Micaela Cappellini, Il Sole-24 Ore 9/2/2010;, 9 febbraio 2010
DAL SUCRE ALL’AFRO, LA MONETA CHE NON C’
Si chiama sucre, ma lo zucchero non c’entra niente. Il suo valore? 1,25 dollari. La sua prima volta? Il pagamento di un carico di riso venezuelano destinato al mercato di Cuba. In pochi se ne sono accorti, ma da una settimana a questa parte sul paniere mondiale delle moneteè spuntato un fiocco azzurro.
Qualcuno,in realtà, se n’è accorto anche troppo. Su un forum online dedicato agli habitué delle vacanze a Cuba c’è chi domanda ai colleghi di scampagnata: per le Playas del Este, mi conviene di più cambiare gli euro in pesos convertibili o in sucre?
L’anche troppo è d’obbligo, per una semplice ragione.
Perché il sucre è una valuta virtuale. Una moneta che ancora non c’è e che,secondo molti,mai ci sarà. entrata in vigore fra i paesi dell’Alba, l’Alleanza bolivariana delle Americhe: Venezuela, Cuba, Bolivia, Ecuador, Nicaragua, Hondurase poi Dominica, Antigua, Barbuda, San Vicente e le Grenadine.
Rappresenta un meccanismo di compensazione dell’interscambio regionale.
Una valuta con cui si calcolanoi valori di scambio tra prodotti.
Gli esperti si interrogano sulla reale portata di una moneta che lega tra loro degli stati con un così basso livello di interscambio commerciale. Il blocco Alba, ad esempio, rappresenta solo il 3% delle esportazioni dell’Ecuador, che per la maggior parte vanno verso Stati Uniti ed Europa. Ma per il presidente del Venezuela Hugo Chavez, grande artefice dell’operazione-nonché suo maggior sostenitore a colpi di forniture petrolifere scontate ai vicini - il sucre è il primo passo per la caduta del dollaro.
In effetti la debolezza del biglietto verde, che ritorna ciclicamente negli anni, è tra le ragioni addotte da tutte le aree del mondo che ci hanno provato e ancora ci provano, a creare un’unione monetaria.Per un euro che ce l’ha fatta,ci sono file di monete che (forse) mai vedranno la luce. C’è il khaleeji,
per esempio. In arabo vuol dire «del Golfo»: nel 2020 potrebbe diventare la moneta unica di Arabia Saudita, Kuwait, Qatare Bahrein. I paesi del Consiglio della Cooperazione del Golfo hanno cominciato a parlare di unione monetaria nel 2001, dicendo che avrebbero impiegato dieci annia realizzarla. Siamo nel 2010, e all’ultimo summit del gruppo la scadenza è slittata di altri dieci.
Dell’operazione avrebbero dovuto far parte anche Emirati arabi uniti e Oman, ma i due paesi si sono sganciati il marzo scorso,offesi dall’idea che la banca centrale dell’unione avrebbe avuto sede a Riad.
Dal panorama dell’attualitàè scomparso, ma qualche tempo fa si sentiva parlare dell’amero ,una non meglio specificata moneta che avrebbe dovuto unire Stati Uniti, Canada e Messico, la cui storia è avvolta nella leggenda.
Ma se c’è un’area col primato delle monete virtuali, questaè l’Africa. Prima l’ afro, obbiettivo dell’Unione Africana-53 statigià quando nacque nel 1963. Poi l’eco,che la Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Ecowas) sostiene di mettere in circolazione nel 2015. E poi c’è la Sadc, la Comunità per lo sviluppo dell’Africa del Sud, dove il traguardo è fissato al 2016.
Meno fitte sembrano le nebbie intornoall’acu .Nel nome evoca l’Ecu, l’antesignano dell’euro,ma la"a" sta per Asian.
E infatti è l’ipotetica valuta dell’ipotetica Unione monetaria asiatica, di cui si cominciòa parlare all’indomani della crisi delle tigri del 1997. A fine 2008, gli esperti della Deutsche Bank parlavano ancora di almeno una ventina d’anni per vederlo in circolazione.
Quello della valuta unica per l’Asia è un tema ritornato prepotentemente all’ordine del giorno, anche grazie all’area di libero scambio fra la Cina ei dieci paesi dell’Asean in vigore dal1?gennaio. Conuna differenza, però: la moneta unica potrebbe non essere virtuale, ma chiamarsi renminbi e prendere il posto del dollaro. Le monete vanno e vengono.In fondo,c’è già stato un tempo in cui il biglietto verde contava poco, e la sterlina era il centro del mondo.