LEANDRO PALESTINI, la Repubblica 11/2/2010, 11 febbraio 2010
DALLA ANNUNZIATA ALLA GABANELLI RIVOLTA CONTRO L’EDITTO - ROMA
Aria di rivolta tra i conduttori dei programmi di informazione della Rai. Quelli toccati dal provvedimento della Commissione di Vigilanza e non solo.
Ieri, a Roma, alla Federazione della stampa, è andato in onda "l’orgoglio del Servizio pubblico". Milena Gabanelli e Lucia Annunziata, Giovanni Floris e Michele Santoro, Riccardo Iacona e Andrea Vianello, dopo aver espresso la loro preoccupazione per una Rai imbavagliata alla vigilia di una importante consultazione elettorale, hanno dato una sorta di "ultimatum" ai vertici aziendali: entro due giorni bisogna fare qualcosa di concreto, la Rai deve impugnare il provvedimento prima che le norme saranno pubblicate dalla Gazzetta Ufficiale. Sarebbe un «punto di non ritorno» dicono in coro. Le regole della Vigilanza «degne di una democrazia autoritaria». A sostegno della protesta, arrivanoi consiglieri (di sinistra) Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten.
Lo sciopero? una via da percorrere per il sindacato (FnsiUsigrai), ma i tempi sono lunghi, le regole aziendale prevedono un primo incontro detto "di conciliazione",tra cinque giorni, ma soltanto tra sedici giorni si potrà fissare la giornata di protesta.
Quindi, Carlo Verna e Roberto Natale pensano che si debbano percorrere anche altre vie, coinvolgere il presidente Rai, Paolo Garimberti e il direttore generale Mauro Masi. Si accarezza l’ipotesi di organizzare una manifestazione «in nome della libertà di informazione» sulla scia di quella che si è già svolta, con successo, lo scorso 3 ottobre nella capitale.
Giallo sulla fulminea approvazione da parte della Vigilanza, nella serata di martedì, di regole che il relatore Marco Beltrandi (radicale eletto nelle file Pd) aveva già tirato fuori. un caso che i rappresentanti Pdl abbiano preso la palla al balzo? C’è chi giura che a dare l’okay definitivo sia stato il presidente del Consiglio, lo stesso che ieri liquidava come «trasmissioni pollaio» Ballarò, Annozero e le altre incappate nel nuovo "editto di San Macuto": dal nome del palazzo romano in cui si riunisce la Vigilanza Rai. Intanto, alla Federazione della stampa si parla di aperta «invasione di campo». Lucia Annunziata rivela di aver già interpellato un insigne costituzionaliste e ne riporta il giudizio: «Se queste norme fossero applicate a una proposta di legge, sarebbe dichiarata di sicuro incostituzionale». E nel chiedere fermezza e unità ai colleghi, assicura che non farà passi per andare in onda con la sua creatura, In 1/2 ora: «Per quello che mi riguarda, non accetterò alcuna trattativa privata sulla mia trasmissione». Altrettanto fermo Giovanni Floris ( Ballarò) che usa una metafora per spiegare quello che sta succedendo al Servizio pubblico. «Si assiste a una bulimia dei partiti.
La politica tenta di inghiottire definitivamente la Rai. Non so dove porterà una impostazione di questo genere. Ma è chiaro che si punta a una precisa tipologia di trasmissioni, a una certa fascia oraria che viene svuotata dea suo pubblico», avverte il giornalista.
Andrea Vianello ne fa una questione di principio: «Forse non sarò toccato, ma se parlando di influenza devo parlare del ministro della Sanità cosa faccio?».
Bruno Vespa ( Porta a porta) e Gianluigi Paragone ( L’ultima parola ), etichettati centrodestra, non sono intervenuti, ma hanno mandato messaggi preoccupati per la situazione che si è venuta a creare e che può ledere anche i loro spazi. Paragone ribadisce: «Io non ho mai tollerato la par condicio». Riccardo Iacona e Milena Gabanelli vedono seri rischi per le loro inchieste (scomode) che spesso sfociano in territorio politico, per l’inevitabile contaminazione degli amministratori. La Gabanelli pone un problema di metodo: «Visto che il signore che ha proposto queste norme in Vigilanza non è un esponente del governo, vogliamo chiederci come vengono fatte certe nomine?».