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 2010  febbraio 11 Giovedì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "PAR CONDICIO"Qualcuno lo ha accusato di furbizia: il dare più spazio alla cronaca che alla politica è stato il modo di affrancarsi dalle pressioni del suo editore, che si chiama Silvio Berlusconi

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "PAR CONDICIO"

Qualcuno lo ha accusato di furbizia: il dare più spazio alla cronaca che alla politica è stato il modo di affrancarsi dalle pressioni del suo editore, che si chiama Silvio Berlusconi. Non sarà facile percorrere una via diversa. E comunque, così facendo, Mentana si è liberato di quell’indecenza che si chiama pastone e dalle litanie dei ”panini” e della finta par condicio. A differenza di molti suoi colleghi, ha capito che anche in tv l’unica forza cui aggrapparsi è la credibilità. Un fantasma cui è bene credere e utile affrontare» (Aldo Grasso, ”Corriere della Sera” 12/11/2004).

[Jader Jacobelli] Nel 1986 diventò consulente della commissione di Vigilanza sulla Rai. Poi, nel 1996, era stato chiamato a presiedere l’Unità di garanzia elettorale della Rai istituita per far rispettare la par condicio. […] E con la par condicio: ”Invece di disciplinare i comportamenti elettorali della tv l’ha legata impedendole di fare la propria parte. Colpa della tv stessa che non si è saputa dare, giocando d’anticipo, un’autodisciplina più funzionale e ha consentito che i suoi più noti conduttori, preoccupati di fare il pieno di audience, proclamassero su tutte le reti di non accettare alcuna regola” [...]» (Paolo Conti, ”Corriere della Sera” 21/3/2005). Si deve a una persona corretta come Jacobelli l’introduzione del famoso ”criterio paritetico” o ”par condicio”, che doveva rendere tutti i partiti uguali agli occhi degli italiani. Anche se era difficile essere uguali, per partiti che erano disuguali, per una Dc che allora aveva in mano Viale Mazzini (Aldo Grasso, ”Corriere della Sera” 21/3/2005). Ma lo scandalo-scandalo erano la mancanza di retroscena velenosi e l’assoluta par condicio. Ma ogni puntata, soprattutto in zona elettorale, aveva sale e pepe: i leader preparavano con puntiglio gli appuntamenti e i giornalisti non improvvisavano comizietti di comodo (Dino Basile, ”Avvenire” 22/3/2005).

«Pretendere da Emilio Fede il rispetto della par condicio sarebbe come insegnare a un gatto ad accarezzare un canarino: fatica sprecata. L’istinto è quello, c’è poco da fare, e poi c’è una vecchia partita aperta con il Garante. Una volta, quando fu obbligato da un’ingiunzione dell’Authority a dare spazio anche a Prodi, il sanguigno direttore del Tg4 tirò fuori dal suo archivio tutte le foto peggiori del leader ulivista, quelle con le smorfie più grottesche e quelle con le inquadrature più beffarde, e ogni volta che ne mostrava una faceva un inchino alla par condicio. [...] Naturalmente Fede se ne infischia, delle bacchettate inflitte al Tg4 [...] applica rigorosamente il criterio del 50 e 50. La metà del tempo a parlar bene di Berlusconi e l’altra metà a parlar male di Prodi. [...]» (Sebastiano Messina, ”la Repubblica” 15/2/2006).

[Falomi] Nel corso della campagna elettorale 2001 «[...] ha presentato al Garante delle comunicazioni due esposti contro Studio Aperto e uno contro il Tg4 [...] vera bestia nera del centrodestra: al punto che, oltre agli interventi sulla violazione della par condicio,

Dal ’93 il dizionario Zingarelli è aggiornato ogni anno con parole nuove. Alcuni termini inseriti negli anni: ”par condicio” (’95)
"la Repubblica" 30/9/2003.

