ANDREA TARQUINI, la Repubblica 10/2/2010, 10 febbraio 2010
IRAN A UN PASSO DALLA BOMBA PRONTI I MISSILI PER LANCIARLA" - BERLINO
L’Iran è molto più avanti di quanto non si pensi sulla via della costruzione di un’arma atomica. Grazie alla collaborazione di uno scienziato reclutato nell’ex Unione Sovietica, lo stato maggiore segreto che, guidato dal generale dei pasdaran Mohsen Fakrizadeh, si dice lavori allo sviluppo della bomba, è in possesso delle tecnologie per costruire un’ogiva (o testata) nucleare miniaturizzata, cioè delle dimensioni di una palla per esercizi ginnici o medici, del diametro tra i 30 e i 35 centimetri. Quindi abbastanza piccola e leggera per essere montata su uno Shahab-3, il missile balistico ritenuto dalle potenze occidentali come il futuro vettore delle bombe atomiche di Teheran. Lo scrive l’autorevole Sueddeutsche Zeitung in un ampio reportage investigativo, secondo cui i servizi segreti tedeschi sarebbero riusciti a far trafugare le informazioni con documentazione e a passarle agli alleati e all’Aiea.
Quanto tempo serve ancora all’Iran, dunque, per avere missili operativi armati con una testata nucleare? «Forse 18 mesi, forse 24, forse tre anni, in fin dei conti è solo una scelta politica del leader spirituale Ali Khamenei», dicono esperti indipendenti citati dal quotidiano di Monaco, e spiegano: «Il fattore decisivo è che non esistono più difficoltà tecniche di fondo che possano impedire all’Iran di costruire la bomba». Sullo sfondo, l’annuncio che l’arricchimento dell’uranio è iniziato rende le notizie sulla testata ancora più allarmanti.
Possedere la tecnologia per costruire una testata atomica operativa e funzionante, e abbastanza piccola da essere montata sul ’naso’ del missile, è un progresso decisivo. Finora, si sapeva infatti che gli iraniani disponevano di piani per la costruzione di una bomba nucleare, forniti loro a quanto pare dallo scienziato pakistano Abdul Qadir Khan. Ma si tratta di progetti cinesi degli anni Sessanta, risalentia quando Mao Zedong volle la bomba. Erano cioè piani tecnici per una testata rudimentale, pesante e troppo grossa per un missile. Negli anni sessanta infatti la Cina, quando divenne potenza atomica, non aveva i missili come vettori, bensì solo lenti bombardieri, copie di vecchi Tupolev sovietici. Aerei subsonici, facilmente identificabili dai radar e abbattibili da moderni caccia. Ben diversa è la minaccia posta da un velocissimo missile balistico.
Dello scienziato ex sovietico, si conosce solo lo pseudonimo: Viktor Cerenkov. Avrebbe lavorato per le forze strategiche dell’Urss nel laboratorio segreto Celjabinsk-70. Dopo la fine dell’Unione era in difficoltà economiche, e un agente iraniano, il "dottor Shahmorradi", lo reclutò. Grazie al russo gli iraniani avrebbero costruito una testata munita di due moderni detonatori, denominati in gergo " exploding bridgewire detonators ". L’Iran disporrebbe anche di knowhow per costruire la testata secondo il principio dell’implosione. Per cui serve uranio arricchito come combustibile della fissione nucleare. E sarebbero molto, molto avanti anche nel progetto-costruzione del "veicolo di rientro", cioè l’ultima parte del missile, che dopo il lancio rientra nell’atmosfera con una precisa traiettoria balistica cadendo sul bersaglio prescelto.