Gianluca Paolucci, La Stampa 10/2/2010, pagina 9, 10 febbraio 2010
COSI’ GLI SPECULATORI TENGONO L’EURO SOTTO TIRO
Il presidente della Bce, Jean Claude Trichet, è tornato in anticipo dall’Australia per essere presente all’incontro di domani a Bruxelles. L’area dell’euro sotto attacco merita la massima attenzione, si commentava ieri negli uffici londinesi di una banca d’affari. Di certo, quello che avviene a Londra e New York preoccupa Trichet e i capi di Stato e di governo che si incontreranno giovedì nella capitale belga. L’indiziato principale è infatti uno strumento finanziario molto apprezzato nelle due capitali della finanza: si chiama Cds, Credit Default Swap, e dovrebbe - almeno in teoria - permettere di garantirsi contro i rischi di un emittente di titoli di debito. Esempio: la banca X compra obbligazioni emesse dallo Stato greco, e si «protegge» contro il suo eventuale default comprando Cds di quell’emittente, che mi pagano se le mie obbligazioni non verranno rimborsate. Il suo prezzo diventa dunque una misura molto precisa del rischio attribuito dal mercato ad uno Stato o ad una società. Più viene comprato, maggiore è il rischio. «Stiamo attenti, non sono in sé un male» - spiega un trader sull’obbligazionario. Quando dopo il fallimento di Lehman nessuno sul mercato sapeva più di chi fidarsi «proprio i Cds davano una misura dei rischi sicuramente più affidabile dei giudizi delle agenzie di rating». Ma con i Cds si può fare anche altro. «Se vuoi posizionarti ”corto” (ovvero se vuoi scommettere su un suo peggioramento o al limite sul suo default, ndr) su un dato emittente, basta comprare Cds». Se le condizioni del paese o della società peggioreranno, il prezzo dei Cds salirà - perché chi avrà titoli con intenti non speculativi si dovrà «assicurare» e chi avrà comprato per tempo farà lauti guadagni. E siccome denaro chiama denaro, si può anche comprare scommettendo su un ulteriore rialzo dei Cds. Un occhio agli andamenti chiarisce il quadro: i Cds sulla Grecia sono passati da 120 punti base in ottobre a 419 di ieri. E se gli analisti indicano le probabilità di un default greco come molto basse e intorno al 2%, guardando ai Cds si ottiene una probabilità del 29%, ovvero piuttosto elevata.
«In questi giorni abbiamo visto molto attivi sul debito greco molti hedge fund - spiega lo stesso trader - ma anche grandi banche, americane ma anche europee». Il paradosso lo spiega Angelo Drusiani, che per Albertini Syz segue il mercato obbligazionario. «Le banche aiutate dagli stati stanno mettendo in difficoltà quegli stessi stati».
I Cds, introdotti in maniera massiccia solo dal 2005, sono gli strumenti che danno maggiori soddisfazioni, perché più facilmente influenzabili dai movimenti degli operatori, ma non sono i soli. Ci sono ancora tutti gli strumenti classici, come il Forex - gli scambi sulle monete - e le piattaforme per il mercato dei titoli di Stato. Anche qui si possono avere belle soddisfazioni, in questi tempi di «grande volatilità». Se i meccanismo sono materia da esperti, i numeri rendono meglio l’idea. Ancora Drusiani: «I titoli di Stato spagnoli a dieci anni tra il primo febbraio e il 4 febbraio sono passati da 99,79 a 98,99, con un guadagno per chi ha venduto di 80 centesimi sul singolo titolo. Ora tenendo conto che una grande banca può movimentare con facilità un taglio da 100 milioni di euro sui bond governativi spagnoli, in soli tre giorni vendendo quei titoli allo scoperto avrebbe guadagnato 800 mila euro». Facile vero?
Gianluca Paolucci