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 2010  febbraio 09 Martedì calendario

«I MAESTRI ELEMENTARI VIVONO IN MISERIA». SEMBRA OGGI, MA E’ IL 1859

Una fortuna. Un privilegio. Un dovere. Un diritto. Ne ha fatta di strada, dall’Unità a oggi, la scuola italiana. Attraversando governi e riforme, guerre e rivoluzioni. L’ha fatta percorrendo un sentiero tortuoso, tante volte vilipesa, strumentalizzata, ma sempre pronta a rialzarsi e a continuare. Nicola D’Amico ha voluto raccontare questo viaggio, non ancora concluso. Parlando di maestri e di allievi, di innovatori e contestatori. In un volume che è al tempo stesso cronaca, enciclopedia, saggio di politica e sociologia. Si chiama Storia e storie della scuola italiana. Dalle origini ai giorni nostri (Zanichelli, pp. 800, 59).
L’Italia raccontata attraverso la scuola, dall’antichità greco-romana alla riforma Gelmini. Un libro nuovo. Che affronta coraggiosamente leggi e circolari (a migliaia, e tutte con il loro numero), ma non scade mai nel nozionismo. Che si sofferma sui grandi nomi della pedagogia italiana ma non trascura i personaggi minori. Che racconta i fatti con sicurezza, mettendoli in ordine cronologico e, se necessario, raggruppandoli per materia. Un’opera «monumentale» – come la definisce, nella prefazione, Giuseppe Tognon, ordinario all’Università Lumsa di Roma – ma che non perde il gusto del racconto, dell’aneddoto, del ritratto.
Maestri eministri. Maria Montessori, don Lorenzo Milani, Benito Mussolini che insegnò francese a Oneglia. E Michele Coppino, Giovanni Gentile, Franca Falcucci, la prima donna a capo della scuola italiana. Con loro, insegnanti di paese, direttori, professorini. Di capitolo in capitolo, Nicola D’Amico analizza conquiste e sconfitte di questa combattiva classe docente, ne rivela teorie e convinzioni politiche, sogni e speranze. Senza dimenticare stipendi, carriera, scatti di anzianità, pensioni. Non sembrano cambiate molto, in fondo, le cose. Basti pensare che Mauro Macchi nel 1859 scriveva: «I maestri elementari sono lasciati poco meno che nella miseria».
Tante figure eroiche in un sistema in affanno, da sempre indietro rispetto alle classifiche internazionali (un esempio: nel 1874 in Italia la popolazione analfabeta raggiungeva il 48 per cento contro l’uno per cento di Svezia, Norvegia e Danimarca e il 2 della Svizzera), alle prese con riforme contestate, abortite, mal volute (non manca mai il paragrafo dedicato al «fuoco amico»). Le ombre: la propaganda fascista, le leggi razziali, le classi differenziali. Poi, di colpo, le luci: la scuola disegnata dalla Costituente, la rivoluzione della media unica. E via via fino alla contestazione del 1968, alla svolta dei decreti delegati, all’integrazione degli alunni disabili.
Una carrellata senza respiro. Che insegna a leggere la nostra società attraverso l’accesso all’istruzione e svela episodi dimenticati e incredibili. Come quello di Italia Donati, la «maestra onestissima» di fine Ottocento che, vittima di stalking ante litteram da parte del sindaco del paese (nella campagna pistoiese), si suicidò e dispose che sul suo corpo fosse eseguita l’autopsia per dimostrare la propria verginità.
Una storia di storie, appunto. Scritta da un autore appassionato della materia, che ama la scuola e ne conosce limiti e potenzialità (è stato uno dei più autorevoli commentatori di politica scolastica), virtù e riti. Che fa entrare il lettore – chiunque esso sia, dallo studente universitario, al docente, al pedagogista, al semplice appassionato – in un mondo vivo e vivace. Raccontato con l’onestà del cronista. E quasi mai giudicato.
Annachiara Sacchi