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 2010  febbraio 10 Mercoledì calendario

DAntoni Carlo

• Siracusa 17 marzo 1954. Sacerdote. Parroco della chiesa di Bosco Minniti, nel febbraio 2010 fu arrestato (domiciliari) con l’accusa di aver aiutato gli immigrati a procurarsi falsi permessi di soggiorno (associazione a delinquere) • « Certificati di ospitalità firmati in bianco da parte di un “prete di frontiera” [...] che, permettevano poi di avviare l’iter per il rilascio del permesso di soggiorno anche a extracomunitari illegalmente in Italia. Questa l’accusa [...] Dalle indagini non emerge che padre Carlo abbia preso dei soldi, ma firmando in bianco i documenti, anche soltanto “per carità cristiana”, avrebbe commesso il reato di falso. [...]» (“la Repubblica” 10/2/2010) • «[...] Da anni “Bosco Minniti” e il suo parroco [...] sono un punto di riferimento per l’assistenza agli immigrati che spesso mangiano e dormono all’interno della stessa chiesa. E invece i magistrati [...] raccontano una storia diversa, secondo la quale la chiesa sarebbe “la base operativa di un’associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento degli immigrati” che per ottenere le false certificazioni pagavano da 1.500 a 5 mila euro. [...] Stando all’inchiesta coordinata dalla direzione antimafia di Catania c’erano dei referenti per le varie etnie che “procacciavano i clienti tra gli immigrati irregolari”. Quindi gli operatori di Bosco Minniti mettevano a punto le false attestazioni, cioè dichiaravano che gli immigrati avevano il loro domicilio nella parrocchia. Il primo passo per accedere all’iter per l’asilo politico. “Gli immigrati — dicono i pm — esistevano solo sulla carta”. Tra le persone regolarizzate in questo modo anche diverse ragazze nigeriane poi avviate alla prostituzione in Campania. Ad indirizzarle a Siracusa spesso erano gli stessi sfruttatori [...] “La certificazione del posto in cui risiedevano — spiega il procuratore Enzo D’Agata — era un passaggio fondamentale per ottenere il permesso di soggiorno ma le persone fisicamente non c’erano. E questo non una o due volte ma in centinaia di casi. Una procedura non certo lecita né finalizzata a scopi umanitari. E don Carlo non poteva non sapere”. Agli atti dell’inchiesta ci sono diverse intercettazioni telefoniche “che dimostrano che quella ormai era routine”. Secondo D’Agata “dopo la falsa attestazione c’era poi chi si preoccupava di inventare una storia lacrimevole, si adombravano possibili persecuzioni da cui la necessità dell’asilo politico”. Sconcerto e incredulità tra fedeli e i volontari di Bosco Minniti, che [...] si sono simbolicamente stretti attorno a don Carlo. “Arrestateci tutti”, “le opere buone fanno sempre questa fine” dicono in molti. Solidali anche varie sigle tra cui anche Amnesty International, Arci, Emergency, Libera e Legambiente. “Da anni Padre Carlo e la sua comunità svolgono un ruolo fondamentale nell’accoglienza degli immigrati con ammirevole impegno e disinteressata dedizione, rappresentando per tutto il mondo del volontariato un sicuro e determinante punto di riferimento”» (Alfio Sciacca, “Corriere della Sera” 10/2/2010) • «[...] Don Carlo era preoccupato dopo tanti anni ad assistere gli immigrati e prima ancora ex detenuti e tossicodipendenti. “Per ogni uomo di colore che entra nella mia chiesa — ripeteva — perdo un parrocchiano”. E di parrocchiani ne ha perduti tanti in oltre dieci anni a spalancare le porte della chiesa tanto da trasformarla in refettorio e dormitorio. A pranzo si apparecchia sull’altare e la sera si sistemano le panche per creare giacigli di fortuna. “Le porte della mia chiesa sono aperte sulla strada” era il suo vangelo. Un “pretaccio” che non badava tanto alle formalità pur di raggiungere i risultati. “Pensare a sfruttamento per soldi è assurdo— dicono i suoi volontari— ma se facevamo la colletta per pagare le bollette?”. Molti lo ritengono “un vero missionario” ma nel quartiere c’era anche tanta ostilità per quei neri sempre in giro. Era stato più volte nelle tende dove dormono gli sfruttati di Cassibile ed aveva subito anche tanti avvertimenti e minacce. “Dava fastidio a molti — spiega il volontario Massimiliano Perna — da tempo cercano di distruggerlo anche con le calunnie. Ha tanti nemici anche tra la polizia. Ecco perché dopo l’arresto ha detto: me l’aspettavo”» (A. Sc., “Corriere della Sera” 10/2/2010).