Nel 2002, però, Forza Italia ha dovuto sborsare più di 36 milioni di euro. "Spendiamo in propaganda" si giustifica Crimi "perché con questa legge sulla par condicio ogni volta che il presidente parla ci sono almeno dieci repliche degli altri. E non si riesce a comunicare".
Marina Martinetti, "Economy" 19/3/2004

Par condicio. Ragionamento di Berlusconi (sabato 11 dicembre, al comizio per il "No Tax Day" di Mestre) sulla par condicio, che la Casa della Libertà intende abolire: "Chi va alle urne segue lo stesso processo decisionale di una massaia quando va al supermercato e stende la mano per prendere un certo tipo di olio e pasta, E allora è mai possibile che il partito di maggioranza relativa debba avere gli stessi spazi tv di Pensionati e Umanisti?".
Vanity Fair 18/12/2004

Massimo D’Alema commenterà su La7 le regate della Coppa America 2007. Tronchetti Provera: «So che per la par condicio ci sono contatti anche con politici del centrodestra» (si parla del ministro di Grazia e Giustizia Roberto Castelli).
a. s., ”la Repubblica” 16/3/2005;

quali nuovi Montalbani ci aspettano in tv?
ZINGARETTI. «Due sono già pronti: Il giro di boa e Par condicio, tratto da due racconti della raccolta Un mese con Montalbano.
La Stampa 01/09/2005, pag.24 Maurizio Assalto

A meno che non si aderisca all’idea di Berlusconi di prolungare la vita di questo Parlamento di quindici giorni (questo gli consentirebbe di ritardare l’entrata in funzione della legge sulla par condicio e quindi di continuare ad apparire in tv fino a metà febbraio) oppure che i costituzionalisti non trovino il cavillo che consente di far lavorare comunque un Parlamento chiuso, per l’esame di una legge che il Quirinale ha respinto, non per sua colpa, in extremis.
Vanity Fair 16/1/2006

Ciampi. Il contrasto Ciampi-Berlusconi deriva da questo: 1. Ciampi è nel semestre bianco, cioè gli ultimi sei mesi di carica. In questo periodo la Costituzione gli vieta di sciogliere anticipatamente le camere; 2. Sciogliere il 29 gennaio, come concordato in autunno con governo e partiti, è comunque un anticipo; 3. Berlusconi aveva dunque formalmente ragione a chiedere che le camere restassero aperte fino all’11 febbraio; 4. Ciampi ha dovuto firmare il decreto di scioglimento per l’11 febbraio, perché non poteva fare diversamente. Ha preteso però di leggere prima (perché non si fida) il decreto del governo che fissa la data delle elezioni al 9 e 10 aprile. Berlusconi aveva infatti ventilato la possibilità di indire le elezioni a maggio, nello stesso momento in cui le Camere riunite dovranno scegliere il successore di Ciampi; 5. La legge sulla par condicio dice che da quando vengono convocati i comizi elettorali non si può più andare in tv. I comizi elettorali vengono convocati dopo lo scioglimento delle Camere. Poiché le Camere resteranno aperte fino all’11 febbraio, Berlusconi avrà disponibili due settimane in più di apparizioni televisive; 6. Per arginare le presenze di Berlusconi in tv, Ciampi ha scritto al presidente della Commissione parlamentare di vigilanza, chiedendogli di adoperarsi affinché, anche prima dello scioglimento delle Camere e della convocazione dei comizi, sia garantita la parità di presenza televisiva a tutte le forze politiche. A questa lettera seguirà un indirizzo dell’Autorità per le comunicazioni che, di fatto, anticiperà l’entrata in vigore della par condicio. Il dubbio che, in questo modo, Quirinale e Autorità per le comunicazioni forzino, come minimo, la legge a significati imprevisti, è legittimo. Forza Italia, infatti, ha emesso una nota durissima verso il Quirinale. dunque senz’altro in atto uno scontro istituzionale senza precedenti tra capo del governo e capo dello Stato.

