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 2010  febbraio 05 Venerdì calendario

«MARCHIONNE MENTE ALCOA? SI NAZIONALIZZI»


CRISI. Per Susanna Camusso, Termini Imerese può essere salvata e sugli incentivi ha ragione l’a.d.. Ma la leader Cgil non vede la volontà reale di investire nel Paese, da parte di Fiat. Sull’azienda americana, la sindacalista vede nero se Roma non interviene.

Susanna Camusso è in partenza per la Sardegna proprio mentre dall’isola arrivano notizie allarmanti da Portovesme, dove nel pomeriggio sono scoppiati tafferugli tra operai e i dirigenti di Alcoa. Per oggi Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato uno sciopero generale in tutta l’isola e il segretario confederale della Cgil attacca: «il governo deve fare qualcosa di concreto, senza escludere alcuna ipotesi, anche quella di requisire lo stabilimento, di nazionalizzare la produzione, in tutto o in parte». Altrimenti «il rischio è enorme che la situazione sfugga di mano». E «sia chiaro», scandisce, «in questa drammatica vicenda, noi della Cgil saremo sempre in testa ai lavoratori». Oltre al malloppo di agenzie che l’hanno tenuta aggiornata anche sull’altra vertenza calda di questi giorni, Termini Imerese, Camusso si porta in Sardegna l’intervista alla Stampa dell’amministratore delegato Fiat, Sergio Marchionne. Al quale risponde punto per punto.
Camusso, lunedì prossimo i vertici di Alcoa decideranno se mantenere o meno gli impianti in Italia. Che previsioni fa?
Mi auguro che la decisione sia quella di mantenere aperti gli stabilimenti di Portovesme e Fusina. La situazione sta diventando insostenibile. E il governo non sembra averlo capito. Sta sbraitando al vento senza capire che qui servono proposte concrete, non minacce generiche. Il ritiro della fideiussione non basta: qui ci vuole un piano.
Cosa mai può fare il governo se gli americani decidono che l’energia lì costa troppo e che se ne vogliono andare?
Qui ci sono in ballo duemila persone con le loro famiglie che stanno per scoppiare. Non si può produrre altro, lì, se se ne vanno gli americani, si rischia la desertificazione. Il governo deve fare qualcosa di concreto, senza escludere alcuna ipotesi, anche quella di requisire lo stabilimento, di nazionalizzare la produzione, in tutto o in parte. E sia chiaro: in questa drammatica vicenda noi della Cgil saremo sempe in testa ai lavoratori.
A proposito di intervento statale: Sergio Marchionne ha chiesto al governo di decidersi, finalmente, sugli incentivi al settore auto. Soprattutto, ne ha parlato male. Ha detto che prima o poi vanno «eliminati» per «tornare a un mercato normale». Che ne pensa?
Sono d’accordo. Lo sosteniamo da tempo: gli incentivi drogano il mercato.
Ma quando funzionano possono salvaguardare molti posti di lavoro e non mi sembra che vi siate mai ribellati.
Però noi abbiamo sostenuto anche l’anno scorso - cosa che non è stata fatta - che gli incentivi vanno legati a impegni concreti sul versante occupazionale, sulla qualità delle progettazioni o su una vera prospettiva di ”svolta verde”. Il problema qui è duplice: d’un lato questa modalità micidiale del governo di tenerci appesi su ”incentivi sì, incentivi no”, il che contribuisce a far crollare gli ordini e ad aggravare il quadro. Dall’altro io penso che la Fiat ha bisogno soprattutto di investimenti, più che di incentivi.
Marchionne promette di riportare la produzione a 900mila auto nel 2012 dalle 650mila del 2009. Non è un impegno questo, assieme a quello di riportare qui le produzioni dalla Polonia?
Indubbiamente quest’ultimo lo è. Ma tornare a 900mila auto no. il numero delle macchine prodotte prima della crisi. Questo non è investire sul paese. Su questo, Marchionne mente.
L’amministratore delegato di Fiat ha anche detto che su Termini Imerese non si torna indietro: entro il 2011 chiuderà.
Noi la pensiamo diversamente. Del resto, fu lo stesso Marchionne a dirci due anni fa che era redditizia. Se ha cambiato opinione, vorrei sapere il perché.
Lo ha spiegato: perché «da troppi anni funziona in perdita».
Io so solo che Fiat ha fatto una serie di scelte sbagliate, come quella di imbarcare le auto che escono da Termini Imerese a Catania invece che lì e che queste scelte, adesso, le pagano i lavoratori. Se è vero, poi, che la Regione Sicilia non ha rispettato gli accordi di programma negli anni scorsi, dov’era la Fiat? Quello che trovo intollerabile è far passare l’idea che i lavoratori di Alcoa, come quelli di Termini Imerese, siano inefficienti e incompetenti.
Sembra che siano arrivate delle proposte alternative. Ad esempio dai cinesi o dal fondo Cape di Simone Cimino.
Ne ho abbastanza di raider che prendono gli incentivi e scappano...Se ci sono altre proposte concrete, bisognerà vedere i piani industriali e studiarli molto attentamente. Per ora, francamente, vedo poca sostanza. L’unica che potrebbe garantirebbe un futuro automobilistico a quell’area, è quella dei cinesi. Ma, ripeto, se mai si concretizzerà, andrà valutata attentamente.