10 febbraio 2010
Domenico Trichilo, 79 anni. Di Torino, alto, robusto, capelli bianchi, una vita da manovale nell’edilizia, vedovo da un anno, padre di Paola e Massimo, la mattina di giovedì scorso andò in banca per ritirare 900 euro di pensione e subito dopo si avviò verso casa senza accorgersi che due giovani balordi rumeni, Daniel Costin e Alexandra Mimi Scutari, lo seguivano passo passo
Domenico Trichilo, 79 anni. Di Torino, alto, robusto, capelli bianchi, una vita da manovale nell’edilizia, vedovo da un anno, padre di Paola e Massimo, la mattina di giovedì scorso andò in banca per ritirare 900 euro di pensione e subito dopo si avviò verso casa senza accorgersi che due giovani balordi rumeni, Daniel Costin e Alexandra Mimi Scutari, lo seguivano passo passo. Quando entrò nell’androne del suo palazzo la Scutari rimase fuori a fare il palo, mentre il Costin, la mano armata da un tirapugni di ferro, gli andò appresso e lo colpì in faccia con una forza tale da farlo volare all’indietro, mandandolo a battere la testa contro il pavimento. Quindi gli frugò nelle tasche, prese i soldi, e lo lasciò in terra in una pozza di sangue (il Trichilo morì in ospedale dopo tre giorni d’agonia). Alle 10 di giovedì 14 febbraio nell’androne di un palazzo in via Daun, a pochi metri dai giardinetti di via Vibò dove sabato 30 gennaio era stato accoltellato da due fratelli rumeni il connazionale quindicenne Giorgio Munteanu, colpevole di non avere una sigaretta da offrirgli.