia di arabi scesero in strada e per cinque ore presero a devastare auto, motorini, ristoranti e locali pubblici frequentati da sudamericani, mentre alcuni italiani, affacciati dalle finestre, lanciavano oggetti contro gli extracomunitari urlando «andate via». Verso le 17.30 di sabato 13 febbraio all’altezza del civico 80 in via padova, Milano.