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 2010  febbraio 13 Sabato calendario

SPORT VILLAGE A RISCHIO TEVERE

Una volta certe porcheriole si facevano con un filo più di classe. Appalti truccati e concessioni edilizie fasulle sono una ben nota tradizione nazionale, dai tempi dei Savoia giù giù fino ad oggi. Ma almeno un tempo ci si dava da fare, si tribolava per tentare di nascondere le tracce, per rendere almeno un pochino difficile il lavoro di chi aveva la scortese intenzione di mettere il naso in un bell’affare losco. E invece. E invece questa storia del Salaria Sport Village fa quasi ridere per quanto i protagonisti, Angelo Balducci, suo figlio Filippo, l’imprenditore-faccendiere Diego Anemone abbiano alla luce del sole violato una quantità di regole senza neanche provare a far finta di comportarsi correttamente. E mettendo insieme i pezzi della storia, ci si chiede come abbia potuto il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, che aveva nominato Balducci e poi Claudio Rinaldi commissario delegato alle opere pubbliche e private dei Mondiali di Nuoto del 2009, «coprire» in modo così tranquillo un’operazione economica che per giunta metteva e ancora mette in grave pericolo di inondazione chissà quante migliaia di persone nella città di Roma.
Ecco i pezzi di questa straordinaria storia italiana. Quello che era il glorioso centro sportivo della Virtus Banca di Roma di Settebagni, tra il Tevere e la Salaria, viene trasformato nel dicembre del 2004 nel «Salaria Sport Village». I proprietari, attraverso due fiduciarie, sono Filippo Balducci, 30 anni, giovane virgulto del presidente del Consiglio dei Lavori Pubblici Angelo Balducci (nominato da Berlusconi nel 2005) e da Diego Anemone, il costruttore arrestato l’altro giorno, che a dire tutti è poi colui che gestisce veramente il centro. Il posto è bello, tanto più che è costato solo qualche milione di euro. Ma ci vorrebbe «qualcosa» per renderlo davvero profittevole: questo «qualcosa» è la possibilità di ampliarlo.
Il progetto è davvero imponente: 38 milioni di euro di investimento, 161mila metri cubi costruiti, una nuova piscina olimpionica coperta da 10 corsie, una da 25 metri coperta e una uguale scoperta, 41 stanze di foresteria-albergo, un ristorante. Tanti soldi da rischiare. Per fortuna - incredibile, no? - il 29 dicembre del 2005 papà Angelo Balducci diventa commissario straordinario per i Mondiali di Nuoto. E visto che servono strutture per gli allenamenti dei nuotatori, guarda tu com’è come non è il Salaria Sport Village del figliolo Filippo sembra proprio perfetto. Ecco così che Balducci figlio e Anemone nel febbraio del 2007 presentano la loro candidatura. Papà la accoglie, ci mancherebbe. Anche perché una volta inserito nella lista delle opere dei Mondiali, il Salaria Sport Village può accedere ai finanziamenti a tasso agevolatissimo erogati dal Credito Sportivo.
Ma c’è un ma. Destino maledetto: il centro sportivo ahimè sta sul biondo Tevere, un’area alluvionale, classificata dall’Autorità di bacino a rischio esondazione. Nel senso che quando piove molto, e il fiume si ingrossa minaccioso, quello è un pratone che si riempie d’acqua, proteggendo così le zone abitate. C’è un altro ma: la zona dove Balducci-Anemone vogliono costruire è sottoposta a vincolo paesaggistico, a vincolo idrogeologico, ai vincoli del Piano regolatore. Deve restare un pratone, perché altrimenti il fiume si arrabbia quando arriva l’onda di piena. Del resto poche settimane fa si è visto, il Tevere si è pappato un pezzo del campo di calcio, il cantiere è diventato un lago. Arrivano anche gli esposti degli ambientalisti, dei Verdi e di Italia Nostra. «Una delle pagine più buie e scandalose dell’urbanistica romana, o meglio dell’aggressione che è stata fatta al territorio», accusa il presidente dei Verdi Angelo Bonelli.
Un rimedio si trova, però. Babbo Angelo non può deludere il giovane Filippo, e il suo amico Diego Anemone, così gentile, anche se al posto di Angelo Balducci come commissario straordinario dei Mondiali c’è Claudio Rinaldi. Rinaldi, sfidando proteste, esposti, il «no» di Comune e Provincia, indagini della procura, il sequestro degli impianti deciso a maggio, in soli cinque giorni conferma il rilascio delle autorizzazioni. Come? Perché l’Autorità di Bacino - a sorpresa - concede i pareri positivi idrogeologici. Tanto sorpresa non è: il segretario generale di questo organismo è l’ingegner Roberto Grappelli, che nello stesso momento integra il suo reddito in qualità di collaudatore delle opere del G8 della Maddalena (ora Grappelli è presidente della Metropolitana di Roma). Del resto, sempre in quel momento Angelo Balducci è «soggetto attuatore» per conto di Guido Bertolaso dei ricchi appalti alla Maddalena. Appalti - oh, la coincidenza! - che sono finiti in mano alla ditta di Diego Anemone. La ciliegina sulla torta è una bella ordinanza della Presidenza del Consiglio, che il 26 settembre 2009 ribadisce la legalità dei poteri concessi ai supercommissari di Bertolaso e sana tutte le irregolarità commesse. «Se la prendono nel c... - festeggia Diego Anemone - l´atto ha effetto di sanatoria».
Roberto Giovannini