[Lucio Malan] era a lui che il Cavaliere aveva affidato il progetto di ridisegnare la par condicio.
Parrini 9/2/2006

[Chiara Ottaviano] «Le campagne elettorali si sono allungate, perché la legge sulla par condicio in Tv limita gli spazi a disposizione. Così chi ha fondi sufficienti, si muove per tempo rivalutando proprio il manifesto, che torna a essere l’ideale per guadagnare in visibilità con largo anticipo.
MACCHINA DEL TEMPO MARZO 2006

L’Autorità per le Comunicazioni ha ammesso che trasmettere il discorso del presidente del Consiglio al Congresso [Usa] da parte del Tg5 non è stata una violazione della par condicio, data l’eccezionalità dell’evento. Insomma, Berlusconi è riuscito a farla da protagonista in tv anche questa settimana.
Vanity Fair 26/3/2006

E invece ai preziosi elettori, sintonizzati da casa, è stata inflitta una tortura a telecamera fissa, eccitante come il premio della critica al festival del cortometraggio di Timisoara. E la scenografia era adeguata alla copertura dell’evento: tutto bianco e trasparente, come la sala d’aspetto di una clinica della Svizzera tedesca; e i candidati, e con loro i tre giornalisti, erano impeccabili nella divisa da pranzo della cresima. Il tutto vivacizzato dalla rigidità dei tempi concessi alle domande e alle risposte: undici cronometri, piazzati sulle pareti, sulla scrivania e persino sui braccioli delle poltrone degli sfidanti, dovevano essere le sentinelle della par condicio. E quando Berlusconi sforava allegramente di dieci secondi, il brivido si concretizzava nell’intervento del depresso Mimun, che inesorabile puntava la penna contro l’autore dell’infrazione, roba da vigile urbano più che da giornalista di razza.
La Stampa 15/03/2006, pag.5 Mattia Feltri

Bayrou è stato abile nel denunciare il circo mediatico, il meccanismo dei sondaggi, l’occupazione degli spazi televisivi dei due maggiori candidati, la «berlusconizzazione» della vita politica. Risultato? La ribalta per Sarkozy e la Royal, le briciole per gli altri. Di par condicio televisiva nemmeno a parlarne, come se il «bipartitismo» non fosse un modello politico, ma un «obbligo».
Massimo Nava, Corriere della Sera 30/1/2007

Alain Duhamel (una simpatia per Bayrou che gli è costata le partecipazioni televisive in nome della par condicio)
Massimo Nava, Corriere della Sera 9/3/2007

Nessuno, però, si è mai lagnato tanto di questi lacci e lacciuoli quanto Berlusconi, nonostante contasse nella sua seconda Era azzurra su un numero di seggi mai visto. Perdeva le elezioni? Diceva: " un voto dovuto agli effetti distorcenti della cosiddetta "par condicio" e dall’essere il Capo del Governo il bersaglio di tutti gli attacchi e di tutte le aggressioni dell’opposizione e dei suoi media con un "effetto parafulmine" a vantaggio degli alleati".
Gian Antonio Stella, Corriere della Sera 31/5/2007, pagina 1.

Ségolène ha provato a moltiplicare la sua presenza in tv organizzando un dibattito, l’altra sera, col terzo arrivato, François Bayrou. Una novità assoluta, resa possibile dal fatto che i francesi non hanno una legge sulla par condicio, ma che finora non è servita: i sondaggi, ancora ieri mattina, davano Sarkozy in vantaggio per 52 a 48.
GdA Gazzetta 2/6/2007

Intanto, si parla di par condicio alle primarie [del Pd]: per liste e candidati proibita la pubblicità sui mass media
La Repubblica 25/07/2007, pag.13 Giovanna Casadio

Deborah Bergamini, direttore dell’area Marketing Strategico e Business Development della Rai, consigliere di amministrazione di Rai Trade e di new.co Rai International, ampi poteri e facoltà di esercitare il diritto di censura e il controllo della par condicio.
Parrini 22/11/2007

Com’è naturale, Sanremo dovrà tener conto della campagna elettorale. «Gestire il Festival in piena par condicio? Siamo molto sereni. Sarà una bella prova di equilibrio», commenta Pippo Baudo
Libero 9 febbraio 2008, ALESSANDRA MENZANI

