Claudia Fusani, l’Unità, 2/2/2010 (settima puntata), 2 febbraio 2010
TUTTI I PROCESSI DEL PRESIDENTE /7 - IMI SIR MONDADORI
Ci sono storie che non finiscono mai. Per raccontarle ci vorrebbero raccolte intere, edizione cofanetto, strenna natalizia con fiocco rosso. Se i processi del presidente sono un’epopea iniziata sedici anni fa, non c’è dubbio che quello Imi-Sir/Lodo Mondadori sia, di questa epopea, il cuore e il plot, il paradigma e il Dna. Per vari motivi. Per i tempi, prima di tutto: l’inchiesta penale comincia nel 1995, si chiude in Cassazione nel 2007 ma sul fronte del civile è ancora aperta con i 750 milioni di risarcimento che Fininvest deve alla Cir di Carlo De Benedetti, Berlusconi è al governo dal 2001 al 2006 e lo è di nuovo dal maggio 2008, date da tenere sempre presenti perché ”complici” di artifici di legge voluti per bloccare fonti di prova (legge sulle rogatorie), modificare i reati (falso in bilancio) o scansare i giudici (legittimo sospetto). Per i personaggi, poi: la teste Omega, l’avvocato Stefania Ariosto, ai tempi giovane e bionda fidanzata di Vittorio Dotti, uno dei legali del premier, che ebbe la sfortuna di capire quello che avveniva sotto i suoi occhi - passaggi di tangenti - e il coraggio di raccontarlo, gli imputati, una combriccola di insospettabili avvocati e magistrati che tenevano la Capitale in pugno aggiustando sentenze in cambio di mazzette. Insomma, una galleria di personaggi che ha saputo fissare momenti memorabili nelle aule della quarta sezione penale del tribunale di Milano. Per esempio, la calma glaciale del presidente Carfì che in tre anni affronta e respinge per otto volte ogni tipo di allusione, attacco e ricusazione. O come quando l’allora onorevole avvocato Ignazio La Russa, legale di Previti (tutto si tiene sempre, nella compagnia di giro degli amici di Berlusconi), insegue fuori dall’aula la teste Omega che replica secca «lei non può trattarmi così!» prima di svenire davanti ai bagni del tribunale. O, ancora, la limpidezza con cui l’ex ministro Previti e i suoi sodali ammisero in aula: «Ebbene sì, siamo evasori fiscali: e allora?». Ecco, un processo così. Di cui è necessario chiarire un paio di passaggi. Il primo: Berlusconi, unico tra tutti gli imputati (per il Lodo) a cui è invece contestata la corruzione in atti giudiziari, è accusato di corruzione semplice, reato commesso nel 1991 che il 25 giugno 2001, data del rinvio a giudizio, risulta prescritto grazie alle attenuanti generiche. Ma Berlusconi - come dirà molti anni dopo (3 ottobre 2009) il tribunale civile - è il convitato di pietra di tutta la faccenda, colui nell’interesse del quale è stato voluto l’”aggiustamento” della sentenza. Il secondo passaggio: nel 2002 vengono riuniti in un unico dibattimento due processi diversi, quello per il Lodo Mondadori e quello per il risarcimento miliardario dell’Imi agli eredi Rovelli, già proprietari della Sir, le raffinerie sarde. Definiti contesto e passaggi processuali, sono necessari gli antefatti. Al centro dell’inchiesta Imi-Sir ci sono i 66 miliardi di lire - più di 34 milioni di euro - versati nel 1994 dagli eredi del petroliere Nino Rovelli agli avvocati Previti (21 miliardi), Pacifico (33) e Acampora (13) per corrompere i giudici romani Squillante, Verde e Metta, chiamati ad aggiustare la causa tra la Sir e l’Imi. Operazione andata a buon fine visto che gli eredi Rovelli intascano mille miliardi da quella sentenza a loro favorevole. Un’altra sentenza aggiustata riguarda il Lodo Mondadori. La guerra tra De Benedetti e Berlusconi per il controllo della Mondadori scoppia nel 1989, a novembre. Il gruppo editoriale è, in quel momento, in mano a tre soggetti: Cir, famiglia Formenton (eredi Mondadori) e Fininvest. Carlo De Benedetti, amico del defunto Mario Formenton, ha un contratto con la famiglia in base al quale entro il 30 gennaio 1991 i Formenton venderanno le loro quote alla Cir. Solo che nel novembre 1989 la famiglia Formenton cambia idea e vende a Berlusconi, che diventa azionista di maggioranza. Ne nasce il cosiddetto ”lodo”, cioè un arbitrato che - dopo molti passaggi - stabilisce che ha ragione la Cir. De Benedetti torna padrone ma la Fininvest, con i Formenton, impugna la sentenza. Il 14 gennaio 1991 la I sezione civile di Roma, presieduta da Arnaldo Valente, relatore Vittorio Metta, chiude la camera di consiglio. La sentenza, fatto insolito, viene resa pubblica solo il 24 gennaio, dieci giorni dopo, e dà ragione a Fininvest. Anche qui ci sono di mezzo Previti, Pacifico e Acampora, oltre al giudice Metta. Nel mondo dell’editoria è un terremoto che troverà fine solo con la mediazione politica di Andreotti e Ciarrapico (Repubblica, L’Espresso e i giornali locali Finegil a De Benedetti, Mondadori a Berlusconi). Per qualche anno è pace armata. Fino al 1995. Quando si viene a sapere che la procura di Milano sta ascoltando un superteste criptato sotto la lettera Omega. E che un giudice a Londra sta valutando se inviare ai colleghi di Milano una quantità di carte che raccontano vita morte e miracoli del conto All Iberian e degli altri che fanno capo alla Fininvest group b-very discreet. (7, continua)
2 febbraio 2010