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 2010  febbraio 13 Sabato calendario

LETTERE AL DIRETTORE: BUSCAROLI, INDRO E LONGANESI

Caro Direttore, leggo solo oggi la lunga intervista di Bruno Quaranta (Tuttolibri 6 gennaio 2010) a Piero Buscaroli. Questi vi leva un paio di vociferazioni su Montanelli e Longanesi. E ne serba una anche per me. Con gli anni si è accentuata irreversibilmente in lui quella ferma convinzione di «detenere il Vero» per cui, al Giornale, già lo chiamavamo Pierpontifex: al pari di John Pierpont Morgan che all’alba del Novecento si sbracciava nel lodare il proprio senso artistico anche quando, anziché in un prezioso quadro, inciampava nell’acquisto di una crosta.
Prima P.B. inciampa su Montanelli: similmente a quanto mesi fa ha fatto Mario Cervi («I libri della Storia d’Italia da noi firmati li ho scritti tutti io»), insinua - «a babbo morto», con Indro impossibilitato a contraddirli - che della nostra biografia Leo Longanesi (Rizzoli, dicembre 1984) «Montanelli non ha scritto un rigo, ha solo riscosso i diritti», mentre in realtà non la finiva mai d’affollare di amplissime aggiunte, tagli e correzioni ogni cartella del canovaccio di ogni capitolo che via via gli andavo presentando.
In secondo luogo ha inciampato, P.B., su Longanesi, dopo avermi accusato d’un flatus vocis che nei fatti compete esclusivamente a lui («Staglieno scrive a vanvera. Lo schiaffo a Toscanini lo diede un ragioniere colto»). In P.B. l’accresciuta vis polemica è inversamente proporzionale alla memoria. Non rammenta che su tale faccenda già discutemmo, anche per iscritto, nel marzo 1981. Ovvero quando tentai di spiegargli che, davanti al Teatro Comunale di Bologna poco dopo le 21 del giovedì 14 maggio 1931, quello schiaffone all’«antemarcia» Toscanini (candidato con Mussolini nelle liste elettorali del 16 novembre 1919) l’appioppò proprio Longanesi, come ci aveva assicurato (lo riportai in una nota) l’amministratore dell’Italiano, l’amico Carlo Simili, che in quel momento stava accanto a Leo, e perciò credibilissimo testimone oculare. Grazie per l’attenzione, caro Direttore, con viva cordialità.
Marcello Staglieno