Neppure il Festival di Sanremo è esente dalla par condicio. Anzi, soprattutto il Festival non lo è. Attenzione ai testi delle canzoni, polemiche ancor prima di cominciare, liberatorie da firmare. Stasera parte la kermesse condotta da Pippo Baudo e Piero Chiambretti e chiunque salirà sul palco del Teatro Ariston dovrà firmare una liberatoria. Ospiti, cantanti, attori, conduttori devono dichiarare di astenersi «da qualsiasi affermazione o comportamento che possa, direttamente o indirettamente, influenzare o orientare il voto degli elettori, fornire indicazioni di voto o manifestare preferenza di voto» e di astenersi pure «dal formulare qualsiasi riferimento alle menzionate elezioni». Come si vede il documento è molto restrittivo ed è difficile pensare che durante tutta questa lunga settimana, con più di tre ore di spettacolo ogni sera (più il Dopofestival), e tutti gli occhi puntati sull’Ariston, non ci sarà qualche inciampo e qualcuno che griderà al mancato rispetto della par condicio.
Baudo sornione dice che se questo «crea suspense attorno al Festival, ben venga», poi però liquida come «gratuite» le accuse di un Festival pro-Veltroni (il quotidiano Libero
ha scritto che 12 canzoni su 34 hanno «testi schierati a sinistra e politicamente corretti»).
Pippo ricorda che la selezione dei brani è avvenuta ben prima della caduta del governo e sottolinea che «non c’è stata alcuna censura» e «non ci sono canzoni di destra o di sinistra. I temi sociali interessano l’intera società italiana». La prende più alla leggera Chiambretti, suo partner, che sui temi politici ci scherza eccome, par condicio sì, par condicio no. Ieri alla presentazione del Festival ha esordito: «We can, we can. Io sono come Obama, Pippo Hillary. Sarà un Festival delle larghe intese. Se nel Pd possono coesistere Pannella e la Binetti, possiamo coesistere io e lui. Nel primo punto del nostro programma c’è il ponte sullo stretto di Messina per avvicinare Baudo a Del Noce». […] c’è pure Emilio Fede. Qualcuno ha insinuato che la sua sola presenza violerebbe la par condicio.
Maria Volpe, Corriere della Sera 25/2/2008

Libero, che titola "Sanremo canta per Veltroni" accusando Baudo di fregarsene della par condicio. « un´accusa gratuita, abbiamo scelto le canzoni prima che fosse sciolto il Parlamento» replica Baudo «E in ogni caso la disoccupazione, i licenziamenti, i problemi sociali interessano sia la destra che la sinistra. Però se questo serve a creare un clima di suspense, ben venga». Stasera si alza il sipario
Silvia Fumarola 25/2/2008

Chiambretti estrae dalla tasca la liberatoria che tutti hanno dovuto firmare prima di salire sul palco del teatro Ariston per garantire il rispetto delle regole della par condicio. «Firmi Baudo – lo incalza Chiambretti – sia Clemente, non faccia Casini». E ancora: «Faccia il Cavaliere fino in fondo ». Non ha mezzi termini Piero: «Questo è stato etichettato come Festival comunista. Abbiamo le prove del passato di Baudo». Insomma, il gioco è fin troppo svelato. Ma funziona.
Maria Volpe 26/2/2008

Si firma, come da molti anni a questa parte, andando in tv sotto elezioni, una liberatoria che mette la Rai al riparo da violazioni della par condicio. Jovanotti si asterrà dal cantare l´inno del Pd, è evidente.
Concita De Gregorio

[Jovanoytti] Ha firmato la liberatoria per l´Ariston?
«Sono un adulto responsabile, non devo mica firmare un foglio per avere il controllo di quello che dico».

