VALERIO MAGRELLI, la Repubblica 9/2/2010, 9 febbraio 2010
L’ARTE DI COPIARE DAI PLAGI ALLE COVER, L’ORIGINALIT AL TEMPO DEL WEB
In un libro uscito anni fa da Einaudi, L’autore e i suoi doppi, Abdelfattah Kilito, arabo di nascita ma francese di formazione, riportò la domanda che un giorno, da studente, rivolse al professore: «Quando si legge un libro, bisogna ricordare, oltre alla storia, anche il nome dell’autore? In fondo, una storia assomiglia a una storia, come l’acqua all’acqua: qualunque sia il rubinetto che si apre, è sempre lo stesso liquido che scorre».
Questa battuta riassume bene il tema del rapporto fra originalità e tradizione, creatività e imitazione, indagato da Antoine Compagnon e Michael Riffaterre, Harold Bloom e Gerard Génette. Numerosi studiosi si sono interessati alle nozioni di citazione, prestito, anonimato, plagio, travestimento, allusione e pastiches.
Tuttavia, al di là degli aspetti teorici, questi argomenti tornano oggi attuali per una serie di avvenimenti.
Il primo è rappresentato dalle polemiche per una serie di plagi, dichiarati o presunti, di cui quello della ragazzina prodigio tedesca Hegemann, è solo l’ultimo esempio. C’è stato infatti il preteso plagio di cui è stato fatto oggetto Erri De Luca per il suo ultimo libro, Il peso della farfalla.
«Avrebbe analogie con La forza della natura di Luisa Mandrino», è stato scritto sul web. Difficile pensare che un narratore tanto particolare e idiosincratico sia andato consapevolmente ad attingere altrove. Eppure resta aperta una sorta di caccia alla fonte nascosta, caccia che sembra appassionare più ancora del racconto. Dietro tale atteggiamento si nasconde quel mito dell’autore, anzi dell’autorialità, che affonda le sue radici nella stagione romantica. Ma il concetto di intertestualità elaborato da Julia Kristeva ha da tempo mostrato come le opere vivano di un’esistenza sotterranea fatta di scambi, metamorfosi, contagi. In tale prospettiva va segnalato il convegno Letteratura rinnovabile, allestito alla Triennale di Milano il 28 novembre scorso da Marcos y Marcos, un editore che annovera nel suo catalogo diversi libri "ispirati" a modelli famosi. Lo si vede nella fantasatira di Jasper Fforde (con il Caso Jane Eyre, dalla Brontë, e C’è del marcio, da Shakespeare). Logico che, con questi presupposti, l’incontro culminasse in un torneo letterario sul tema del riciclo culturale. Con il nome di "BookJockey Day" è stato persino lanciato un festival itinerante.
E veniamo allora all’idea di "cover", relativa alla consuetudine di reinterpretare il brano di un altro compositore. Fra i più noti esempi, basti citare Luigi Tenco (il primo cantautore italiano a interpretare il Disertore di Boris Vian, ripreso poi da Ornella Vanoni, Gino Paoli e Ivano Fossati), i Negramaro, con Meraviglioso di Domenico Modugno, o Vinicio Capossela, con La città vecchia di Fabrizio De Andrè.
Trasposto dalla musica alla letteratura, questo tipo di praticaè ormai ampiamente diffuso, specie nel mondo anglosassone. Tra i più celebri artefici di riscritture si pone Emma Tennant, che già 15 anni fa scrisse un sequel di Orgoglio e pregiudizio, come pure versioni "al femminile" di Goethe, Defoe e Stevenson ( Lo strano caso della Signora Jeckyll e della signora Hyde, La Tartaruga). Ecco poi un altro Orgoglio e pregiudizio, con la doppia firma di Jane Austen e Seth Grahame Smith (editrice Nord), mentre Pamela Aidan darà alle stampe una trilogia in cui ripropone lo stesso libro per le edizioni Tea, ma dal punto di vista di un personaggio maschile, lo scapolo Fitzwilliam Darcy. Da segnalare infine, ancora per Tea, prequel e sequel, sempre da Jane Austen, a firma Carrie Bahris e Stephanie Barron.
Per tornare in Italia, qualcosa del genere ha realizzato Paolo Nori, il quale, proprio in occasione del "BookJockey day", ha riambientato l’inizio di Anna Karenina all’interno di un istituto tecnico-commerciale. Il senso di tanti interventi, insomma, è chiaro: accettare la reinterpretazione anche in letteratura.
Se in musica le cover band si sfidano nei cover festival, se al cinema appassionano i remake, perché ostinarsi a pretendere nei libri l’originalità a tutti i costi? Da qui la parola d’ordine di Marcos y Marcos: «La letteratura è energia pulita, dunque anche rinnovabile, purché si dichiari la fonte». Che cover, mix e re-mix letterari possano dar vita a nuovi testi, è comunque una convinzione già assodata in ambito critico. Si pensi al dibattito nato una decina d’anni fa intorno a un saggio di Pierre Bayard dal titolo Come migliorare le opere fallite. Bayard si occupa di classici quali Ronsard, Corneille, Molière o Voltaire, ciononostante l’assunto non cambia, come dimostrò l’animata discussione in rete promossa da Marc Escola intorno alla "teoria dei possibili letterari". Con quest’ultimo indizio ci avviciniamo alle ipotesi di Slavoj Zizek ( L’epidemia dell’immaginario, Meltemi), secondo il quale l’uso del computer, aprendo ogni testo a una indefinita virtualità, consentirebbe il proliferare di possibili pratiche accrescitive dell’originale. Ciò vale per la produzione letteraria come per i serial televisivi. Un gruppo di hacker californiani, per esempio, ha manipolato al computer diverse puntate di Star Trek, aggiungendo al racconto "ufficiale" alcune scene pornografiche. Commenta Zizek: «Perché non dovremmo iniziare a produrre riscritture di capolavori classici ai quali aggiungere, senza cambiare il contenuto esplicito, dettagliate descrizioni riguardanti attività sessuali, sotterranee relazioni di potere, e così via, o semplicemente perché non dovremmo ri-raccontare la storia da un’altra prospettiva, come ha fatto Tom Stoppard nella sua riscrittura dell’ Amleto dal punto di vista di due personaggi marginali ( Ronsekrantz e Guidenstern sono morti )? [...] Non sarebbe illuminante anche riscrivere dei classici testi d’amore dal punto di vista femminista?». Forse aveva ragione Paul Valéry, nel dire che l’autore, nei confronti del testo, non ha più diritti di un lettore qualunque. Certo, però, non aveva mai pensato che quel lettore, un giorno, avrebbe impugnato la penna per proseguire l’opera a modo suo.