[Bruno Vespa] Si sente ingabbiato dalla par condicio? «Se la par condicio serve a garantire la presenza a tutti, mi pare giusto. Ma che debba bloccare una campagna elettorale, mi pare una follia. Come si può pensare che in una trasmissione un partito che non ha nessuna rappresentanza parlamentare debba avere lo stesso spazio di Veltroni e Berlusconi?». Quindi la legge andrebbe rivista? «Sì». Perché non ci ha ancora regalato i faccia a faccia che tutti vorrebbero vedere? Fini-Santanchè, BerlusconiDi Pietro, Casini-Fini... «Perché per fare i faccia a faccia, oltre al moderatore, ci vogliono i duellanti». Sta dicendo che lei glielo ha proposto e loro non hanno accettato? «Ci ha pensato il presidente della Vigilanza Rai a tagliare la testa al toro, dicendo no ai confronti». Ma non tutti sono candidati premier. «Mi sono trovato in una condizione imbarazzante. Io vorrei farli i duelli, ma il presidente della Vigilanza Rai, Mario Landolfi, non vuole».
Libero 14 marzo 2008, BARBARA ROMANO

nei tg Rai, Mediaset e Telecom Ferrara è il candidato che ha avuto meno spazio di tutti: quattordicesimo sui quattordici censiti dall’Autorità di garanzia nelle comunicazioni (...) Quella par condicio che censisce la lista pro-life all’ultimo posto dell’informazione televisiva pubblica e privata ci vieta oggi di raccontare le previsioni di voto elaborate dagli istituti specializzati in sondaggi. Ma possiamo garantire che non è secondo quel metro che un Ferrara vale meno delle varie liste ”Per il bene comune”, ”Unione democratica consumatori”, ”Forza nuova”, ”M.e.d.a.”, ”Lista dei Grilli parlanti”, ”Sinistra critica”, ”Partito liberale italiano”, ”Partito comunista dei lavoratori”, e così via. Lui vale meno perché uno dopo l’altro i possibili angeli custodi l’hanno scaricato.
Franco Bechis, ItaliaOggi 1 aprile 2008

[Di Pietro] Non per questo rinuncio alle mie battaglie. Col suo conflitto di interessi, il controllo globale dell’informazione e la sua idea di giustizia Berlusconi è un pericolo. Il suo ritorno è l’avvento della dittatura dolce, vuol riformare la legge sulla par condicio e andare alla resa dei conti con la magistratura.
Corriere della Sera 20 aprile 2008, Monica Guerzoni

[Mimun] E la par condicio?
«Sono assolutamente contrario: chi fa il nostro mestiere dovrebbe essere libero di raccontare quello che vede e sente. Visto che c’è, però, la rispetto».
Vanity Fair 5 marzo 2008, Sara Faillaci

la direzione Comunicazione politica (quella che si occupa di par condicio)
Libero 1 giugno 2008, SALVATORE DAMA

Pierluigi Diaco l’aveva attaccata: «Dal maggio 2008 è deputato europeo. Ritengo lecito chiedere alla Rai se la partecipazione dell’on. Iva Zanicchi al prossimo festival di Sanremo non leda la par condicio in vista delle prossime elezione europee». L’Aquila di Ligonchio: «La par condicio? A Sanremo vado gratis e solo come cantante. Non intendo usare il Festival come vetrina politica e non ho deciso se mi ricandiderò. Non mi sono posta il problema delle europee perché la par condicio scatta 40 giorni prima delle elezioni e quindi non riguarda il festival».
Gianni Poglio, Panorama 12/2/2009;

[Alessandra Mussolini] Pecore. Quella volta che portò due pecore nere davanti al cavallo della Rai. «Per dire: ”Voi considerate il popolo come un gregge» (ce l’aveva con la legge per la par condicio alle ultime europee, che «mirava alla distruzione de piccoli partiti»).
Claudio Gabelli Fioretti intervista Alessandra Mussolini, Se ci fosse ancora lui, Aliberti editore, 2009, 123 pagine, 12 euro.

Negli ultimi giorni il premier ha imperversato sui teleschermi con decine di monologhi negli studi di emittenti pubbliche e private, violando le regole della par condicio, perlopiù intervistato da suoi dipendenti genuflessi.
http://www.elpais.com, marco travaglio 6.6.9

Ieri sera, dopo gli ultimi appelli dei candidati (in spregio alla par condicio Ahmadinejad ha potuto parlare in tv per 20 minuti, Moussavi 103 secondi, Karrubi 76 e Rezai 70)
Vanna Vannuccini, la Repubblica 12/06/2009

a censura del trailer di "Videocracy" (pronunciato così così) su Rai e Mediaset gli sembra un assurdo: «Pretendono la par condicio. Ma siamo matti: come se gli indiani avessero chiesto più spazio quando uscì Ombre rosse».
GOFFREDO DE MARCHIS, Repubblica 28/8/2009

Ma la prova provata - qualcosa che funziona meglio della prova del nove a scuola - dell’assoluta mancanza di colonizzazione del centrodestra nell’informazione radiofonica è Radiorai. Luogo dell’etere dove chi usa i bilancini della par condicio viene immedi atamente etichettato come filoberlusconiano. E chi fa politica unilaterale come super partes. Testimonianza vivente di tutto ciò è Bruno Socillo, capo della radiofonia Rai, che, quando dirigeva Radiouno, veniva attaccato dai comitati di redazione tre volte al giorno, prima e dopo i pasti. Quando gli è subentrato un professionista di area centrosinistra come Antonio Caprarica, il cdr è apparso meno spesso di Mina in televisione.
Così capita che la rassegna stampa più ascoltata, Prima pagina di Radiotre, alterni sì le voci settimanalmente, ma che le voci alternate (alcune delle quali al secondo o terzo giro, dimostrando se non altro una non grandissima fantasia), siano più spesso di centrosinistra che di centrodestra. O, almeno, lascino quest’impressione.
Radiouno, può contare su una serie di bastioni moderati: dal Comunicattivo di Igor Righetti, a Radiocity di Stefano Mensurati a Zapping di Aldo Forbice, a qualche altra isola non di sinistra. Ma, contemporaneamente, Ho perso il trend di Bassignano ed Ezio Luzzi non è certo un covo di fans del Cav., Ultime da Babele di Giorgio Dell’Arti non risparmia fendenti a nessuno e, fino a poche settimane fa, persino le domande delle interviste ai cantanti di Village e Radiouno musica avevano sfumature rosso carminio.
Massimiliano Lussana, il Giornale 15/09/2009

[Vespa] Quindi inviterà altri esponenti del Pd e del­l­’Idv?
«I partiti non si identificano solo con i loro se­gretari » .
E nel caso di un’alzata di scudi, di un «no» generalizzato delle opposizioni, come farete con la par condicio?
«Io affronto i problemi quando si manifestano. Per rispettare la par condicio è comunque indi­spensabile che si sia in due».
Paolo Conti, Corriere della Sera 17/09/2009

[Berlusconi] Poi, affronta il tema caldo delle Regionali. Un appuntamento per cui sarebbe utile modificare prima la par condicio e presentarsi alleati con l’Udc
Vincenzo La Manna, Il Giornale 09/10/09

Certo, il premier è incontentabile. Quando ha incontrato il capo dell’Udc prima ha prova­to a chiedergli un appoggio per la modifica della «par condicio», sentendosi rispondere picche.
Francesco Verderami, Corriere della Sera 21/11/2009

Né il Pdl sembra ancora apprezzare le potenzialità pubblicitarie della Rete, visto che alle ultime elezioni le inserzioni on line e i banner (permessi dalla legge sulla par condicio) hanno visto i candidati e le liste del centrodestra investire meno di un quinto rispetto ai competitor del Pd e dell’Idv.
Alessandro Gilioli, L’Espresso, 29 dicembre 2009

[Gialappa’s] E all’azienda sono rimasti più che fedeli in questi anni. Con un solo screzio, datato aprile 2004, quando in piena campagna elettorale per le europee, la mannaia della par condicio falcidiò i contenuti della loro ”Mai dire domenica”, provocando la protesta di uno dei tre, Santin, che tuonò: «Perché noi censurati ed Emilio Fede che sbeffeggiava Lilly Gruber lasciato libero?».
Franco Bechis, Libero 26/1/2010

a par condicio, quel complesso di lacci e laccioli che imbrigliano ogni possibile dibattito. [Dago]
1/2/2010

Altri pensieri. «In ossequio alla par condicio penso tutto e il contrario di tutto» (Altan).
Altan, L’Espresso 5/4/2001